PD. Partito Diviso. Partito Distratto. Partito Demolito. Di acronimi peggiorativi il Partito Democratico ne ha collezionati tanti. Sarà per la facilità con cui ha servito assist a quanti, criticando una non linea e certe decisioni tutt’altro che allargate, lo hanno contestato a cominciare dall’aspetto squisitamente… letterale.
L’analisi
La prima lettera, P, sta per partito. Che nell’enciclopedia Treccani viene definito come associazione volontaria di cittadini costituita sulla base di una comune ideologia politico-sociale. Volontaria e comune, appunto. Né un reclutamento in ordine sparso per cercare di fare numero, né, tantomeno, una lotta fratricida per imporre idee, stringere alleanze di comodo e, soprattutto, occupare poltrone. La D è quella che più stona in un momento come questo: starebbe per democratico. Ma evidentemente più di qualcuno troppo spesso lo dimentica.
Quello de ‘noantri’ è un partito all’interno del quale la dialettica è quella sbagliata: la contrapposizione invece del confronto, la creazione di fazioni invece di un lavoro di sintesi. E, quel che è peggio, è che se qualcuno – vedi Pompeo – lo dice in un’occasione pubblica come quella di Cassino, viene immediatamente tacciato di contestare il segretario Nicola Zingaretti. A poco vale che, in altre circostanze oltre che in quella, abbia precisato l’esatto contrario. L’errore, gli è stato fatto notare, è nella comunicazione. Perché l’idea della sintesi, della linea comune, di una proposta concreta è giusta. E di questo dovrebbero occuparsi De Angelis, Pompeo, Buschini, Battisti, Alfieri e chi più ne ha più ne metta.
Sguardo al futuro
E allora ci permettiamo di suggerire una diversa lettura dell’acronimo Pd, forse più fantasiosa, certamente più adatta a trasmettere il messaggio e della quale, se vorrà, il presidente Pompeo potrà servirsi per evitare di essere accusato nuovamente di ‘scivoloni’ comunicativi: Democrazia del Pensiero. Vale a dire che l’azione stessa del pensare deve essere democratica: ciascuno ha il sacrosanto diritto di esprimere la propria idea, opinione, riserva o contrarietà all’interno di un dibattito politico sano e costruttivo. Salvo poi rovesciarle tutte su una superficie piana, come si fa con le tessere di un puzzle, e cercare di metterle insieme per comporre la figura. Se, al contrario, ciascuno dei giocatori estrae dalla tasca un pezzo che appartiene al suo puzzle personale e vuole infilarla, per forza, nello spazio del puzzle comune, allora sì che la figura intera non si formerà mai.
Quello che resta da capire è a quale gioco da tavolo sia realmente interessato il nostro Pd. Per ora tutto fa pensare al… Risiko. Pardon, Rosiko.
Giornalista dei quotidiani online “LaProvinciaQuotidiano.it” e “TuNews24.it” e del settimanale cartaceo “Tu News”. In passato è stato anche Direttore Editoriale de “La Provincia”, Direttore Responsabile del quotidiano “Ciociaria Oggi”, Condirettore de “Il quotidiano della Ciociaria”, giornalista di “Paese Sera”, del settimanale “L’Inchiesta” e del quotidiano online “Il Corriere della Provincia”.