Cannule, cateteri e ausili tecnici per disabili, la Regione Lazio fa scempio dell’assistenza protesica: il dissenso del comparto
“Alla luce di quanto pubblicato dalla Centrale Acquisti della Regione Lazio relativamente alle 2 GARE di settore: Gara a procedura aperta di Cannule e Cateteri e “Gara a procedura aperta di Ausili Tecnici Standard, il Comparto dell’Ortoprotesica è costretto a gridare il più forte e totale dissenso nei confronti di tali iniziative, sia per le modalità che per il merito”. Lo evidenziano Michele Clementi (Assortopedia), Alessandro Cerro (Federlazio), Marco Laineri Milazzo ( Fioto Lazio)
Gli interventi
“Molte cose infatti ci sfuggono, nonostante la nostra buona volontà di capire: non riusciamo a comprendere come sia possibile bandire 2 gare di grande complessità per un valore di quasi CENTO milioni d’euro, che coinvolgono 1500 operatori del settore, più di 200 produttori e la quasi totalità delle persone con disabilità della Regione Lazio, lasciando solo 18 giorni lavorativi per poter rispondere. Ricordiamo solo che sono stati impiegati 3 anni per redigerle!!!”.
“Non riusciamo a comprendere come sia possibile che in un momento di profonda crisi economica, nel nostro settore meno 30% del fatturato, possano essere bandite gare che tolgono risorse economiche e occupazionali alle aziende del Lazio per dirottarle in altre parti. Non riusciamo a comprendere come sia possibile pubblicare due bandi di settore, in cui si parla di presidi ortoprotesici, di servizi associati, di quote remunerative per la distribuzione, senza prima averne parlato con gli attori del sistema”.
“Non riusciamo a comprendere soprattutto quale sia il servizio di erogazione e di assistenza protesica inteso nei bandi. Come sia possibile pensare di caricare sulle strutture territoriali delle ASL un lavoro che va dall’accoglienza dei pazienti, alla verifica delle necessità, all’individuazione dell’ausilio, al flusso documentale e amministrativo in un Sistema Sanitario Regionale privo di personale e delle capacità tecniche necessarie. Rivendichiamo con orgoglio il ruolo di supporto alle ASL e ai disabili che le nostre officine ortopediche hanno svolto in questo difficilissimo anno e che, facendo da tramite tra gli utenti e gli uffici protesici, hanno aiutato a limitare i rischi di contagio, senza mai interrompere i servizi forniti. Portiamo a riconoscimento di questo lavoro il protocollo siglato dalle nostre associazioni con la ASL ROMA 2, la più grande d’Italia, per l’ottimizzazione delle procedure amministrative e la limitazione degli spostamenti dei pazienti verso i loro uffici”.
“Non riusciamo a comprendere come sia possibile che nella riunione tenutasi a settembre scorso con i funzionare addetti, ci si lasci dandosi appuntamento per un incontro sulle specifiche tematiche prima di nuovi bandi e poi escano due gare di tale portata senza alcun contraddittorio”.
“Crediamo invece di aver ben compreso come le modalità d’indizione di queste gare siano il frutto malato di una visione burocratica e distorta della collocazione sociale delle persone (disabili e non, visti sempre più come oggetti e non soggetti), del disinteresse e del non sapere:
1°) Non sapere infatti che “ erogare” non è solo fornire o adattare o costruire un ausilio, ma anche garantire tutta l’assistenza necessaria affinché le persone possano individuare il dispositivo “personale” più rispondente alle proprie esigenze e trarne il maggior beneficio possibile. Tutto questo in un percorso ideale protratto nel tempo: perché le condizioni morfologiche possono mutare e anche la modifica del dispositivo che sembra più banale, richiede lo studio di nuove soluzioni.
2°) Non sapere il perché le persone necessitino di un determinato ausilio; perché un dispositivo non ne valga un altro per quanto similare; perché se esistono tante marche, tanti modelli e molteplicità di accessori e aggiustamenti è solo perché i problemi tecnici e clinici da affrontare sono innumerevoli e mai identici tra loro come ogni disabilità è diversa da un’altra.
3°) Non voler sapere che la professionalità, l’esperienza, la tecnologia e il denaro messo a disposizione per supportare una disabilità (o la salute in genere), non sono una spesa ma un investimento sociale sulla qualità della vita di tutti.
4°) Non voler sapere, e questo è l’aspetto peggiore, che le tematiche affrontate con gli argomenti delle gare indette si rivolgono e impattano su persone reali, siano essi disabili od operatori, che hanno un nome e un cognome, delle famiglie, delle vite che potrebbero essere rese migliori. Non sono “parassiti” che consumano risorse ma cittadini a pieno titolo, che molto possono dare e a cui va riconosciuto il diritto di operare e vivere degnamente.
“Abbiamo volutamente tralasciato gli aspetti di merito di quanto in oggetto, perché troppo tecnici e quindi bisognosi di un ampio e attento approfondimento. Per quanto detto, come operatori del comparto, professionisti sanitari, come persone e come cittadini contesteremo, impugneremo e manifesteremo con tutte le nostre forze contro le iniziative di gara intraprese dalla Regione”.