Droga non pagata, interessi fino a mille euro al mese
Con l’operazione denominata ‘San Bartolomeo’ i Carabinieri della Compagnia di Cassino, nella mattinata odierna, sotto il coordinamento della D.D.A. di Roma, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed ai domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Roma, nei confronti di undici persone, parte delle quali appartenenti a un’unica famiglia di etnia rom stabilmente residente nel quartiere popolare San Bartolomeo di Cassino, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana, intestazione fittizia di beni, tentata estorsione, usura e truffa aggravata.
L’indagine
Nata inizialmente con la Procura della Repubblica di Cassino, ha tratto origine dall’esplosione, nella notte del 28 ottobre 2015, di un ordigno che danneggiava l’interno del circolo ricreativo ‘San Bartolomeo’, nell’omonimo quartiere di Cassino, appartenente alla famiglia rom destinataria della misura cautelare. Il grave episodio, di natura chiaramente intimidatoria, si incardinava nell’ambito di una guerra fra clan rivali nata dal mancato rispetto dell’accordo con il quale gli attuali indagati si erano impegnati ad effettuare l’attività di spaccio nel solo quartiere San Bartolomeo di Cassino.
Con separata e parallela attività di indagine, la Compagnia Carabinieri di Cassino, coordinata e diretta dalla DDA di Roma, ha disarticolato prima il clan rivale rispetto a quello dell’attuale operazione, legato alla criminalità organizzata campana, con l’operazione denominata “La Storia Infinita” che nel mese di gennaio 2017 ha consentito di trarre in arresto tutti i membri del citato clan.
Nel mirino una famiglia rom
L’attività di questa mattina, posta in essere nei confronti del clan dei rom, invece, ha consentito di accertare che tutti i componenti della famiglia gestivano in prima persona, nonché con l’ausilio di due pusher di fiducia, una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti.
Fidanzati pusher
L’indagine ha evidenziato che l’attività di spaccio gestita dalla famiglia rom veniva svolta prevalentemente nelle due abitazioni in uso ai componenti, costituite da due appartamenti posti al terzo e quarto piano dello stesso stabile di edilizia popolare situato nel quartiere San Bartolomeo, nonché nel vicino omonimo circolo ricreativo che appariva una comoda copertura per la vera attività cui era dedito l’intero clan; altresì il nucleo familiare si serviva di due pusher, due giovani fidanzati di Cassino, per lo spaccio al dettaglio che veniva effettuato nei pressi di luoghi di ritrovo dei giovani cassinati o direttamente preso le abitazioni di quest’ultimi con consegne a domicilio.
Durante le indagini sono stati sequestrati 14 grammi di cocaina, 803 grammi di hashish, 170 grammi di marijuana, nonché di una serra artigianale ricavata nella camera da letto dei due spacciatori arrestati in flagranza di reato.
Strozzinaggio per la dose
L’indagine ha consentito altresì di accertare che una delle donne appartenente al clan dei rom, dopo aver spacciato a credito a una tossicodipendente del luogo cospicui quantitativi di cocaina, ha applicato un tasso usurario al debito contratto dalla sua cliente, arrivando a chiedere, a fronte di droga per a 3.000 euro, fino a 1.000 euro di interessi mensili, nonché a farsi consegnare, a titolo di garanzia, due orologi di pregio (un “Rolex” e un “Bulgari”) del valore complessivo di euro 37.000.
È stato altresì accertato che la famiglia rom, simulando di essere residente nell’alloggio popolare dove avveniva l’attività di spaccio, fatto non corrispondente al vero perché la reale assegnataria si era trasferita altrove, otteneva l’ingiusto profitto dell’assegnazione dell’abitiazione pur non avendone il diritto.
Estorsione al pescivendolo
Nel corso dell’indagine è stato anche accertato un tentativo di estorsione nei confronti di un pescivendolo da parte di una donna rom parente del clan, che brandendo un coltello pretendeva il pagamento di interessi usurari sui prestiti effettuati in favore del commerciante.
I sequestri
Parallelamente all’attività d’indagine sullo spaccio sono stati altresì svolti accertamenti patrimoniali che hanno consentito di accertare che i componenti della famiglia rom, pur dichiarando redditi che lambivano la soglia della povertà, conducevano un tenore di vita agiato ed erano intestatari, anche per interposte persone, di terreni e abitazioni di valore sproporzionato alle loro condizioni di vita economiche. Per tali motivi il Gip di Roma ha disposto il sequestro preventivo di tre alloggi popolari, tre terreni, due ville e un circolo ricreativo, tutti nel territorio del cassinate per un valore stimabile in circa 800.000 euro.