Cinque cinghiali positivi alla Trichinella Britovi: rintracciati ed eliminati

I Servizi Veterinari di Ispezione degli alimenti di origine animale della ASL Frosinone hanno identificato una partita di cinghiali abbattuti durante la caccia risultati positivi alla Trichinella  Britovi. Si tratta di 5 capi cacciati nei territori del sud della provincia, che sono stati immediatamente rintracciati ed eliminati dal circuito alimentare (distrutti).

La Trichinella è un parassita che colpisce soprattutto i mammiferi e determina nell’uomo la “Trichinellosi”,  malattia a trasmissione alimentare, che può essere molto grave e talvolta mortale. Sono portatori della parassitosi i suini selvatici (cinghiali) o allevati allo stato brado (ciclo silvestre della malattia), e gli equidi soprattutto di importazione, le cui carni sono consumate non cotte sotto forma di carpaccio.

Il sistema delle azioni di prevenzione e controllo messo in atto dai Servizi Veterinari di Ispezione degli Alimenti della ASL di Frosinone e la collaborazione con le Associazioni ATC locali, attraverso la convenzione stipulata quest’anno, garantisce un’adeguata risposta alle emergenze che di volta in volta possono presentarsi. Tutti i cinghiali cacciati sono sottoposti a controllo per la trichinella, e questo permette di interrompere la catena di trasmissione ed evitare casi di malattia all’uomo.

In Italia sono in tutto circa 1600 i casi accertati di Trichinellosi, verificatesi nel corso di circa 40 epidemie (dal 1958 ad oggi): l’ultimo focolaio nel 2020 in Val di Susa ha coinvolto 80 persone ricoverate per consumo di carni di cinghiale parassitate. Nel mondo, invece, ogni anno sono circa 10.000 i casi segnalati e la mortalità si aggira intorno allo 0.2%.

Seppure l’incidenza nella nostra provincia non sia elevata, con sole tre positività riscontrate su circa quindicimila capi abbattuti dal 2016 ad oggi, l’isolamento conferma la presenza del parassita nelle popolazioni selvatiche locali, determinando quindi la potenziale esistenza di un rischio concreto per il consumatore.

L’unica possibilità di prevenzione è rappresentata dall’immissione nel circuito alimentare, domestico e/o commerciale, di carni di cinghiale preventivamente testate attraverso l’esame trichinoscopico, un obbligo la cui elusione espone il consumatore al contagio ed alle conseguenze della malattia.

REDAZIONE LaProvinciaQuotidiano.it

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