Operazione ‘I Parpacci’: nomi e dettagli dello spaccio di eroina

Si chiama ‘I Parpacci’ l’operazione condotta dai carabinieri della Compagnia di Cassino, nella mattinata di oggi, che hanno eseguito 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari, emesse dal Gip del Tribunale di Cassino, nei confronti di altrettante persone accusate a vario titolo e in concorso tra loro di un radicato ed esteso traffico di sostanze stupefacenti, soprattutto eroina.

Ecco chi sono le persone coinvolte

Le persone sottoposte a custodia cautelare sono: Daniele Barroso, soprannominato ‘Lo Spagnolo’,  nato a La Chaux De Fonds (Svizzera) il 19.12.1973, residente a Sant’Andrea del Garigliano; Massimiliano Lutrario, soprannominato ‘Attila’, nato a Cassino il 15.07.1976, residente a San Giorgio a Liri e ora in carcere a Cassino; Luca Rafeli, nato a Cassino il 19.02.1982, residente a Sant’Ambrogio sul Garigliano e in carcere a Cassino; Vincenzo Grossi, nato a Cassino il 08.09.1985, residente a Sant’Andrea del Garigliano e in carcere a Cassino; Adriana D’Arpino, nata a Cassino il 02.10.1990, residente a Sant’Andrea del Garigliano e ora in carcere a Rebibbia; Sergio Simeone, nato a Sant’Andrea del Garigliano il 15.09.1963, dove risiede e dove ore è agli arresti domiciliari; Gianpiero Viscò, nato a Cassino il 10.06.1983, residente a Sant’Andrea del Garigliano e ora agli arresti domiciliari.

 

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La disperazione delle famiglie ha dato avvio all’indagine

Tutto è partito dai genitori di una delle tante ‘vittime’ dell’eroina, i quali, pur di tutelare il loro figlio, non hanno esitato a mettere per iscritto fatti dei quali erano venuti a conoscenza, riguardanti soggetti dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti nella Valle dei Santi.

In questo contesto emergeva in maniera preponderante la figura di Daniele Barroso, detto ‘lo spagnolo’, quale gestore di una fiorente ‘piazza’ di spaccio di stanza nel piccolo centro di Sant’Andrea del Garigliano.

Appostamenti e pedinamenti

A febbraio dello scorso anno, il personale della Sezione Operativa del N.O.R.M. del Comando Compagnia Carabinieri di Cassino, in collaborazione con la stazione carabinieri di Sant’Apollinare, al fine di riscontrare quanto sostenuto dalla coppia, ha effettuato pedinamenti e altre attività di indagine che hanno portato a scoprire un via vai di veicoli, con a bordo anche soggetti già noti quali assuntori di sostanze stupefacenti, che si recavano nell’abitazione di Barroso e ne uscivano dopo una breve sosta.

Controllate e perquisite, le persone che entravano e uscivano da quella casa sono stati trovati con l’eroina. Inoltre, a marzo sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Cassino, è stata attuata un’attività tecnica, insieme a intercettazioni ambientali, sequestri sia amministrativi che penali e numerose dichiarazioni testimoniali acquisite.

La droga acquistata a Caserta

Questa ha permesso ai carabinieri di certificare in maniera definitiva che Barroso gestiva un cospicuo traffico di sostanze stupefacenti, prevalentemente eroina, che acquistava sul litorale domizio da un cittadino straniero non meglio identificato, residente a Castel Volturno, in provincia di Caserta.

Queste poi venivano commercializzate a Sant’Andrea del Garigliano e zone limitrofe, adibendo a base di spaccio la propria abitazione e avvalendosi della collaborazione stabile di Massimiliano Lutrario, Luca Rafeli, Vincenzo Grossi e Adriana D’Arpino, convivente dello stesso Barroso.

Le ‘protezioni’ e precauzioni adottate per lo spaccio

Come base di spaccio l’organizzazione aveva scelto la casa di Barroso perché la sua posizione, in una zona isolata e predominante la sottostante vallata con un’unica via di accesso, costituiva un valido sistema di difesa passiva naturale, in quanto consentiva loro di avere il tempo necessario per nascondere le sostanze stupefacenti illegalmente detenute quando notavano l’arrivo delle forze di polizia.

 

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I carabinieri all’interno dell’abitazione di Daniele Barroso

 

Erano state, poi, installate telecamere esterne che permettevano di osservare in anticipo l’eventuale arrivo di controlli e i clienti erano stati opportunatamente indottrinati sul fatto che ogni qualvolta avevano bisogno di sostanze stupefacenti dovevano andare a casa di Barroso senza alcun preavviso telefonico, in quanto avrebbero trovato sempre qualcuno pronto a cedere loro la droga.

Inoltre cercavano di limitare al massimo l’utilizzo di comunicazioni, prediligendo il ricorso a social network, quali WhatsApp e/o Facebook, proprio per timore di essere intercettati.

Con il fornitore intrattenevano solo rapporti di persona, senza alcuna conversazione telefonica. Peraltro i clienti erano intimoriti da caratteri e personalità violenti dei membri dell’organizzazione che assumevano atteggiamenti di sfida e minaccia anche nei confronti delle forze dell’ordine, per farli desistere da eseguire controlli.

La droga sequestrata

L’attività investigativa ha consentito di sequestrare circa 30 grammi di eroina, 5 grammi di hashish, vari bilancini di precisione, sostanze da taglio e materiale per confezionamento.

Ulteriori riscontri probatori sono stati acquisiti dalle testimonianze rese dai numerosi clienti identificati che hanno evidenziato, in maniera palese, non solo la responsabilità nell’attività di spaccio di tutti gli indagati, ma anche il loro modus operandi e ricondotto l’attività illecita già al 2016.

Durante l’esecuzione delle catture, a seguito di perquisizione personale, Massimiliano Lutrario aveva in bocca una dose di 0,2 grammi circa di cocaina e una di 0,05 grammi di eroina: per questo è stato denunciato per detenzione ai fini di spaccio.

Redazione

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