Il Covid blocca bar, ristoranti e agriturismi: l’allarme di Coldiretti

Sono circa 128mila i bar, i ristoranti, le pizzerie e gli agriturismi chiusi nelle 6 regioni  arancioni e rosse con una perdita di fatturato mensile di almeno 2,7 miliardi ed un  drammatico effetto a valanga sull’intera filiera per il mancato acquisto di alimenti e  vino. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulle conseguenze  dell’entrata in vigore del nuovo DPCM.

La serrata imposta dalle misure anti  contagio riguarda regioni dove molto diffuso è il consumo alimentare fuori casa e  colpisce quasi 4 locali su 10 (38%) di quelli esistenti in Italia compresi – evidenzia  la Coldiretti – oltre 5mila agriturismi. Lombardia, Piemonte rappresentano oltre la  metà (58%) delle strutture colpite dalle misure più restrittive sul fronte dei consumi  fuori casa, mentre il resto è concentrato fra Puglia, Sicilia, Calabria e Valle d’Aosta.  

L’intervento di Picchi

“Limitazioni permangono però anche nel resto del territorio nazionale non compreso  nelle due fasce più critiche dove – fa notare Carlo Picchi Direttore di Coldiretti  Frosinone e Latina – le attività di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie,  pasticcerie) sono consentite solo dalle ore 5,00 alle 18,00 con la possibilità sempre  della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con  asporto. Invece nelle regioni dove si registrano scenari di elevata o massima  gravità – sottolinea Carlo Picchi – sono sospese tutte le attività di ristorazione e,  quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi.  Nelle zone critiche – continua Picchi – è consentita la sola consegna a domicilio,  nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul  posto o nelle vicinanze dei locali”.

Le parole di Scappaticci

“Nelle regioni rosse e arancioni – aggiunge Cristina Scappaticci Presidente Regionale di Terranostra Lazio – la ristorazione  viene praticamente azzerata dalle limitazioni imposte dall’ultimo DPCM per frenare  l’ondata di contagi. Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua  Scappaticci – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con  disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio,  dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta  qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In  alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Scappaticci – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.  Le limitazioni alle attività di impresa – conclude Cristina Scappaticci – devono  dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la  filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy”.

Redazione

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