Schiuma nel Sacco, sequestrata un’azienda

Un impianto di trattamento rifiuti ritenuto responsabile dello sversamento nel fiume Sacco è stato sequestrato. L’intervento, effettuato a Patrica, è stato condotto dal gruppo carabinieri forestale di Frosinone e dalla polizia provinciale.

La decisione

Ad emettere il decreto è stato il gip del tribunale di Frosinone (su richiesta della Procura della Repubblica) che ha disposto l’apposizione dei sigilli all’impianto di una nota società di rifiuti liquidi pericolosi e non.  Contestati  reati di inquinamento ambientale, violazione di prescrizioni contenute nell’autorizzazione integrata ambientale e impedimento al controllo

L’indagine

È nata a seguito dei funesti eventi d’inquinamento del Fiume Sacco, per scarichi anomali contenenti sostanze inquinanti accaduti nel novembre 2018, che tanto hanno allarmato la popolazione: il 24 novembre dello scorso anno e nella notte tra il 29 e il 30 novembre si sono verificati nel fiume Sacco sversamenti di sostanze che hanno dato origine a ingenti fenomeni schiumosi, rilevati nel centro abitato del Comune di Ceccano.

Il fiume Sacco era completamente ricoperto da una fitta coltre di schiuma bianca, lungo un percorso di centinaia di metri. Dalle prime indagini effettuate con l’ausilio dell’Arpa ed in particolare dai dati analitici trasmessi dai laboratori dell’Agenzia, è stato possibile individuare le sostanze contenute nelle schiume, e in particolare si è constatata la presenza di elevate concentrazioni di tensioattivi, elementi che possono determinare la formazione di schiume. In particolare Arpa Lazio ha rilevato la presenza di Alchilbenzensolfonati (LAS) e Alcansolfati (AS), per la categoria dei tensioattivi anionici, e Alcolietossilati  (PEG) per la categoria dei tensioattivi non ionici. Non solo, Arpa Lazio, mediante approfondite analisi, è riuscita a verificare la presenza anche di altre sostanze, ovvero: Dilimonele,  Eucaliptolo,  Cjnele, Levomentolo.

I controlli

I risultati delle analisi di Arpa Lazio hanno  consentito  di  risalire  all’impianto  oggetto del sequestro. Infatti analoghe analisi sono state effettuate sui reflui dell’azienda, nei quali sono stati riscontrati elementi rilevanti nelle schiume presenti nel fiume Sacco.  L’intero impianto, dunque, è stato ispezionato dal NIPAAF e dalla Polizia Provinciale, unitamente a tecnici Arpa Lazio.

All’esito dell’ispezione, sono  state rilevate  numerose  violazioni alle prescrizioni contenute nell’AIA. Violazioni non solo formali ma, come sottolineato dai tecnici Arpa Lazio, tali che potevano consentire all’impianto di poter scaricare reflui nelle  condutture fognarie senza un trattamento. In particolare, sottolineano i tecnici dell’Agenzia, le violazioni  di fatto non consentono di verificare né i quantitativi di rifiuti inviati a trattamento, né i quantitativi di acque reflue in uscita dall’unità di trattamento biologico, anche grazie all’assenza di un non corretto funzionamento dei contatori volumetrici/misuratori di portata previsti ai fini della tracciabilità dei rifiuti gestiti.

Prezzi vantaggiosi

A ciò si aggiunga che i controlli hanno altresì accertato la presenza di un bypass, che consentiva l’immissione di reflui liquidi non trattati direttamente nella conduttura ASI (bypass che è stato già oggetto di sequestro) nonché il rinvenimento di una tubazione “volante”, cioè non collegata stabilmente all’impianto, depositata sul suolo e collegata nella vasca di raccolta delle acque  di piazzale (cd “di prima pioggia”) con la presenza di una pompa. Ciò ha consentito alla società di applicare prezzi estremamente vantaggiosi per lo smaltimento dei rifiuti liquidi. Inoltre si è verificato la presenza sui piazzali di sversamenti di acque industriali,  colaticci  e fanghi che confluiscono nella rete preposta alla raccolta delle acque meteoriche, per poi essere direttamente recapitate tramite condutture al fiume Sacco.

Guardia alta

Per   impedire   ulteriori     sversamenti,   l’impianto   è   stato   sottoposto   a   sequestro   mediante l’esecuzione del relativo decreto emanato dal GIP di Frosinone. L’azione della magistratura e della della polizia giudiziaria non si ferma all’odierno sequestro, nella consapevolezza che sono possibili altri sversamenti inquinanti. Continueranno  dunque i controlli lungo il fiume Sacco da parte del Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone e della Polizia Provinciale di Frosinone, con una intesa attività di monitoraggio degli scarichi e degli sversamenti di reflui su tutto il corso del fiume ricadente nel territorio della Provincia di Frosinone, finalizzata alla prevenzione e repressione dei reati ambientali.

Redazione

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