Coronavirus, Polselli (Bpf): “Inneschiamo un circuito virtuoso per un Paese più forte di prima”

“Più danni del coronavirus, e della paura da esso generata, può farli soltanto l’incertezza. Ed è proprio l’incertezza l’elefante nella stanza ogni qual volta si parli di questo nuovo virus”. Il presidente della Banca Popolare del Frusinate, Domenico Polselli, invita a trasformare l’emergenza in nuove opportunità

L’intervento

Su quale sarà la traiettoria dell’economia dopo questo rallentamento ci sono diverse ipotesi: c’è infatti chi parla di un possibile effetto “V”, per il quale, dopo la discesa, ci sarà una ripresa che determinerà un ritorno ai livelli precedenti; altri che parlano di un effetto “L”, per cui, alla fine del rallentamento, ci sarà una stabilizzazione dell’economia su livelli più bassi; infine c’è chi sostiene che, dopo la frenata, l’economia potrebbe addirittura riprendersi ed assestarsi su livelli più alti di prima, ovviamente qualora le misure prese fossero efficaci e ci fosse una combinazione di fattori”.

“Come è evidente, il rallentamento non riguarda solo l’Italia, ma l’intera economia globale, visto che per il 2020 l’OCSE stima una crescita del PIL mondiale del 2,4% ma, ipotizza, potrebbe fermarsi all’1,5% in caso di “un focolaio di coronavirus più duraturo e intenso”.

L’analisi

“La scorsa settimana i principali listini hanno perso oltre l’11% della propria capitalizzazione. Per via del coronavirus, la FED, nonostante abbia ribadito che i fondamentali dell’economia USA restino solidi, ha tagliato i tassi d’interesse di mezzo punto. Agire sarà più difficile per la BCE che, non avendo a disposizione l’arma dei tassi, già portati vicino allo 0, potrebbe valutare l’implementazione di strumenti non convenzionali”.

Il motivo principale del contagio, anche economico, risiede nella maggiore interconnessione di un mondo pienamente globalizzato, che accentua e rinforza il celebre “butterfly effect”, per cui un battito d’ali di farfalla in un luogo può ingenerare effetti a catena dall’altra parte del mondo. La diffusione più veloce di un virus è uno degli effetti collaterali di un mondo connesso e aperto, in cui capitali, merci e persone circolano più liberamente che in passato, cercando e creando opportunità e ricchezza. Ricchezza che, per le Nazioni, come insegnava Adam Smith, deriva dalla divisione del lavoro, che ha portato, nel tempo, a catene di fornitura sempre più interdipendenti tra i vari Paesi. Per dare un’idea del rallentamento dell’ingranaggio delle catene del valore, basti pensare che, dal 10 gennaio a pochi giorni fa, sulla rotta Europa-Asia c’è stata una riduzione del traffico container del 52%”.

“E’ evidente come l’impatto più immediato del rallentamento economico colpisca settori che fanno degli spostamenti il loro fulcro, come ovviamente il turismo, la logistica e l’export. In un momento importante come questo, è fondamentale che tutti, sia le imprese che lo Stato, facciano di necessità virtù, innestando un circolo virtuoso che permetta al Paese di uscirne più forte di prima”.

“Un tema che è stato portato al centro del dibattito è, ad esempio, quello dello smartworkig, il telelavoro che, ovviamente per le aziende per cui è praticabile, può rappresentare un elemento da approfondire. Al di là del telelavoro, un tema che tutte le aziende dovrebbero porsi è quello della flessibilità organizzativa, che permetta loro di mantenere l’efficienza e al contempo di essere reattivi per gestire le situazioni eccezionali”.

L’invito

Vedremo quali saranno le ricette presenti nel decreto che sarà varato con ogni probabilità venerdì. A prescindere dal decreto, lo Stato e le istituzioni devono prendere misure sia per fronteggiare l’emergenza nell’immediato, ma anche e soprattutto per il medio e lungo periodo. Nel breve, importante è non lasciare sole le piccole e medie imprese, spina dorsale del tessuto imprenditoriale italiano, affinché possano superare questo momento delicato. Ciò che serve alle imprese e al paese, però, sono misure tarate per il lungo termine. Misure coraggiose che le classi dirigenti mature sanno prendere pensando alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni. Se provvedimenti simili fossero stati presi in passato, al presentarsi di situazioni eccezionali come quella di oggi, potremmo contare su una maggiore solidità dei conti pubblici, che ci permetterebbe di affrontare diversamente l’emergenza”.

“Un orientamento al medio e lungo periodo, oltre a garantire maggiori margini di manovra in casi di necessità, consentirebbe anche di ridurre quello che abbiamo visto essere uno dei problemi più grandi: l’incertezza. Ovviamente, come in tutte le emergenze, ci sarà sempre una quota parte di incertezza, quella legata ad esempio alla durata del virus o alla propensione al consumo delle persone, su cui sarà difficile o impossibile agire. Proprio per questo motivo, dunque, è fondamentale eliminare l’incertezza di fondo che troppo spesso mina il nostro sistema, dai tempi della giustizia, alla certezza del diritto, alla retroattività delle misure”.

L’auspicio

“Ex malo, bono. Dobbiamo sperare, ottimisticamente, che questa emergenza sia il campanello d’allarme che ci permetta di risolvere problemi arretrati – smettendo di accumularli – e che da una situazione delicata sapremo trarre gli insegnamenti e le risoluzioni per uscirne più forti di prima”. 

Redazione

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