Acampora (Confcommercio): aziende condannate a morte, si rischia la crisi sociale

Il nuovo Dpcm decreterà la condanna a morte di migliaia di imprese. C’è il rischio di una crisi sociale”. Così il Presidente di Confcommercio Lazio e Consigliere Nazionale della stessa associazione Giovanni Acampora. “Nel discorso di Conte, nessuna certezza, sugli aiuti economici, nessuna visione complessiva sulla gravità dello “tsunami” che si sta abbattendo sul sistema delle imprese e più in generale sulla nostra società, e ancora tanta confusione“.

L’intervento

“Solo autocelebrazioni su recovery found, ringraziamenti a pioggia ai vari comitati e task force, conditi degli ormai consueti aggettivi a partire dall’ormai irrinunciabile poderosa, ma stavolta con un inquietante non consentiremo; un errore di comunicazione oppure un inizio di deriva autoritaristica in nome di una presunta conoscenza a noi non nota di estrema gravità sanitaria?”

“La realtà è che i dipendenti aspettano ancora la cassa integrazione, la “poderosa liquidità” stenta a decollare, l’assegno di 600 euro è meno di una mancetta e di indennizzi, contributi a fondo perduto e moratoria su tasse e tributi neanche l’ombra“.

“La tanto annunciata e auspicata “fase due” è diventata al massimo “fase 1 e mezzo”, con timidissime aperture e interi comparti strategici lasciati nella più completa incertezzaSui bar, ristoranti, pizzerie, catering, intrattenimento, solo una data ipotizzata, sugli stabilimenti balneari solo un timido accenno, interi comparti neanche nominati tra cui gli ambulanti, tutto ciò produrrà solo per i pubblici esercizi altri 9 miliardi di danni che portano le perdite stimate a 34 miliardi in totale dall’inizio della crisi. Nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento Moriranno oltre 50.000 imprese e 350.000 persone perderanno il loro posto di lavoro. Tutto questo a dispetto sia del buon senso che della classificazione di rischio appena effettuata dall’Inail che indica i Pubblici Esercizi come attività a basso rischio e nonostante la categoria abbia messo a punto protocolli specifici per riaprire in sicurezza”.

E beffa delle beffe il divieto di licenziamento per altri due mesi; cioè le aziende con un prevedibile, anzi certo, calo del fatturato oltre il 50% minimo, saranno costretti a non licenziare ma solo a fallire”.

Redazione

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