Pro, contro e limiti della didattica a distanza. Parola alla pedagogista clinica

Dal 5 marzo scorso gli studenti di tutta Italia sono stati catapultati in una nuova modalità di apprendimento scolastico: la didattica a distanza. Meglio o peggio? Più stimolante o meno coinvolgente? E dal punto di vista dell’interazione, quali limiti ha evidenziato?

Tutti aspetti che abbiamo affrontato con la professoressa Lucilla Dell’Ascenza, pedagogista clinica, consulente strategico-relazionale e docente di scuola superiore.

Tra i risvolti più evidenti della pandemia c’è sicuramente la nuova modalità della didattica a distanza per docenti e studenti: dal punto di vista psicologico è stata più destabilizzante o, al contrario, professionalmente stimolante?

Durante il delicatissimo avvio di questo lockdown abbiamo tutti dovuto iniziare a pensare a nuovi modi per relazionarci, e la scuola è rapidamente diventata Didattica A Distanza (DAD). Dal punto di vista psicologico la prima sensazione avvertita è stata quella di smarrimento, sia dagli alunni che dai docenti, certamente destabilizzante soprattutto per i soggetti più deboli. Successivamente sono stati scoperti nuovi metodi per fare lezione, incontrandosi ‘a distanza’ grazie alle nuove tecnologie, sostenendosi l’uno con l’altro e attenuando la sensazione di solitudine. L’iniziale disagio si è quindi trasformato in una sensazione dal mio punto di vista stimolante.

Lei è anche specializzata in Pedagogia clinica: quale pensa sia l’impatto negativo che l’improvviso distanziamento sociale ha provocato nei ragazzi?

I risvolti psico-sociali del distanziamento forzato cui siamo stati soggetti, se sono stati difficili per gli adulti, spesso vittime dello sconforto, non sono stati certamente più facili per i più piccoli. Quale sia l’impatto che avrà avuto questo distanziamento sulla crescita dei nostri ragazzi, ancora nessuno lo sa con certezza, ma di sicuro sarà diverso per ognuno di loro, a seconda delle loro fragilità e dei delicatissimi problemi che ognuno porta con sé. Dal mio punto di vista, quindi, bisognerà lavorare nelle fasi successive sulle competenze sociali e relazionali dai più piccoli ai più grandi.

In quale fascia d’età questo improvviso cambiamento ha avuto gli effetti più negativi?

In base alla mia esperienza professionale, ho potuto riscontrare che tutte la fasce d’età hanno risentito di questo particolare momento. La scuola è un luogo dove la socializzazione e la presenza dei loro coetanei consente agli alunni una crescita non solo cognitiva ma anche comportamentale poiché i discenti si confrontano giornalmente anche con ragazzi svantaggiati e disagiati e questo li porta ad una maggiore crescita e consapevolezza.

Le scuole della nostra provincia erano digitalmente pronte per affrontare questo cambiamento epocale secondo lei?

La pandemia ha costretto i docenti a rivedere didattica, programmi ed obiettivi, mettendo a dura prova le capacità di tutto il comparto; se da una parte ha svelato qualche fragilità della scuola, non solo della nostra provincia, ha però subito generato, grazie alla collaborazione tra docenti e Dirigenti, la ricerca di supporti tecnologici (siti specializzati in conferenze e videolezioni, materiali didattici, software specifici ecc.) per ristabilire il suo ruolo educativo. In breve tempo le scuole del territorio sono state pronte ad affrontare questo cambiamento digitale con risultati soddisfacenti.

studente tablet il corriere della provincia

Come è cambiato il ruolo dei genitori con la didattica a distanza?

I genitori in questa occasione vengono, in molti casi, chiamati a collaborare e a partecipare attivamente ai processi di apprendimento dei propri figli impartiti con la DAD. D’altro canto non sempre i ritmi lavorativi consentono questa partecipazione, spesso generando nei ragazzi, dal punto di vista psicopedagogico, una sensazione di abbandono e di ansia. Proprio in questi frangenti diventa fondamentale e di aiuto il confronto con un professionista che certamente potrà alleviare il disagio.

Che ne pensa della proposta della ministra Azzolina di dividere, a settembre, le classi in metà presenze e lasciare i restanti studenti in modalità ‘virtuale’?

Non è facile in questo momento prevedere l’evoluzione della malattia in autunno. Certamente la proposta della ministra richiede qualche perfezionamento, in quanto credo sia difficilissimo alternare gruppi di alunni diversi in giorni diversi soprattutto per quanto riguarda gli allievi più piccoli (classe prime) che per la prima volta entrano nei vari livelli di istruzione scolastica. Se si vorrà seguire queste posizioni, si dovrà ripensare integralmente l’organizzazione della scuola (orari giornalieri, settimanali, numero di alunni nelle aule, luoghi scolastici, percorsi al loro interno, spazi esterni e perfino modalità di svolgimento della lezione). Dovremo dimenticare la scuola finora conosciuta con tutte le possibili ricadute. Forse in questo caso la pandemia potrebbe generare una positiva evoluzione. Staremo a vedere.

Giulia Abbruzzese

Giornalista dei quotidiani online "Il Corriere della Provincia" e "TuNews24.it" e del settimanale "Tu News", ha collaborato anche con il mensile "Qui Magazine" oltre che con il settimanale "Qui Sette"; è stata inoltre Caposervizio del quotidiano "‘Ciociaria Oggi" e Caporedattore de "Il quotidiano della Ciociaria". Collabora con la rivista "Chic Style".

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