Caro materiali e burocrazia distruggono l’edilizia, l’appello dell’Ance alla politica

Caro materiali: l’impatto sull’industria delle costruzioni e sull’attuazione del PNRR”. Un momento di confronto tra gli Imprenditori ed i rappresentanti delle Istituzioni, Enti pubblici, Ordini professonali, sulla delicata situazione collegata alla gestione degli appalti pubblici e privati alla luce del continuo incremento dei prezzi di materie prime e prodotti da costruzione, che rischia di provocare la paralisi del settore, con gravi ripercussioni anche sugli investimenti del PNRR.  Se ne è  parlato presso la sede di Unindustria,  in via del Plebiscito a Frosinone, alla presenza  del  Vice Presidente Ance alle Opere Pubbliche Edoardo Bianchi, e del presidente Ance della provincia di Frosinone,  cavalier Angelo Libero Massaro.  Presenti il presidente della Provincia Antonio Pompeo, il consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli, il presidente di Unindustria Frosinone Miriam Diurni,  e in video collegamento il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani e il vicepresidente della Regione Lazio Daniele  Leodori. Presenti anche numerosi imprenditori del settore, tra i quali Arnaldo Zeppieri e Curzio Stirpe.

L’intervento di Bianchi

“Siamo in una situazione di crisi tale che o si decide – ha fatto notare Bianchi- che questo settore deve sparire, e noi non siamo d’accordo, o se questo settore è centrale gli si dia in particolare in termini normativi la giusta rilevanza. Il settore non ce la fa più. Con il boom dei prezzi di materie prime, carburanti ed energia, è inutile girarci intorno: le opere in corso si stanno bloccando e delle opere nuove previste dal Pnrr non è partito niente. Sicuramente la situazione è straordinariamente eccezionale, e quindi, serve un intervento immediato per riequilibrare la situazione dei prezzi. Serve – ha aggiunto – una grande riqualificazione, manutenzione e messa in sicurezza del territorio. Se il legislatore crede che queste siano opere essenziali per il Paese allora facciamole. Ma non è possibile – ha concluso – continuare ad andare avanti con continui rinvii, provvedimenti tampone e azioni parziali”.

L’analisi di Massaro

“Quella di oggi – ha esordito il Cavalier Angelo Libero Massaro – non è una tipica assemblea associativa ma una riunione straordinaria, come del resto lo sono le circostanze in cui ci troviamo. Abbiamo voluto promuovere un momento di dialogo diretto ed informale, per confrontarci insieme, anche al di fuori del perimetro delle relazioni istituzionali e della dialettica che tradizionalmente le caratterizza”.

Massaro, infatti,  ha evidenziato che soltanto attraverso questa metodologia, che ha più volte proposto nel corso del suo  mandato, sia possibile ottenere risultati soddisfacenti e idonei a fronteggiare le grandissime criticità di questo periodo. “Per fare un quadro di aggiornamento della situazione nazionale  – ha argomentato – possiamo confermare che peggiorano le prospettive di crescita dell’economia italiana.  Questo è  quanto emerge dal documento di Economia e Finanza, approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 aprile scorso, che indica per l’anno in corso una crescita tendenziale del Pil pari al 2,9%, molto lontana dalle ultime stime governative che, solo pochi mesi fa, la fissavano al 4,7%.  L’ampia revisione al ribasso nel 2022 è spiegata in larga parte dagli effetti economici della guerra, che ha acuito i problemi, già emersi durante lo scorso anno, legati agli eccezionali incrementi dei prezzi delle commodity, alla loro difficoltà di approvvigionamento, nonché al problema della carenza di manodopera. Questa situazione  – ha aggiunto – ha portato il Mef a definire un doppio scenario nel DEF. Il primo che tiene in considerazione una temporanea interruzione nella fornitura del gas russo, che provocherebbe una riduzione del tasso di crescita del Pil dello 0,8%. Il secondo che prevede l’ipotesi di embargo del gas russo che potrebbe determinare una crescita del Pil inferiore di 2,3 punti percentuali”.

Un passaggio lo ha riservato all’inflazione. “A marzo 2022, per il nono mese consecutivo si registra un ulteriore consistente aumento pari a + 6,7%. Livello che non si registrava dal 1991. Paradossalmente il settore delle costruzioni all’inizio dell’anno è ancora in forte crescita, spinto anche dal Superbonus,  con effetti impressionanti. “Basti pensare che nel 2021 sono stati aggiudicati 41 miliardi di euro di lavori pubblici, il doppio della media del periodo precedente; il 60% in più del 2005, il picco degli anni duemila; ma solo nei primi tre mesi del 2022 gli importi di opere pubbliche messe in gara sono saliti a oltre 20 miliardi di euro. In tre mesi la metà di quanto messo in gara negli anni eccezionali 2019, 2020 e 2021. Per quanto riguarda gli interventi di riqualificazione incentivati il 2021 si è chiuso superando i 66 miliardi di euro; la media annua dal 2013 al 2020 era stata di 28 miliardi di euro. Il 28% della eccezionale crescita economica italiana del 2021 è dovuta al settore delle costruzioni (fonte CRESME Ricerche)”.

Poi la nota dolente relativa al caro materiali.

