Fardelli conferma le dimissioni da segretario Dem

“Questa mattina, avendo comunicato all’onorevole Mauro Buschini di non essere interessato affinché si trovasse una convergenza sul mio nome, confermo quanto dichiarato ieri sera: cioè le mie dimissioni da segretario cittadino del Pd”.  Dietrologie politiche, chiacchiere da bar, articoli senza senso ma alla fine Marino Fardelli, nonostante gli inviti a fare dietrofront, è rimasto sulle sue posizioni. È stato per me – ha evidenziato – motivo di grande orgoglio ricoprire il ruolo di segretario cittadino. Un Pd che aiutai a far nascere nel 2007 quando da segretario della Margherita insieme all’amico Ernesto Polselli, segretario dei Ds, lo mettemmo su a Cassino”.

Il lungo impegno

“Ho svolto questo ruolo da ottobre 2015 a marzo 2019 nella consapevolezza dell’alta responsabilità che ciò comportava, soprattutto in un periodo terribile per Cassino e il nostro territorio. Mi sono sempre sforzato di svolgere tutta la mia attività politica e partitica con impegno e senso di responsabilità cercando, per quanto mi è stato possibile, di contribuire alla crescita del partito e della comunità”.

Nessun rimpianto

“Dopo l’esperienza elettiva ad ogni livello terminata giusto un anno fa, termina così la mia esperienza partitica senza rimpianti ma con una grande certezza: la passione, l’impegno e l’onestà non mi sono mai mancati e per questo ringrazio mio papà Cesare per avermi trasmesso sin da bambino (ricordo quando annunciavo al microfono e con le trombe sulla macchina le Feste dell’Amicizia a Caira) quella passione per la Politica.

Lo sfogo su Facebook

2006: terzo degli eletti in città con 410 voti, primo eletto della coalizione di centrosinistra; 2011: primo degli eletti in città con 467 voti; 2013: eletto in consiglio regionale dopo aver preso 2064 voti in città;
2016: ho fatto due liste per aiutare una compagine sostenendo Petrarcone per un totale di 1840 voti, grazie a chi accettò la candidatura nelle due liste; 2018: seppur non eletto in consiglio regionale ho preso 1460 voti in città;
Debbo essere ‘valutato’ da chi ha preso meno voti di me in ogni competizione, da chi all’interno del partito cittadino non ha mai mosso una sedia nemmeno per dare una pulita alla sede, da chi afono non ha mai aperto bocca, da chi addirittura forse nemmeno ha dato la quota mensile per pagare il fitto della sede e da chi mettendo sotto le scarpe il valore della meritocrazia gioca solo allo sfascio per emergere e mantenere una posizione? Ma il 26 maggio andrò a votare lo stesso perché votare è un dovere non solo un diritto.

 

Redazione

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