Maura (FdI): no al doppio turno d’ingresso a scuola


“Il modello è già stato esperito nel precedente anno scolastico e, dati alla mano, ha comportato non pochi disagi, tanto sul piano dell’organizzazione delle scuole che sul piano dell’organizzazione della vita degli studenti e delle loro famiglie, purtroppo sembra che la lezione non sia servita”. Daniele Maura, presidente del consiglio provinciale di Frosinone ed esponente di FdI, dice no.al doppio turno d’ingresso nelle scuole.

L’intervento


“Già nello scorso anno scolastico abbiamo assistito a scenari desolanti quali alunni “a passeggio” per la città, in attesa di poter entrare a scuola nel “secondo turno” o in attesa di un pulmann che magari passava dopo 3 ore per tornare a casa, dal momento che non tutte le tratte sono poi state adeguatamente coperte per entrambi i turni; docenti provati da orari lavorativi a maglie molto larghe, con pause di non poche ore nell’arco della mattinata, in virtù di un orario che dovrebbe venire incontro alla didattica degli studenti di classi “del primo turno” e alla didattica degli studenti di classi del “secondo turno”; difficoltà a coprire un orario di apertura delle scuole più lungo che garantisse una adeguata sorveglianza da parte dei collaboratori scolastici, anch’essi sempre insufficienti rispetto alle necessità delle scuole; famiglie preoccupate per i loro figli costretti a tornare a casa anche molto tardi, soprattutto nel caso di quei ragazzi che frequentano scuole superiori con monte ore di curricolo poderoso, e pertanto maggiormente gravati da un ingresso a orario ‘posticipato’”.


“Si ha l’impressione invece, che dal punto di vista del trasporto, non solo si sconti un annoso sottodimensionamento, ma in 19 mesi poco o nulla si sia fatto per scongiurare un sistema a doppio turno che nuoce all’intera comunità scolastica, studenti in primis, le cui necessità spesso sono le ultime ad essere tenute in considerazione. La “soluzione” del doppio turno, frutto di incapacità nella gestione del problema da parte del governo, va a compromettere i diritti al riposo, al gioco, allo sport, alle attività culturali, ricreative ed educative riconosciuti a bambini e ragazzi dalla Convenzione di New York. Per questa ragione. Sarebbe opportuno che la Regione Lazio riveda il suo piano, come al solito dimensionato su Roma, senza tenere conto delle realtà totalmente diverse delle province, in modo che si possa assicurare il rispetto anche di questi fondamentali diritti”.

REDAZIONE LaProvinciaQuotidiano.it

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