(T)here fa tappa a Frosinone, Tomaselli traccia la rotta per un polo industriale sostenibile
(T)here: lì e qui. Un titolo che vuole esprimere tutta la voglia dei Giovani Imprenditori di Unindustria di puntare a un futuro da protagonisti in Europa, scegliendo però di restare a Frosinone e nel Lazio. L’iniziativa, dopo le tappe di Rieti, Viterbo e Latina, arriva nel capoluogo della Ciociaria giovedì 30 gennaio.
L’appuntamento
A partire dalle ore 17.00, presso la Sala Domenico Purificato della Prefettura in piazza della Libertà 14, importanti ospiti istituzionali daranno vita al confronto sul futuro del capoluogo con i Giovani Imprenditori del frusinate: tra i presenti il Prefetto di Frosinone Ignazio Portelli, Mauro Alessandri Assessore Regione Lazio Lavori Pubblici e Tutela del Territorio – Mobilità, il Presidente della Provincia Antonio Pompeo, il Sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani, il Presidente di Unindustria Frosinone Giovanni Turriziani, Alessandra Sardellitti Consigliere Provinciale con delega alla Pubblica Istruzione ed alla Formazione e Miriam Diurni, Consigliere di Amministrazione del Consorzio per lo Sviluppo Industriale Frosinone. Per i Giovani, oltre al Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria Giulio Natalizia, prenderanno parte al dibattito Christian De Vellis, Presidente dei Giovani di Frosinone, Luca Valeri e Francesco Tomaselli. A quest’ultimo toccherà il compito di illustare il tema dei poli industriali sostenibili. Lo abbiamo intervistato.
L’intervista
Senta Tomaselli, tenendo presente il quadro generale dell’economia del Frusinate, quali sono le vostre proposte per uno sviluppo sostenibile ?
“La crisi economica che stiamo vivendo ormai da troppi anni ha riportato al centro dell’attenzione il settore manifatturiero, che ritengo essere il motore della crescita dell’intero sistema economico. Dalle analisi effettuate, possiamo affermare che Frosinone si conferma essere senza alcun dubbio il territorio a più elevata vocazione industriale del Lazio. Ed è, quindi, arrivato il momento di essere visti e letti in maniera diversa da chi ci governa. Vorrei, però precisare che non stiamo parlando di un tema di interesse dei soli imprenditori, ma stiamo parlando dell’insostenibilità del nostro territorio che coinvolge tutti noi: dal dipendente che lavora nelle aziende, alle famiglie che vivono qui, ai figli che devono trovare nel Frusinate il motivo per restarci, svilupparlo ed esserne orgogliosi. Il nostro obiettivo, attraverso proposte strutturali, è quello di stimolare tutti gli interlocutori, partendo dai sindacati, passando per le imprese, fino ad arrivare alle associazioni. Tutto ciò per unire le forze e far diventare la nostra provincia sostenibile, vivibile e attrattiva”.
Nello scenario economico la competitività si gioca sempre più su aree che risulteranno attrattive per capitali ed investimenti. Le stesse dovranno essere dotate di sistemi infrastrutturali adeguati. Qual è la ricetta di Unindustria?
“Assistiamo ormai da anni alla perdita di competitività del nostro territorio, perché caratterizzato principalmente dalla mancanza delle condizioni di base per permettere alle imprese di insediarsi e crescere allo stesso tempo. Possiamo aimè dire, dalle ultime analisi effettuate, che non siamo attrattivi e le infrastrutture la fanno da padrone. Le nostre proposte riguardano principalmente la valorizzazione delle aree industriali, mediante interventi mirati sul tema della semplificazione amministrativa in termini ambientali, ma anche attraverso uno degli strumenti già avviati come il Consorzio unico industriale, che riteniamo essere la strada maestra per portare a definire una politica industriale unica a livello regionale”.
Il Sin Valle del Sacco sembra aver imbrigliato lo sviluppo della provincia di Frosinone. Lei che cosa ne pensa?
“La perimetrazione effettuate, in particolare quella del 2016, si sono basate sul principio della potenzialità; ovvero più sulla potenzialità che sull’effettiva contaminazione del suolo. Da tutto ciò ne è scaturita una perimetrazione vastissima che ha carattere straordinario, ma gestita con procedure ordinarie che non favoriscono l’insediamento di nuove aziende e neppure la crescita di quelle che sono già presenti. In questo modo, come sta già avvenendo, si rischia la delocalizzazione produttiva proprio per poter sfuggire da un vortice burocratico che fa da tappo allo sviluppo. L’assurdo poi è che fuori dalla nostra provincia si è proceduto, per realizzazione del sito di stoccaggio di Amazon, allo sbancamento di una collina che poteva rimanere un’area verde, piuttosto che favorire l’insediamento nella nostra area Asi che possiedeva già tutte le infrastrutture necessarie. Allora mi chiedo e chiedo: a chi importa veramente dell’ambiente?”.


