La camorra sull’appalto di Ferentino: nomi e dettagli

Il blitz è scattato alle cinque e mezza di questa mattina, quando i carabinieri della Compagnia di Tivoli, coadiuvati nella fase esecutiva dai colleghi del Comando provinciale di Frosinone, agli ordini del colonnello Fabio Cagnazzo, hanno raggiunto e arrestato i cinque indagati nell’ambito dell’indagine su tangenti ed estorsioni per l’appalto del cimitero al Comune di Ferentino.

Ecco chi sono gli arrestati: il consigliere comunale con delega ai servizi cimiteriali, Pio Riggi, classe 1964; Luciano Rosa, commerciante di 64 anni, ferentinate e parente di Riggi; Ugo Di Giovanni, classe 1977, e Gennaro Rizzo, 47 anni, entrambi nati a Napoli ma residenti a Roma e, infine, Emiliano Sollazzo, nato e residente nella capitale, 31 anni.

Sono stati trasferiti tutti al carcere romano di Regina Coeli e sono accusati, a vario titolo, di estorsione aggravata dal metodo mafioso, ai danni di L.S., giovane imprenditore di Tivoli che nel 2013 ha presentato un project financing per la costruzione e gestione di loculi al cimitero comunale di Ferentino e nel febbraio 2018 si è aggiudicato l’appalto.

 

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Il cimitero comunale di Ferentino

 

L’occhio della camorra sull’appalto di Ferentino

Secondo quanto accertato dai carabinieri della Compagnia di Tivoli, che hanno dato esecuzione a un’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica–Direzione Distrettuale Antimafia, sarebbe accertata l’esistenza di un clan camorristico operativo nel Lazio orientato alla penetrazione nel tessuto economico delle pubbliche amministrazioni.

In particolare, l’occhio del clan, secondo quanto emerso dall’indagine dei carabinieri, si era focalizzato sull’imprenditore tiburtino che a febbraio dell’anno scorso si è aggiudicato un appalto di circa 6 milioni di euro e per il quale il consigliere Riggi avrebbe preteso un’ingente somma di denaro.

Il ruolo di Pio Riggi e il rapporto con la camorra

Immediatamente dopo la firma del contratto, il consigliere comunale di maggioranza con delega ai servizi cimiteriali, Pio Riggi, avrebbe reclamato dal co-titolare della ditta, a titolo di tangente, la somma di 300.000 euro, pari al 5% dell’importo totale dei lavori stimati.

Ma nonostante le insistenze del consigliere comunale, l’imprenditore non avrebbe acconsentito a pagare e, a questo punto, l’amministratore ferentinate sarebbe ricorso, sempre secondo le risultanze delle indagini dell’Arma, ad esponenti della camorra per costringere il giovane a versare il denaro, grazie alla forza di intimidazione del clan.

 

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Il consigliere comunale di Ferentino Pio Riggi

 

Il consigliere Riggi, infatti, si sarebbe avvalso sia di un suo parente, il sessantaquattrenne Luciano Rosa, commerciante della capitale, sia di un gruppo di soggetti, uno dei quali, in particolare, interfaccia di un clan camorristico di Napoli centro.

Questi avrebbero sottoposto l’imprenditore tiburtino a reiterate richieste estorsive, attraverso l’uso di armi e perfino attraverso veri e propri raid nella  sede dell’azienda.

L’amministratore del Comune di Ferentino, inoltre, così come riporta il giudice per le indagini preliminari nel provvedimento restrittivo “è il vero artefice e ideatore della condotta estorsiva, sebbene incensurato, il suo ruolo appare fondamentale: grazie a lui l’organizzazione camorristica fagocita un’impresa sana e la asserve ai suoi desiderata; il suo inserimento oramai pluriennale all’interno dell’amministrazione di Ferentino ne garantisce il concreto ed attuale pericolo di reiterazione di condotte anche per reati di pubblica amministrazione”.

L’azione estorsiva del clan: da 300.000 euro a un milione

Dalle indagini emerge, inoltre, che inizialmente la somma pretesa dal clan era di trecentomila euro. Nel tempo, però, sarebbe lievitata fino all’esorbitante cifra di un milione di euro a titolo di ‘sanzione’ per i supposti ‘ritardi’ nei pagamenti dell’imprenditore, dal quale, in aggiunta, veniva addirittura preteso l’esborso del 10% del fatturato per i futuri lavori della sua ditta, in cambio della ‘protezione’ del clan.

Mire anche sullo stadio di Ferentino

Secondo l’inchiesta, inoltre, le mire del clan e del consigliere Riggi si sarebbero indirizzate anche sullo stadio di Ferentino in costruzione, un appalto dove gli interessi in gioco e i guadagni  rappresentavano una vera e propria manna per le illegittime bramosie del clan.

Il giudice scrive, infatti, che “il concreto riferimento allo stadio dava la cifra degli interessi in gioco e della volontà dell’amministratore di trarre un profitto personale anche dalla realizzazione di quell’opera con il concorso degli stessi co-indagati“.

La denuncia dell’imprenditore

La vittima, a questo punto, schiacciato dalle pretese e terrorizzato per la sua incolumità fisica e per quella dei suoi familiari, in un primo momento avrebbe versato la somma di 44.000 euro, che ovviamente non placava la ‘ingordigia’ del sodalizio e, successivamente, ricevendo incessanti minacce e violente pretese di denaro, si sarebbe convinto a denunciare quanto stava subendo dal clan.

Ed è proprio a partire dalla denuncia che trae origine la complessa e articolata attività d’indagine, condotta anche attraverso mezzi tecnici, servizi di osservazione e pedinamenti, dai carabinieri della Compagnia di Tivoli sotto la guida della Procura della Repubblica di Roma-Direzione Distrettuale Antimafia, che ha permesso di acquisire gravi e inequivocabili indizi di reato a carico degli indagati, tutti arrestati e ora in carcere a Regina Coeli.

La nota del Comune di Ferentino

“Con riferimento a quanto avvenuto nella mattinata odierna e a quanto riportato nelle testate giornalistiche online e sui social – si legge in una nota diramata poco fa dal Comune di Ferentino – l’Amministrazione Comunale intende precisare che i fatti contestati riguardano comportamenti e azioni svoltisi al di fuori dell’Ente.  Al momento, infatti, non è stato evidenziato alcun elemento, comportamento o atteggiamento che possano ricondurre ad attività illecite all’interno della compagine amministrativa comunale”.

 

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Il palazzo municipale di Ferentino

 

“Precisa, infine, che gli eventi e i fatti ad essi connessi contestati dagli organi giudiziari, allo stato non riguardano in alcun modo i procedimenti amministrativi posti in essere dal Comune di Ferentino al fine di affidare l’appalto in project financing dell’ampliamento del locale cimitero comunale il cui iter andrà regolarmente avanti”.

“L’Amministrazione comunale – conclude la nota – pur esprimendo il proprio sconcerto per quanto accaduto, nel contempo prende le distanze da accostamenti e illazioni circa i collegamenti dichiarati, per i quali si riserva, tra l’altro, di ricorrere nelle sedi opportune a tutela della propria immagine e della correttezza dell’operato dell’Ente”.

Giulia Abbruzzese

Giornalista dei quotidiani online "Il Corriere della Provincia" e "TuNews24.it" e del settimanale "Tu News", ha collaborato anche con il mensile "Qui Magazine" oltre che con il settimanale "Qui Sette"; è stata inoltre Caposervizio del quotidiano "‘Ciociaria Oggi" e Caporedattore de "Il quotidiano della Ciociaria". Collabora con la rivista "Chic Style".

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