Straordinari non pagati, Cristofari replica agli attacchi subiti

Chi non ricorda i giorni cupi dell’emergenza covid? C’era un disperato bisogno di medici e sanitari, non si riusciva a far fronte alle continue richieste dei pazienti, tanto che la Asl fu costretta a richiamare in servizio addirittura i medici in pensione.

La questione

In questo clima di emergenza, l’ospedale maggiormente sotto stress è stato lo Spaziani di Frosinone (in quanto Centro Covid provinciale) e, in particolare, il Pronto Soccorso. Reparto in cui nessuno si è mai sottratto alle richieste di assistenza e cura, dall’ultimo degli ausiliari al primario. Ma proprio il primario, dottor Fabrizio Cristofari, è stato costretto a trasmettere, tramite il suo legale, una diffida alla Ausl per il riconoscimento delle ore di straordinario eseguite. Sono 230 ore svolte oltre il normale orario di servizio, ore fantasma per la Asl che non vuole riconoscerle, ignorando il sacrificio dei medici che, ostaggi dei ritmi di lavoro, 24 ore su 24, hanno trascurato la famiglia, gli affetti e gli studi professionali privati.

Di seguito la lettera aperta in cui il dott. Cristofari esprime il proprio rammarico e disappunto dopo essere stato oggetto di aspri attacchi da parte di un sindacato.

La lettera

“A seguito degli ingiusti, immeritati e plateali “attacchi” che mi sono stati rivolti negli ultimi giorni da parte del Sindacato FIALS, sento fortemente il dovere di fare chiarezza e sgomberare il campo da ricostruzioni pretestuose, ambigue e fantomatiche, ai limiti della maldicenza, diffuse sul mio conto”. Evidenzia Fabrizio Cristofari

L’esigenza che sento non è quella di replicare (non sono interessato ad entrare nel merito di argomenti futili e strumentali messi in campo con il solo intento di demolire la mia dignità personale e professionale…), ma quella di riaffermare con forza i valori che come uomo, medico e professionista ho sempre coltivato e che continuerò a perseguire ossia la dedizione, l’attaccamento al lavoro, la lealtà e la trasparenza dei comportamenti e delle scelte, principi in me radicati, che sento profondamente lesi dalle reiterate e diffamatorie  affermazioni ed illazioni – di cui chiederò conto in ogni sede giurisdizionale competente – contenute negli esposti del Sindacato FIALS pubblicati sul relativo sito web”.

La ricostruzione

“Pertanto, ritengo opportuno sintetizzare i “fatti”, gli accadimenti reali e documentabili che mi hanno coinvolto nel corso dei faticosi mesi trascorsi. Perché credo che soltanto i “fatti” con la loro intrinseca forza e la loro incontestabile verità possano contribuire a smantellare le tante parole che, negli ultimi giorni, hanno negativamente “avvolto” la mia persona e la mia immagine professionale”.      

“Come noto, sono un medico Cardiologo e, dal 2008, sono Direttore della UOC Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza del PO di Frosinone-Alatri, struttura notoriamente deputata a gestire le situazioni di emergenza-urgenza, la cui mission è quella di offrire una rapida ed efficace soluzione alle problematiche, sovente gravi, poste dai numerosi pazienti che vi giungono”.

“In qualità di Medico e Direttore di UOC mi sono sempre reso reperibile 24 ore su 24 tutti i giorni come possono tranquillamente attestare i colleghi e gli operatori che lavorano nell’ambito della struttura che dirigo. In particolare, da quando ho assunto l’incarico di Direttore della predetta impegnativa UOC ho accumulato più di 200 giorni di ferie non godute e non ho mai chiesto all’Azienda mia datrice di lavoro il pagamento di emolumenti aggiuntivi di qualsivoglia natura”.

“Avendo legittimamente optato per il regime di lavoro non esclusivo con l’Azienda, svolgo la mia attività libero professionale in extramoenia agendo con la massima trasparenza e preoccupandomi di non creare alcuna interferenza tra i due ambiti di attività a cui mi dedico ossia quella ospedaliera e quella libero-professionale. Rivesto, inoltre, il ruolo di Presidente dell’Ordine Provinciale dei Medici ed Odontoiatri della Provincia di Frosinone da più di 20 anni in virtù di elezioni plebiscitarie da parte della classe medica della provincia”.   

