Edilizia, cala la massa salari: Massaro (Ance) invita i parlamentari a chiedere la proroga del superbonus

I dati della Cassa Edile di Frosinone aggiornati al mese di ottobre 2020, fanno registrare un calo della massa salari superiore al 13%. In pratica oltre 7,6 milioni di euro in meno rispetto all’anno finanziario precedente. Il numero delle imprese attive decresce e si contano 34 aziende in meno. I lavoratori iscritti sono 126 in meno, mentre si registra un flessione negativa di oltre 700.000 ore lavorate”. Una fotografia davvero impietosa, quella scattata dall’Ance Frosinone, e resa nota nel corso di una conferenza stampa telematica, servita per analizzare il settore dell’ediliza per quel che concerne gli incentivi, gli investimenti e gli appalti.

Non ha usato mezzi termini il Cavalier Angelo Libero Massaro, presidente territoriale dell’associazione dei costruttori, nel criticare azioni di governo che non si traducono in fatti, a causa di una burocrazia lenta e farraginosa. Un appello lo ha, quindi, rivolto ai parlamentari locali, attraverso una lettera, per far sì che nel prossimo ddl di Bilancio venga indrodotta la proroga per i bonus.

L’intervento

Abbiamo evidenziato – ha dichiarato il Presidente – l’importanza di questo provvedimento per dare sostenibilità ed efficienza energetica al patrimonio abitativo, per offrire nuove opportunità e lavoro alle imprese delle costruzioni e per valorizzare tutta la filiera. Facciamo, però, rilevare come l’attuale scadenza al 31 dicembre 2021 sia del tutto inadeguata rispetto alla tempistica necessaria per portare a termine i lavori agevolati con i Superbonus, che va dall’approvazione degli interventi, alla fase progettuale, dall’esecuzione materiale dei lavori, sino agli accordi per la cessione dei medesimi bonus a terzi. Crediamo necessario che si inizi a considerare questo Superbonus, ma in generale tutti i bonus per il recupero e la riqualificazione energetica e sismica, non  esclusivamente in termini di costo all’Erario, ma anche e soprattutto per gli effetti positivi indiretti in termini di ripresa dell’economia”.

La situazione generale

“La produzione nel settore delle costruzioni in Italia – ha evidenziato Massaro – in concomitanza con le sospensioni delle attività economiche, ha registrato un’ampia flessione di oltre il 50% dell’attività nei due mesi di lockdown (dalla seconda metà di marzo fino a tutto aprile), superiore a quella di alcuni tra i principali paesi europei (-15% Spagna, -2% Germania, circa -50% Francia). Da maggio è iniziato un progressivo allentamento della contrazione e gli ultimi dati, riferiti ad agosto, mostrano un importante cambio di segno: l’indice di produzione nelle costruzioni in Italia cresce del +12,8% rispetto allo stesso mese del 2019. Tali tendenze testimoniano la forte volontà da parte delle imprese di costruzioni del nostro Paese di sostenere e incrementare la produzione, anche nel pieno del periodo delle ferie estive. Con il dato di agosto, l’Italia è stato l’unico tra i paesi europei esaminati a superare i livelli pre Covid. Tuttavia, tale rimbalzo non è in grado di compensare le forti cadute dei mesi più neri del lockdown (-35,5% di marzo e -68,9% di aprile), i quali ovviamente hanno compromesso il risultato dei primi otto mesi dell’anno che rimane negativo (-14,4% su base annua)”.

La questione covid

La pandemia – ha argomentato il presidente di Ance – ha messo in crisi anche il mercato immobiliare residenziale. Nel secondo trimestre 2020, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia delle Entrate, si accentua il forte calo delle compravendite di abitazioni -27,2% (circa 43mila transazioni in meno) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, conseguenza del blocco delle attività economiche per l’emergenza sanitaria Covid-19. L’andamento è generalizzato e colpisce in modo simmetrico sia i comuni capoluoghi (-26,4%) che non capoluoghi (-27,6%). Solo nei prossimi trimestri si potranno valutare pienamente gli effetti di questa crisi che ha interrotto una dinamica positiva del mercato in atto dal 2014″.

“Con riferimento ai prezzi delle abitazioni, dopo circa dieci anni di cali, gli ultimi dati confermano i primi lievi segnali di ripresa manifestatesi a partire dalla seconda parte del 2019. L’indice Istat dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie, evidenzia, nel secondo trimestre 2020, un ulteriore tasso di variazione positivo dei prezzi (+3,4%) rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. A determinare tale andamento sono, sia i prezzi delle abitazioni nuove che aumentano del +2,7%, sia quelli delle esistenti (+3,7%), entrambi in accelerazione rispetto al trimestre precedente (erano rispettivamente +1,0% e +1,9%). Questi incrementi, come si legge nella nota diffusa dall’Istat, fanno riferimento a contratti siglati tra aprile e giugno ma le cui condizioni si sono perfezionate per lo più prima del lockdown”.

