Confagricoltura Frosinone, Fase 2: occorre più coraggio e sostegno ad agroalimentare e turismo

Maggiore coraggio per affrontare la fase 2 dell’emergenza Coronavirus dando maggiore sostegno al settore agroalimentare che hanno garantito continuità produttiva in questi mesi di lockdown garantendo il cibo sulle tavole degli italiani”. A chiederlo è il presidente di Confagricoltura Frosinone Vincenzo del Greco Spezza che sottolinea la necessità di strategie chiare sia a livello nazionale che europeo, per rafforzare l’agroalimentare locale e fare in modo che non vengano perse fette di mercato e risorse a vantaggio di comparti di altre nazioni. Occorre uno scatto in avanti partendo dalla semplificazione normativa.

L’intervento

Da diverse settimane – spiega del Greco Spezza – Confagricoltura chiede al Governo di utilizzare i percettori di reddito di cittadinanza, cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali, per garantire la manodopera nei campi e colmare i vuoti di forza lavoro che molte aziende ormai da tempo denunciano. Appelli che non sono stati raccolti non per mancanza di interesse ma perché la burocrazia rende lo Stato prigioniero e non in grado di prendere decisioni veloci in presenza di un’emergenza così pesante come quella in atto”.

Le imprese hanno fatto e stanno facendo la loro parte, ora tocca alle istituzioni: “Da parte nostra siamo e saremo in prima linea per combattere con i mezzi che abbiamo a disposizione la pandemia. Molte aziende continuano a lavorare seppur indebitate a causa della flessione degli ordinativi e l’innalzamento dei costi di produzione, per non lasciare soli i cittadini ciociari ed italiani. Ma la politica deve fare la propria parte con un’azione mirata, capace di guardare al futuro con concretezza per non vedere morire un comparto fondamentale per l’economia globale”.

L’organizzazione agricola, che da inizio anno aderisce dell’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato del nostro Paese assieme all’Associazione Dimore Storiche Italiane (ADSI), esprime preoccupazione anche per il settore turistico legato alle dimore storiche italiane che coprono la metà dell’offerta museale italiana e svolgono attività in diversi settori del turismo e della cultura, dall’agroalimentare all’alberghiero, passando per l’organizzazione di eventi. Secondo i dati raccolti nello studio dell’Osservatorio della Fondazione Bruno Visentini, saranno oltre 1,8 miliardi di euro i minori ricavi di queste realtà per il 2020, con 30mila posti di lavoro a rischio e tra i 25 e i 30 milioni di visitatori in meno, una perdita, con evidenti ripercussioni sull’indotto dei territori. Il settore maggiormente esposto, da un punto di vista economico, sarebbe quello vitivinicolo: i produttori di vino delle dimore storiche rappresentano circa il 30% del totale delle imprese in Italia del comparto e le perdite stimate a seguito dell’emergenza sfiorano il miliardo di euro.

Dal punto di vista occupazionale, invece, è il settore ricettivo che pagherebbe il prezzo più alto, con quasi 13.000 posti a rischio, seguito dal vitivinicolo (oltre 10.000 persone a rischio) e dal settore organizzazione eventi (oltre 6.000): “Ogni euro investito nella rete delle dimore storiche – spiega il presidente di Confagricoltura Frosinone – ha un effetto moltiplicatore superiore al doppio per l’economia dei territori, è evidente come il supporto che verrà dato a questo settore porterà indubbi benefici a tutti i territori. Non solo per la ripresa economica ma anche per la conservazione di professionalità legate alla tradizione e per la nascita di nuove opportunità lavorative”.

Redazione

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