A Milano Pompeo getta la ‘Base’ per il futuro dei territori
Nessun cenno al dna dell’attuale Pd. Questa volta nessun messaggio velatamente direzionato alle orecchie della suocera perché nuora potesse intendere. Lo stile asciutto, pulito, grigioblù. Senza fronzoli e niente affatto ampolloso ma denso, concreto e con quella giusta dose di concitata severità che si addice a chi parla di governo anziché di bruscolini.
Perché a Milano, all’assemblea di ‘Base Riformista’ – l’altra metà del cerchio democratico come logo ci suggerisce – il presidente della Provincia di Frosinone c’è andato sì per chiarire, dopo una lunga riflessione, che sarebbe rimasto sulla stessa barca anche se, in qualche momento, quella che si stesse imbarcando acqua non è stata soltanto una sensazione. Ma anche per ribadire, se non fosse ancora chiaro, che lui, come gli altri suoi colleghi, a restare in una perenne vacatio – di funzioni, risorse, compiti, indicazioni, personale, responsabilità e, ovviamente, leggi – non ci vuole più stare.
Lo ha detto in poco meno di otto minuti, alle 12.45, davanti a una platea di amministratori, sindaci e presidenti di Province come lui. Oltre al padrone di casa, Giuseppe Sala, primo cittadino di Milano e della città metropolitana, c’erano Dario Nardella (Firenze), Antonio Decaro (Bari), Sandra Scarpellini (Castagneto Carducci) e tanti altri.
Si sono avvicendati sul palco di via San Barnaba 48, sede della Società Umanitaria milanese, seguendo, in un involontario ma efficace canovaccio, la linea che porta alla sfida riformista della base.
La difesa delle Province
“Vogliamo essere l’anello che ricuce i territori al Governo centrale – ha detto in un passaggio del suo intervento Antonio Pompeo – e io, personalmente, voglio essere anche un po’ provocatorio nel dire che dobbiamo tornare a proferire la parola ‘Provincia’, che è la storia delle nostre comunità e collettività”.
“In questi giorni stiamo assistendo a cosa significhi avere, nei nostri paesi, punti di riferimento quando siamo di fronte alle emergenze. Quando parliamo di Province, parliamo di 7.400 edifici scolastici frequentati dai nostri figli, che dobbiamo efficientare, riqualificare e mettere in sicurezza; parliamo di 130.000 chilometri di strade che rappresentano l’80% di quelle nazionali”.
Il passaggio sulla Legge 56 e un occhio all’Europa
Cosa significa essere riformisti? Pompeo lo dice a microfoni aperti: “vuol dire anche avere il coraggio di rimettere in discussione qualche provvedimento che noi stessi abbiamo proposto e approvato, forse con troppe aspettative”.
Il riferimento è alla legge 56/2014, quella su cui oggi, in numerosi passaggi all’Upi e Upi Lazio, di cui Pompeo è presidente, è in atto una battaglia per la revisione.
“Le Province – ha detto – non sono soltanto quelle che hanno funzioni in materia di strade, scuole e ambiente come vuole la legge Delrio. Sono il punto di riferimento per lo sviluppo economico del territorio, sono il punto di riferimento della sanità territoriale, sono il punto di riferimento delle crisi aziendali a cui purtroppo si assiste continuamente. Dobbiamo ricordare che 19 Stati europei hanno livelli provinciali sui quali investono e in misura molto maggiore, in termini di incidenza sulla spesa pubblica, rispetto all’Italia: dal 4 al 6% contro l’1% nel nostro Paese”.
“Togliere è stato il pallino di diversi Governi”
Una spending review, quella su Province e Comuni, che, ha fatto notare il presidente Pompeo, è stato il leit motiv di diversi Governi che si sono succeduti in Italia, dal 2010 ad oggi, passando da Berlusconi a Monti, da Letta a Renzi.
“Le Province sono state svuotate nel corso degli anni, a partire dal D.L. 95/2012 fino ad arrivare alla 190 del 2014: tutto questo ha creato confusione, disservizi, taglio di risorse per i servizi, proliferare di tornate elettorali con un Consiglio provinciale che dura in carica due anni e un presidente lasciato in perfetta solitudine a gestire la vita di un ente che amministra, senza una Giunta e solo con i suoi decreti. Senza contare che il territorio non è più rappresentato”.
La chiusura
È il minuto 6.27 quando chiude con un appello, che condivide con gli altri riformisti in sala, rivolto “a coloro che ci rappresentano in Parlamento: un assetto istituzionale del nostro Paese in cui le Regioni tornino a fare le Regioni, così come le Province e i Comuni tornino ai ruoli definiti nel rispetto del dettato costituzionale. Le prime non possono assolutamente sostituirsi alle seconde”.
E con la cifra dei 160 milioni di euro, risparmiati con la riforma Delrio a fronte di un’aspettativa molto più audace (4 miliardi di euro), Pompeo conclude il suo contributo a Milano. Un’esperienza dalla quale – questo è il suo augurio – “possa prendere velocità la sfida riformista che parte dagli ambasciatori del rinnovamento: amministratori, sindaci e presidenti delle Province”.

Giornalista dei quotidiani online “Il Corriere della Provincia” e “TuNews24.it” e del settimanale “Tu News”, ha collaborato anche con il mensile “Qui Magazine” oltre che con il settimanale “Qui Sette”; è stata inoltre Caposervizio del quotidiano “‘Ciociaria Oggi” e Caporedattore de “Il quotidiano della Ciociaria”. Collabora con la rivista “Chic Style”.