Quando il pedigree vale solo per gli altri: le amnesie del senatore Ruspandini

Ci tiene a dire che è duro e puro. Un uomo di destra integerrimo, con la schiena dritta, che non scende mai a compromessi, perché la sua fede politica glielo impone. Stiamo parlando di Massimo Ruspandini, il “camerata” di Ceccano, o forse sarebbe meglio dire il cavaliere templare (capace anche di bruciare in piazza i libri, modello Santa Inquisizione) e che strenuamente difende il suo sacro Graal,  alias una candidatura al Parlamento o al Consiglio regionale. Per lui, se si vuole entrare nella grande fratellanza, è importante possedere il giusto pedigree.  Anche se nel suo ‘certificato genealogico’ c’è il Pci: il padre e lo zio sono stati importanti esponenti Comunisti (c’è chi racconta che si sono battuti contro i padroni del vapore per difendere le famiglie degli operai) in quella città che lo stesso senatore ha sempre definito la Stalingrado del sud.

Ruspandini, in una telefonata dai toni accesi, solo da parte sua, avuta con l’assessore Pasquale Cirillo, suo compagno di partito al quale rimproverava proprio il fatto di non avere la purezza della razza di destra, riportata da Repubblica, rimarca proprio questo concetto: Fdi è solo per chi è veramente di destra. Peccato, però, che sembra  soffrire della sindrome dello smemorato di Collegno, perché in questi anni ha imbarcato gente che con la storia della Destra sociale c’entra poco o nulla, o che ha fatto il patto con il diavolo, ovvero la sinistra tanto combattuta dal senatore, per ottenere una poltrona. La carrellata di questi personaggi non può non cominciare dal portavoce cittadino Fabio Tagliaferri. Nel suo cursus honorum lo abbiamo trovato al fianco di Domenico Marzi ,(sindaco comunista di Frosinone) nella sua seconda consiliatura; candidato in varie liste civiche, nell’Udc, e anche presidente dell’Ucid (non proprio una costola della destra sociale). Che dire, uno che la destra ce l’ha nel sangue. In fatto di atteggiamento ondivago non gli è da meno Daniele Maura, un pretoriano del cavaliere templare di Ceccano. Qualche giorno fa mostrava una foto in cui erano ritratti lui e Ruspandini con una didascalia formidabile:  “Io sono questo, appartengo a quella generazione che ha combattuto il comunismo”. Peccato, però, che Maura, che giusto per dovere di cronaca ricordiamo aver perso rovinosamente le elezioni a Giuliano di Roma, dove si era presentato a sindaco, 16,88% contro l’83,12% di Adriano Lampazzi, per due anni è stato presidente del Consiglio provinciale grazie a un patto di sangue con il Pd che governa proprio l’ente di piazza Gramsci. Dopotutto, per una poltrona chi non sacrificherebbe la propria dignità politica e personale? Il capolavoro di trasformismo è quello di Lucio Fiordalisio, sindaco di Patrica, una vita nei Dem, oggi in Fdi. Ma lui è il cugino carnale di Ruspandini e, si sa, la “famiglia” è famiglia come nelle migliori tradizioni del sud Italia, per cui la parentela cancella ogni onta del passato. Secondo i rumors, in Fdi starebbe per entrare Marco Ferrara, consigliere attuale della Lista per Frosinone di Antonio Scaccia, salito agli onori delle cronache per aver condiviso sul proprio profilo Facebook una foto del cancello del campo di concentramento di Auschwitz con la famigerata scritta “Arbeit macht frei” reinterpretata in “Il vaccino rende liberi”. Un senso civico da chapeau. Chissà cosa ne penserà Giorgia Meloni… Ma questi sono solo alcuni esempi che stanno ad evidenziare il pedigree ad orologeria che professa il senatore Ruspandini.

Gianluca Trento

Giornalista dei quotidiani online "LaProvinciaQuotidiano.it" e "TuNews24.it" e del settimanale cartaceo "Tu News". In passato è stato anche Direttore Editoriale de "La Provincia", Direttore Responsabile del quotidiano "Ciociaria Oggi", Condirettore de "Il quotidiano della Ciociaria", giornalista di "Paese Sera", del settimanale "L’Inchiesta" e del quotidiano online "Il Corriere della Provincia".

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