Il peso della pandemia sulle imprese

Purtroppo l’epidemia – ha sottolineato – incide quotidianamente sull’organizzazione aziendale, in termini di maggiori costi e minore produttività. Il nuovo assetto dell’area di cantiere, il distanziamento, i dispositivi di protezione individuale, il trasporto dei lavoratori in sicurezza, l’allungamento dei tempi di lavoro.  Tutti costi lasciati a carico delle Imprese. A tale proposito evidenzio che alcune Regioni hanno provveduto ad adottare prezzari aggiornati integrati dall’incremento dei costi legati all’impatto del convid-19. Ad esempio la Campania, la Sicilia. Mentre il Lazio va avanti con il prezzario  2012 senza nemmeno prendere in considerazione l’incremento di tutti i costi  della sicurezza che vengono scaricati sulle Imprese”.

“Solo per fare un esempio: dobbiamo occuparci a nostre spese di tutti questi adempimenti, oltre alle sanificazioni dei baraccamenti, dei mezzi di trasporto, delle attrezzature e dei magazzini. Inoltre, quotidianamente ci troviamo a gestire lavoratori contagiati o in quarantena; circostanze che incidono pesantemente sulla gestione organizzativa delle aziende. Oppure pensiamo alla gestione dei cantieri nelle zone rosse, per le nostre Imprese che lavorano su tutto il territorio nazionale.  Ogni cantiere ha una propria peculiarità tuttavia prevedere quantomeno un prezzario con l’incidenza generica stimata dei maggiori costi sarebbe un atto dovuto da parte di tutte le amministrazioni”.

Cig, decreti e provvedimenti al palo

“A tutto questo vanno sommati i ritardi nell’erogazione della Cassa Integrazione guadagni. Inoltre dopo la conversione in Legge DL Semplificazioni, che avrebbe dovuto liberare un Paese ingessato,  solo un provvedimento attuativo è stati definito contro i 65 previsti. E dei 100 miliardi messi a disposizione dal Governo per fronteggiare la crisi, molte risorse sono bloccate perché mancano i decreti attuativi. Ma tra questi ci sono anche provvedimenti scaduti, come quelli che avrebbero dovuto definire i criteri per l’assegnazione dei Fondi di ai Comuni maggiormente colpiti dalla pandemia e quelli per le PMI innovative”.”

“Lo stesso vale per i precedenti provvedimenti. L’Ufficio per il programma di Governo ha accertato che il 17% degli stanziamenti previsti dal decreto Cura Italia, pari a circa 4 miliardi, richiedeva un provvedimento attuativo, ma ad agosto 2020 i decreti ministeriali non pervenuti congelavano 1,2 miliardi euro”.

Superbonus sotto la lente

Uno dei temi di cui si parla con maggiore frequenza è quello del Superbonus 110%, che merita tutta una serie di riflessioni. L’intera filiera delle costruzioni (Ance, Agci Produzione e Lavoro, Anaepa Confartigianato, Claai edilizia, Cna costruzioni, Confapi Aniem, Confcooperative lavoro e servizi, Fiae Casartigiani, Legacoop produzione e servizi) chiede a gran voce di dare effettivo seguito all’annunciata volontà di prorogare tutti i bonus per l’edilizia in scadenza a fine anno: bonus casa al 50%, ecobonus per singole unità immobiliari, bonus facciate, bonus mobili, bonus verde”.

“Allo stesso modo, confida nella proroga del superbonus 110%, sia per gli interventi di efficientamento energetico che per quelli antisismici,  compreso il sismabonus acquisti, cioè l’acquisto di fabbricati demoliti e ricostruiti dal costruttore. Tutto questo però richiede una strategia temporale più ampia, che vada oltre ai continui rinnovi annuali dei bonus e che sia coerente con la tempistica reale degli interventi edilizi: dal concept al closing dell’operazione passano spesso più di 12 mesi. Questo termine non è in alcun modo coerente con le incertezze interpretative, i tempi della P.A., l’approccio del sistema bancario che, troppo spesso, rendono difficilissima la messa a terra degli incentivi”.

“Abbiamo riscontrato che, in questo quadro,  gli interventi a valere sul Superbonus tardano a partire ed i proprietari, nella speranza di rinnovare casa senza alcun esborso, restano in attesa e non avviano nemmeno gli interventi che avevano programmato di attuare prima dell’introduzione degli incentivi.  Questo è il rovescio della medaglia rispetto a quella che è senza dubbio un’opportunità senza precedenti”.

“L’intera filiera rinnova, quindi, l’appello a tutte le istituzioni coinvolte affinché, nel prossimo ddl di Bilancio, sia ufficializzata la proroga dei bonus con un arco di riferimento pluriennale e che a questa si aggiunga successivamente, nell’ambito del Recovery fund, anche l’annunciata estensione triennale del superbonus 110% in tutte le sue articolazioni.

