Covid: come ha inciso sul disagio psicologico. Ne parla il dottor Maciocia della Asl

A un anno dall’identificazione del primo paziente Covid in Italia, l’emergenza sanitaria, con il suo bagaglio di ansie, timori, impatti emotivi, ha messo in evidenza la necessità di interventi psicologici su personale sanitario, familiari di pazienti ricoverati, cittadini. Le ricerche rilevano che quarantena e isolamento possono favorire l’insorgenza di manifestazioni di disagio psicologico e alterazioni psicopatologiche derivanti da distanziamento, esaurimento di risorse personali, difficoltà di comunicazione, deprivazione relazionale, affettiva e ambientale.

Anche il Servizio di Psicologia della ASL di Frosinone si è attivato per le consulenze telefoniche per i cittadini,  interventi terapeutici online, supporto psicologico per familiari di pazienti in Terapia Intensiva, e gruppi di condivisione per il sostegno al personale sanitario. Molte le segnalazioni arrivate dai reparti COVID per il supporto psicologico di parenti di pazienti deceduti. Ma anche richieste arrivate via telefono, dopo l’annuncio dell’attivazione del servizio nella pagina Facebook della Asl.

Parola all’esperto

“C’è un grande bisogno. Da quando abbiamo attivato il servizio sono già più di 50 le persone che si sono rivolte a noi – commenta il dottor Lucio Maciocia –  e molte di loro hanno chiesto un supporto individuale”.

Il dottor Maciocia, che lavora in team con la dottoressa Patrizia Monti,  ravvisa un segnale di ulteriore difficoltà poiché si assiste ad un vero proprio fenomeno di stigma sociale.

“Nella prima ondata abbiamo vissuto un dramma collettivo, c’era molta partecipazione da parte delle persone, molta solidarietà – afferma lo psicoterapeuta – nella seconda ondata, quando è aumentato il  numero di cluster familiari, il dramma è diventato familiare: è aumentato il senso di solitudine, della paura e addirittura della negazione”.

La tecnica del defusing

Nell’intervento con i gruppi di personale sanitario, invece, si adotta la tecnica del defusing, vale a dire incontri di piccolo gruppo di breve durata, 20-30 minuti al massimo, finalizzati a disinnescare l’emotività e l’angoscia derivati dall’operare in situazione di forte stress e con pazienti molto impegnativi, in condizioni di rischio.

L’intervento è indirizzato, soprattutto verso gli operatori sanitari impegnati nell’Ospedale Spaziani nell’intervento con pazienti affetti da COVID 19.  Tale condizione, essendo ad elevato impatto emotivo, può generare realistiche preoccupazioni nell’immediato nonché proiettate nel futuro, per sé  e i propri familiari.

REDAZIONE LaProvinciaQuotidiano.it

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