“Quanto esposto al mero fine di tratteggiare brevemente il mio status di professionista accreditato e stimato sul territorio.  Con riguardo alle note terribili vicende legate alla pandemia, è facile immaginare da quale tsunami è stata travolta la struttura di Pronto Soccorso che dirigo, soprattutto nella fase acuta dell’emergenza Covid 19 sviluppatasi nei mesi di marzo e aprile scorsi”. 

L’impegno

Il rapido evolversi della situazione epidemiologica ha determinato un’emergenza gravissima e senza precedenti che ha costretto tutti gli operatori sanitari del territorio, senza distinzione di ruoli e posizioni (medici, infermieri, ausiliari, operatori socio-sanitari, tecnici, farmacisti e altri) a fronteggiare le imprevedibili e straordinarie esigenze che quotidianamente e repentinamente si presentavano; l’attività sanitaria è stata svolta in una costante situazione di emergenza ed urgenza”.

In quei difficili mesi l’obiettivo era solo quello di essere vigili e presenti sul campo, organizzando al meglio il lavoro al fine di assicurare ai pazienti (Covid e non) la necessaria assistenza 24 ore su 24. In tale contesto, la UOC Pronto Soccorso da me diretta è stata un vero e proprio baluardo, chiamata a svolgere un’intensa e delicata funzione di coordinamento di tutti i pazienti (già affetti dal Covid 19 ovvero sospettati di avere contratto l’infezione) che giungevano quotidianamente al fine di assicurare l’assistenza ed il ricovero degli stessi presso i vari Presidi Ospedalieri della provincia e della Regione. Per fare fronte alle numerose e pressanti esigenze di quei mesi è stato addirittura necessario chiedere il supporto di oltre 20 medici sia pensionati che provenienti da altre strutture/reparti ospedalieri”.   

“In quei faticosi mesi, come è mia abitudine fare, non mi sono risparmiato.  Ho lavorato tutti i giorni, incluse le grandi festività, per almeno 10 ore al giorno e sovente anche per più di 12 ore mettendo a rischio la mia vita e quella dei miei congiunti. Molte ore di lavoro non sono state da me nemmeno “timbrate” perché si doveva correre, perché si dovevano gestire le emergenze, perché si dovevano assistere le persone più deboli ovvero quelle colpite dal virus, perché l’unico obiettivo di quei giorni era esserci e lottare in prima linea per salvare le vite”.   

In quei mesi ho anche completamente sospeso lo svolgimento della mia attività libero-professionale per dedicarmi esclusivamente a quella ospedaliera.  E’ stata una scelta necessaria e doverosa in linea con il mio modo di concepire l’attività di medico responsabile di una struttura (il Pronto Soccorso e la Medicina d’Urgenza) notoriamente chiamata, anche in periodi di normalità, a fronteggiare le situazioni urgenti più critiche e rischiose. 

“Ribadisco che non è facile raccontare ciò che abbiamo vissuto in quei mesi nel Pronto Soccorso del PO di Frosinone.  Mi limito a dire che sono stati giorni difficili che lasceranno un segno nelle vite di tutti noi operatori sanitari.  Questi i fatti. Veri, duri, incontestabili. E veniamo agli ulteriori recenti accadimenti”.

“Con nota prot. 23761 del 10 marzo u.s. la Direzione Strategica Aziendale “al fine di far fronte alle esigenze straordinarie ed urgenti derivanti dalla diffusione del COVID 19 e di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza, preso atto dell’evolversi della situazione epidemiologica, del carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia e dell’incremento dei casi, stante la straordinaria necessità ed urgenza” autorizzava tutto il personale direttamente interessato, ovviamente me compreso, a svolgere prestazioni aggiuntive.  Come detto, ho lavorato in maniera indefessa ed incessante per un totale di ben 230 ore, oltre quelle non certificate per i motivi sopra detti, ulteriori rispetto all’attività istituzionale nell’acro di soli due mesi”.

“Con determina n. 3982 del 21 maggio u.s. l’Azienda, in adempimento agli impegni precedentemente assunti, ha remunerato la mia attività di 230 ore, corrispondendomi la somma di 13.800,00 euro. Questa circostanza non è stata gradita dal Sindacato FIALS che mi ha fatto oggetto di ben tre esposti (l’ultimo del 5 giugno u.s.) pubblicati sul sito web del medesimo Sindacato indirizzati addirittura alla Procura della Repubblica e alla Procura Regionale della Corte dei Conti, asserendo la illegittimità del pagamento”. 

