FdI, finti amori e giochi di potere
Ci volevano proprio dei pannicelli caldi bipartisan per cercare di rianimare una situazione che, al di là delle chiacchiere e dell’unità di facciata, rimane estremamente liquida e contrastata. C’era qualcuno che diceva: “Prima ero proprio un indeciso. Adesso però non ne sono più tanto sicuro”. Una frase che ben si addice agli ultimi comportamenti di Antonello Iannarilli.
La situazione
Ufficialmente entrato in Fratelli d’Italia direttamente con Giorgia Meloni per non fare torto a nessuno, non si può dire che l’ex onorevole abbia mostrato grande amore nei confronti del senatore Massimo Ruspandini, il quale punta ad accreditarsi come l’unico riferimento provinciale del centrodestra, cosa che non fa molto piacere al viterbese d’adozione Rufa, alla Gerardi, a Quadrini e Ciacciarelli (per citarne solo alcuni).
Tornando a Iannarilli e Savo, in questo momento incarnano alla perfezione anche il famoso proverbio del piede in due scarpe. Anzi a voler essere ancora più precisi, del piede in due giorni: il 30 dicembre, nel maneggio alatrense auguri in pompa semi-magna alla presenza di un pugno scelto (perché proprio contato…) di irriducibili e uditori rampelliani. Il 2 gennaio, ecco che l’Antonello ciociaro si ricicla in perfetto padrone di casa in quel d’Alatri, schierando la créme della créme del centrodestra della provincia di Frosinone. La scusa ufficiale è quella di prepararsi con larghissimo anticipo (forse un po’ troppo…) alle elezioni comunali del 2021. E i rampelliani di due giorni prima che fine hanno fatto?”
Guerre intestine
I maligni in effetti malignano che sia stata una prova di lealtà richiesta dal senatore, che all’incontro di fine anno non era stato invitato. E vista la presenza del cordiale nemico Alessandro Foglietta e di alcuni riferimenti dei ‘Gabbiani’ provinciali e regionali al maneggio amico, manco ci sarebbe andato. Insomma nell’arco di poche ore è andata in scena la tragicommedia di un partito che fa finta di essere unitario, ma che sotto sotto si scanna fra i fedeli dell’inossidabile Rampelli (che ancora detiene buona parte del potere interno di FdI: il controllo del gruppo regionale del Lazio e l’amicizia d’acciaio con il governatore dell’Abruzzo Marsilio la dicono lunga) e gli adepti di Lollobrigida, emergente per innegabili virtù proprie e parentali.
La questione
Anche Ruspandini fa il suo gioco, cercando di incastrare tutti nella seconda linea, ma crescono resistenze e malumori. Il buon Antonello, navigato ed esperto di antica scuola DC, cerca quindi di tenersi buoni tutti, sperando che nessuno si accorga che ha già deciso di dare vita a un bel ticket post-forzista con Alessia Savo: in fondo “Molti nemici molto onore” sta scritto ai piedi dell’Olimpico di Roma, non a quelli dell’Acropoli, noi siamo ciociari, che ce frega? Il punto è, però, che c’è chi comincia a dire, anche tra i Fratelli, che “Accà nisciun è fess’ “.


