Appalto Monti Lepini, Mastrangeli fa il punto

Il sindaco di Frosinone, Riccardo Mastrangeli, nel corso dell’ultimo Consiglio comunale ha illustrato la relazione  in merito alla vicenda dell’appalto della Monti Lepini e dei relativi, conseguenti, contenziosi giudiziari.

L’intervento

“La presente relazione – ha dichiarato il sindaco Mastrangeli – pur non avendo la pretesa di compendiare la complessità delle situazioni giuridiche ed amministrative, scaturenti dall’ormai nota vicenda dell’appalto del tratto urbano della ex Monti Lepini, intende, comunque, portare a conoscenza dell’intero Consiglio Comunale i riverberi che le decisioni assunte dall’Autorità Giudiziaria potranno avere, anche nell’immediato, sull’assetto economico-finanziario, oltre che patrimoniale, dell’Ente comunale. Parimenti, in linea con quello che è l’obbligo di informativa del vertice politico ed amministrativo dell’Ente comunale, le indicazioni che saranno di seguito fornite intendono offrire la fotografia fedele e attuale della vicenda, prescindendo da giudizi o valutazioni, rimessi al più puntuale apprezzamento dei provvedimenti di giurisdizione ed, eventualmente, di carattere amministrativo. L’incipit del contenzioso viene in luce a seguito del rinvio a giudizio, disposto dall’Autorità Giudiziaria di Frosinone, di alcuni amministratori pubblici e dirigenti comunali, in concorso con un imprenditore privato, accusati – al netto di altri reati – anche di corruzione volta alla turbata libertà degli incanti pubblici, segnatamente ad incidere sulla procedura di gara e aggiudicazione dell’appalto, per i lavori di adeguamento del tratto urbano della ex Monti Lepini”. 

La situazione

“Il rilievo essenziale, dunque, operato dalla Procura della Repubblica in sede, ruotava attorno alla redazione del bando di gara e disciplinare di gara, prevedendo per l’aggiudicazione il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, attribuendo all’offerta tecnica l’80% del punteggio e all’offerta economica soltanto il 20%, senza che la assoluta preponderanza dell’un criterio valutativo sull’altro fosse giustificata dall’oggetto dell’appalto, trattandosi di ordinari lavori stradali, senza opere particolari e senza la richiesta di elevati standard qualitativi. In buona sostanza, l’ipotesi coltivata dall’Autorità Giudiziaria procedente in sede penale era quella della instaurazione patologica del rapporto negoziale e contrattuale, tra l’Ente comunale ed il privato, viziando il momento genetico delle reciproche obbligazioni, con il conseguente danno economico, finanziario e patrimoniale per la stessa amministrazione comunale, rispetto ai princìpi di buon andamento e di efficienza, oltre che di imparzialità, nell’azione amministrativa”.  Il menzionato procedimento penale si concludeva con la sentenza di prescrizione, senza, dunque, la pronuncia di assoluzione nel merito, per il decorso del termine massimo fissato dall’ordinamento, per la definizione del giudizio, mentre uno degli imputati aveva optato per il patteggiamento.

“Di tutta evidenza, quindi, l’Amministrazione Comunale, senza esprimersi circa valutazioni prognostiche finali, ha interesse a dare corso correttamente all’accertamento di quanto effettivamente avvenuto, al momento della instaurazione del rapporto giuridico con il privato, trasferendo la costituzione di parte civile dall’ambito penale a quello processualcivilistico – ha proseguito Mastrangeli – . Dalla relazione che viene, oggi, consegnata al Consiglio Comunale, redatta dai consulenti legali del Comune, si evince come dall’esito di un nuovo giudizio di accertamento della eventuale responsabilità, conseguente alle contestazioni effettuate in sede penale, dipenda la consistenza e la effettività delle obbligazioni, ovvero dei diritti, della stessa Amministrazione Comunale, rispetto alle pretese del privato”.

I risvolti economici

Ad oggi, invero, a fronte di richieste iniziali vicine agli 8,5 milioni di euro, l’unica sentenza emessa da parte del Tribunale civile di Roma ha statuito un accoglimento parziale della domanda svolta dal privato, quantificando la somma in euro 1.575.149,00.  Tale sentenza veniva appellata dal Comune di Frosinone.  Pendono, attualmente, altri due giudizi promossi dal privato, verso l’Amministrazione Comunale, per ottenere il pagamento di ulteriori 9 milioni di euro per altri corrispettivi maturati ed il riconoscimento dell’anomalo andamento dell’appalto, unitamente all’impugnativa della risoluzione del contratto, intervenuta in data 18/01/2016, da parte del Comune.

L’Amministrazione Comunale di Frosinone, in estrema sintesi, è obbligata a fronteggiare due distinte esigenze ed interessi che, paradossalmente, potrebbero risultare anche inconciliabili, sotto il punto di vista della sincronia processuale ed amministrativa.  Da una parte, esiste il diritto e dovere dell’Ente pubblico di accertare se il momento genetico dell’assunzione delle reciproche obbligazioni con il privato è stato inficiato, o meno, da fatti illeciti, evidentemente in contrasto con i princìpi di imparzialità, correttezza e buon andamento della Pubblica Amministrazione, di cui all’art. 97 della Costituzione”.

“Dall’altra, nel breve periodo, tenuto conto della esecutività delle sentenze di primo grado in sede civile, e prima ancora che la Autorità Giudiziaria possa esprimersi definitivamente, lo stesso Comune di Frosinone deve tentare di evitare eventuali situazioni di insolvenza, economica e finanziaria, rispetto a possibili decisioni provvisorie, prima che possa maturare la decisione ultimativa e finale sull’intera vicenda, da parte dell’Autorità di giurisdizione”.

REDAZIONE LaProvinciaQuotidiano.it

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