“Purtroppo  – ha chiosato – è sotto gli occhi di tutti l’incremento dei prezzi di ogni sorta di prodotto e delle materie prime, non solo di quelli destinati all’industria delle costruzioni. Un processo che viene da lontano e che è stato velocizzato prima dall’emergenza sanitaria e successivamente dalla guerra in Ucraina. A differenza di alcuni settori produttivi, in edilizia questo eccezionale aumento dei costi delle materie prime è iniziato dal 2020 e sta producendo ormai effetti diretti su ogni singolo cantiere, soprattutto nella gestione dei contratti di appalto in corso d’opera, siano essi pubblici, sia privati. Ne pagano le spese tutti i comparti del settore, dalle ristrutturazioni alle opere pubbliche infrastrutturali, alle nuove costruzioni e iniziative di sviluppo immobiliare”.

Quindi l’appello per trovare soluzioni in grado di salvare il comparto. “Abbiamo la necessità di individuare soluzioni idonee a ristabilire un equilibrio contrattuale tra committenti ed imprese, senza il quale sarà impossibile portare a compimento i lavori. E’ ovvio che tutto questo non incide ‘solo’ sugli Imprenditori edili, ma anche sulla possibilità di attuare il percorso di riqualificazione in chiave energetica e strutturale del nostro patrimonio immobiliare favorito anche dagli incentivi in essere e, da un altro punto di vista, sulla concreta possibilità di sviluppare il volume di opere infrastrutturali collegate al PNRR. Il sistema di revisione prezzi adottato dal Governo per il 2021 è assolutamente inadeguato. Basta solo dire che le Imprese, dopo aver fatto richiesta di revisione prezzi per le opere eseguite nel primo semestre 2021, sono ancora in attesa di ricevere i relativi ristori. Noi paghiamo i nostri fornitori e riceviamo, in termini di revisione, non già il recupero delle somme esorbitanti pagate a fronte degli aumenti, ma una mera indennità. Vogliamo essere pragmatici come sempre e sostenere che la soluzione migliore per noi sia quella di continuare a lavorare e portare a compimento i lavori, ma ormai non possiamo escludere nessuna soluzione, nemmeno quella dello stop dei cantieri.  
E comunque è assurdo pensare di fermare un settore che da solo vale una parte consistente del PIL a livello nazionale. Inoltre, non da ultimo, se la situazione non dovesse cambiare, ci potrebbero essere ricadute negative sul piano dell’occupazione, considerando l’importanza che il nostro settore riveste per la Provincia di Frosinone, questione che richiederà anche un’azione congiunta con le Organizzazioni Sindacali i cui Segretari generali, che ringrazio per essere qui con noi oggi, potranno nel prosieguo rappresentarci dal loro qualificato punto di vista. A questo tema si lega quello della legalità, della sicurezza dei luoghi di lavoro, della previdenza e della contribuzione, valori assoluti che non potranno in alcun modo essere compromessi o gestiti al ribasso per fronteggiare la sopravvenuta ed eccezionale onerosità delle commesse in essere.   Eravamo in attesa di un provvedimento normativo che avrebbe consentito al RUP la sospensione dei cantieri a fronte di circostanze di forza maggiore, comma che nottetempo è stato stralciato dal Decreto energia. Come segnalato da moltissime aziende del territorio, in questo quadro si inserisce anche l’ulteriore problema della responsabilità contrattuale dell’appaltatore, che non è in condizione né di procedere con i lavori né di sospenderne l’esecuzione, con il rischio di ricevere le conseguenti sanzioni anche da parte dell’Autorità nazionale anticorruzione e l’escussione delle polizze fideiussorie. Dobbiamo dialogare insieme con tutti i componenti della catena delle costruzioni, con le stazioni appaltanti, i professionisti anche in veste di RUP, per arginare questa situazione critica. Per quanto riguarda gli appalti privati i problemi sono analoghi, basti pensare che fino al mese di marzo 2022 anche gli interventi di Superbonus, nonostante tutte le criticità e le continue modifiche normative e ripensamenti che ne hanno compromesso l’efficacia, sono cresciuti al livello attuale fino a 24 miliardi di volumi complessivi. La scorsa settimana abbiamo appreso del nuovo stop all’acquisizione dei crediti di imposta da parte di Unicredit e Intesa S Paolo, che seguono la linea aperta da CDP e dagli Istituti di credito più piccoli. Questa situazione non impatta soltanto sui nuovi cantieri ma anche sui lavori in corso di realizzazione rispetto ai quali le banche non ritireranno più i crediti sulle piattaforme specializzate. Se le banche hanno annunciato l’esaurimento del plafond è chiaro che si bloccherà tutto, con le Imprese che non avranno la possibilità di scontare il loro credito. E’ necessario chiedere al Governo, di ripristinare le cessioni del credito di imposta al di fuori del sistema bancario e lo slittamento dei termini attualmente previsti per l’ultimazione dei lavori.

“Ma qual è il prezzo che stiamo pagando in questo momento? Scarsezza di materiali ed attrezzature e prezzi alle stelle rendono la commessa antieconomica e compromettono la possibilità di concludere i lavori nei tempi previsti dalla normativa, con corresponsabilità anche nei confronti del fisco, da parte dei soggetti beneficiari. Moltissime sono le aziende del nostro territorio che stanno denunciando questa situazione apocalittica. Aziende che hanno lavorato rispettando tutte le regole e che ora sono bloccate, non riescono a monetizzare i propri crediti fiscali, sono prive di liquidità per far fronte ai molteplici oneri verso i fornitori e verso i lavoratori per contributi e paghe”. “Il nostro è un appello corale  – ha concluso – per chiedere di lavorare insieme per individuare soluzioni sostenibili, nelle more che il Governo adotti provvedimenti concreti per superare questi problemi. Siamo pronti a lavorare con tutti gli stakeholders”

REDAZIONE LaProvinciaQuotidiano.it

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