Anagni, telecomunicazioni: evasione fiscale per 50 milioni di euro. Denunciate 8 persone

In questo periodo di piena emergenza sanitaria con evidenti risvolti di carattere sociale, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Frosinone ha concluso una complessa operazione di polizia giudiziaria ed economico-finanziaria nei confronti di un gruppo di aziende che ha portato alla luce un’evasione fiscale da oltre 50 milioni di euro, con conseguente denuncia di 8 persone, di cui un professionista.

In particolare, i Finanzieri della Tenenza di Anagni hanno individuato sei società operanti nel settore delle comunicazioni telefoniche, nazionali ed internazionali, con sede nell’hinterland della città dei Papi e nella Capitale, risultate sin da subito connotate da un elevato tasso di pericolosità fiscale.

L’operazione nel dettaglio

Nel dettaglio, dai preliminari accertamenti eseguiti emergeva che alcune delle aziende investigate avevano omesso di presentare le prescritte dichiarazioni dei redditi, pur operando con regolarità nell’esercizio della loro attività di impresa, situazione che determinava l’avvio di verifiche fiscali nel corso delle quali alcune delle aziende controllate omettevano di esibire, in tutto ovvero in parte, le scritture contabili.

guardia di finanza anagni

Tenuto conto del complessivo quadro di irregolarità emerso, veniva richiesta alla competente A.G. – già interessate per le rilevate violazioni di natura penale – l’autorizzazione all’espletamento di accertamenti bancari nei confronti delle società e delle persone alle medesime riconducibili, finalizzati alla ricostruzione del reale volume di affari realizzato negli anni oggetto di controllo.

Gli accertamenti

L’esame dei conti bancari intestati ovvero riconducibili alle società e ai relativi legali rappresentanti, unitamente alle risultanze di specifici controlli eseguiti nei confronti delle società clienti e fornitrici di quelle in verifica consentiva, innanzitutto, di portare alla luce una frode all’I.V.A., comunemente nota come ‘frode carosello’, con l’aggravante della transnazionalità, realizzata attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture relative ad operazioni inesistenti per un ammontare di oltre 57 milioni di euro e l’interposizione nei rapporti commerciali di società “cartiere”, aventi l’unico fine di produrre fatture false in quanto relative ad operazioni che in realtà non erano state effettuate.

Inoltre, le operazioni di verifica consentivano di ricostruire il reale volume di affari delle società verificate, nonché di quantificare la base imponibile sottratta a tassazione per 33 milioni di euro, di cui 14 derivanti da profitti illeciti, ed un’evasione all’I.V.A. per circa 17 milioni di euro.

Grazie alla frode fiscale realizzata e al conseguente risparmio, in termini di omesso versamento delle imposte dovute, le società verificate riuscivano a praticare un prezzo di vendita nettamente più basso rispetto a quello praticato dagli altri operatori del settore che,  invece, operavano nella legalità, alterando in tal modo il corretto andamento del mercato dei prezzi.

Nel corso delle attività d’indagine, inoltre, è stato accertato il riciclaggio di somme di denaro provenienti dalle condotte criminose per circa 700 mila euro: taluni soggetti coinvolti nel meccanismo criminoso ed estranei ai reati di natura fiscale contestati, infatti, attraverso svariati prelievi di contante e mediante emissione di vaglia circolari incassavano i proventi derivanti dall’attività illecita.

Redazione

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