L’appello alla politica

In questa fase di discussione del disegno di Legge di Bilancio 2021, mi appresto ad inoltrare una lettera ai Deputati e Senatori della nostra Provincia, per richiedere apertamente di attivarsi per la proroga dei predetti incentivi fino al 31 dicembre 2023. La proroga avrebbe importanti ricadute sull’economia e sull’occupazione: l’Ance stima in 6 miliardi l’anno la spesa aggiuntiva legata al Superbonus. Tale maggiore ammontare prodotto nelle costruzioni genererebbe un effetto totale sull’economia di 21 miliardi di euro, ovvero oltre un punto percentuale di PIL ogni anno.  A ciò si aggiungano anche gli importanti effetti sull’occupazione, con un incremento di circa 64 mila posti di lavoro nelle costruzioni (che considerando l’indotto potrebbe raggiungere le 100 mila unità)”. 

“A livello locale il sistema associativo ANCE è a disposizione e sta strutturando attività e metodologie di approccio che possano facilitare l’accesso agli incentivi anche ovviamente con il coinvolgimento del sistema bancario”.

Confronto sul Recovery Found

“Proprio in merito a Next Generatio EU/ Recovery and Resilience è necessario un confronto serio all’interno del Governo, nel quale vengano coinvolti gli Enti locali ma anche le Associazioni di categoria. Infatti l’accesso ai Fondi presuppone una competenza ed efficienza amministrativa non da poco, che per noi rappresenta da sempre un punto di debolezza. Basti pensare che dei 6 MLD di euro destinati alla messa in sicurezza del territorio, negli ultimi 6 anni siamo riusciti ad impiegare solo il 25%. I progetti da presentare per l’accesso ai Fondi straordinari UE dovranno essere presentanti a partire da gennaio 2021, con la valutazione di impatto previsto per le finalità specifiche, oltre che riferimenti ad aspetti tecnici e budget”.

“Consideriamo che il nostro Governo per individuare i progetti strategici previsti nelle recenti leggi di bilancio, ha impiegato mediamente 310 giorni, a fronte dei 30 giorni previsti dalle medesime norme: saremo in grado di produrre una progettazione per oltre 200 miliardi di euro?”.

Questione lavori pubblici e normative

“Sul piano dei lavori pubblici il DL Semplificazioni ha in parte recepito le istanze ANCE sul piano della responsabilità erariale e dell’abuso d’ufficio però introduce una deregulation pericolosissima. Semplificare non significa operare al di fuori delle regole.

Dalle sera alla mattina viene modificato l’art. 80 del Dlgs 50/2016 con la previsione che la PA potrà valutare eventuali situazioni debitorie delle Imprese rispetto al fisco superiori a 5000 euro “non definitivamente accertate”, quali cause di esclusione dalla gara. Una determinazione folle, Quando i dati più recenti della giustizia tributaria dimostrano che nel 70% dei casi l’irregolarità segnalata dell’amministrazione non viene poi confermata. Siamo seriamente preoccupati per il nostro sistema di Governance nazionale.La maggioranza ha presentato ben 5000 emendamenti agli ultimi 3 decreti legge del Governo. Non c’è  coerenza.

Ancora una volta sono costretto a porre l’attenzione sul tema del sub appalto. Le norme sul subappalto sono in netto contrasto con la disciplina europea tant’è che ci sono già due sentenze che mettono in mora l’Italia sul subappalto a cui però nessuno finora ha dato seguito. Come se il nostro senso di appartenenza all’Europa fosse a fasi alterne, solo quando ci fa comodo. Il risultato è che quasi ogni stazione appaltante decide in modo autonomo, talvolta applicando le regole italiane, talvolta applicando quelle europee. Di recente anche dall’Agcm (Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza) che dall’Anac (Autorità Nazionale Anti Corruzione) che sono intervenute denunciando le gravi conseguenze dovute proprio al vuoto normativo in materia di subappalto. Recente anche dall’Agcm che dall’Anac che sono intervenute denunciando le gravi conseguenze dovute proprio al vuoto normativo in materia di subappalto. Questa situazione non consente agli Imprenditori di organizzare il proprio lavoro”.

Lo smart working produce ritardi

“Su moltissime procedure che riguardano la filiera delle costruzioni sta pesando anche una non corretta interpretazione dello Smart working nella pubblica amministrazione. Nella PA ritardi, lungaggini e risposte inevase rischiano di bloccare definitivamente centinaia di cantieri sia pubblici che privati come quelli per gli interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza con il superbonus 110% che stanno partendo. Le imprese stanno facendo di tutto tenere aperti i cantieri nonostante la maggiorazione dei costi e la minor produzione dovuti all’emergenza sanitaria che ancora gravano sulle nostre spalle, che certo non possono sopportare una pubblica amministrazione non preparata ad affrontare uno smart working intensivo”.

L’invito

Occorre dunque un piano di intervento immediato per evitare che siano le imprese a subire un vero e proprio lockdown con fortissime ricadute economico- sociali. Si potrebbe pensare ad una apertura prolungata (8/20), su appuntamento senza code e assembramenti, ed estendiamo subito il principio del silenzio-assenso a tutte le procedure autorizzative con controlli ex post per evitare che lo smart working danneggi ancora di più il nostro Paese”.

Redazione

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