L’amarezza

“In tali missive, il mio nome e la mia reputazione sono stati associati a condotte deplorevoli ed ignobili, peraltro del tutto infondate con scredito della mia immagine pubblica.E non è finita qui. Ciò che più desta stupore è che l’Azienda Sanitaria Locale di Frosinone, ovverosia l’ente per il quale ho lavorato indefessamente per anni mesi e, in modo particolare, durante la crisi pandemica, dopo i suddetti “esposti”, di urgenza e senza nemmeno darmi modo di esprimere le mie ragioni quale contro interessato, ha ritenuto di revocare la precedente determina di pagamento, disponendo, addirittura, di procedere al recupero di quanto corrispostomi”. 

“La condotta della AUSL mi ha ancora più vilipeso e questo non solo perché l’Azienda stessa, con un proprio precedente comunicato del mese di marzo, aveva assunto, motu proprio, l’impegno di remunerare l’ingente surplus orario cui la contingente pandemia mi ha costretto, ma anche perché ha dimostrato in tal modo, di condividere la tesi del Sindacato sebbene abbia giustificato il proprio operato alla stregua di un “mero errore materiale”, dimenticando repentinamente che in quei mesi ho profuso a suo favore le mie migliori energie”. 

In sostanza, a fronte dell’impegno del tutto eccezionale in termini di attenzione ed orario, con tutti i rischi derivanti per la mia salute e per la eventuale responsabilità civile derivante, nonché a fronte della perdita patrimoniale subita per la sospensione dell’attività privata, mi si dice che non avrei diritto ad alcun corrispettivo! A dispetto di quanto espressamente previsto dalla Regione prima e dalla ASL poi! Come se non bastasse, sono stato ulteriormente umiliato ed esposto al pubblico ludibrio dalla divulgazione a mezzo stampa sia del contenuto degli esposti della FIALS che delle conseguenti determinazioni aziendali qualificate alla stregua di un atto dovuto a seguito delle “fondate” denunce della FIALS. 

“Tutto questo ha provocato un ulteriore grave danno alla mia onorabilità umana e professionale. Sono onestamente indignato. In quelle faticose giornate ho fatto semplicemente il mio dovere. Come sempre. Con determinazione e grinta. Fornendo sostegno ai miei colleghi e ricevendone altrettanto in cambio, un sostegno prezioso che ci siamo dati vicendevolmente e che ci ha aiutati ad essere più forti e a combattere insieme la dura battaglia contro quel terribile nemico invisibile”.  

“Rifarei tutto ciò che ho fatto. Perché sono un medico e la mia vocazione è quella di prestare servizio, anzi di essere al servizio di chi soffre. Non volevo certo riconoscimenti né ringraziamenti per avere svolto il mio lavoro. Nessuno di noi operatori sanitari ha agito per questo. Tuttavia – questo non posso tacerlo – davvero non mi aspettavo neppure di essere frontalmente e pervicacemente colpito nella mia onorabilità e credibilità professionale”.

“La circostanza per cui, poi, gli attacchi di cui sono destinatario provengano da una organizzazione sindacale, che dovrebbe costituire un imprescindibile presidio per la tutela dei “diritti” dei lavoratori, fa si che questa vicenda assuma un non so che di grottesco.  Quel che è certo è che non credo di meritare tutto questo. L’instancabile ed intenso lavoro da me svolto negli ultimi mesi, senza considerare orari di servizio, sacrificando la famiglia e mettendo a rischio la vita, è stato “ripagato” con un attacco gratuito e diffamante.   Sono profondamente deluso.  Eppure ho voglia di andare avanti. A testa alta”. 

Nonostante l’amarezza per questa brutta storia, non voglio permettere a nessuno di togliermi il diritto di credere nella meritocrazia, nel lavoro onesto, nel rispetto, nella dignità, nella passione.  Non voglio smettere di fare miei e di impegnarmi per realizzare quelli che Ulpiano chiamava “i precetti del diritto”: vivere onestamente, non offendere alcuno, dare a ciascuno il suo. Quanto al resto, la verità è figlia del tempo.   Infine, preannuncio di aver dato mandato ai miei legali di sporgere denuncia-querela nei confronti della Fials e di alcuni organi di informazione per diffamazione a mezzo stampa”.

Redazione

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