Giustizia e Impresa per la tutela dell’ambiente, il convegno di Unindustria
Un’occasione per approfondire, insieme ad autorevoli relatori ed esperti del settore, nonché rappresentanti di enti e istituzioni coinvolti, alcune criticità sul tema ambientale. In particolare sulle procedure e sul rilascio delle autorizzazioni in materia. Tutto ciò con l’obiettivo di far emergere un nuovo modello che vede, insieme, le aziende e il territorio in un nuovo approccio tra il fare impresa e l’attenzione per l’ambiente nel quale l’impresa stessa opera.
L’appuntamento
Il convegno ‘Giustizia e Impresa per la tutela dell’ambiente’, che si terrà il prossimo 29 maggio presso la sede di Unindustria Frosinone in via del Plebiscito 15, alle ore 14.30, è stato presentato questa mattina da Giovanni Turriziani, presidente di Unindustria Frosinone, nel corso di una conferenza stampa.
L’analisi di Turriziani
“Siamo grati anche al Tribunale di Frosinone per aver accettato di affrontare un percorso comune, proprio per confrontarsi su un tema molto complesso qual è quello ambientale. Un tema caratterizzato da norme incerte e da iter amministrativi altrettanto incerti. A volte – ha evidenziato Turriziani – con sovrapposizioni di ruolo che non aiutano nessuno; che non aiuta le imprese, non aiutano i tribunali e soprattutto non aiutano l’ambiente”.

“L’obiettivo del convegno – ha argomentato il presidente degli industriali – è, quindi, quello di cercare di individuare soluzioni e nuovi percorsi per avere soprattutto norme e linee guida più chiare, che consentano alle aziende di essere accettate sul territorio come portatrici di contributi a minor impatto ambientale. Quindi non come problema – ha aggiunto – ma come parte della soluzione al problema”.
Sin, un mostro giuridico
“Il nostro non è un Sin come tutti gli altri – ha sottolienato Turriziani – dove è facile individuare un’area molto circoscritta, coloro che hanno inquinato e chi la deve bonificare da un componente chimico che danneggia l’ambiente. La cosa più giusta da fare, per non distruggere ulteriormente il territorio e la sua immagine – ha proseguito – è procedere con una riperimetrazione. All’interno dello stesso Sin, infatti, sono finite anche imprese, aziende agricole e abitazioni private i cui terreni non sono certamente contaminati. Non andrebbe neanche chiamato Sin Valle del Sacco, Ma Sin del Sacco – ha concluso – perché le zone maggiormente a rischio sono solamente quelle a ridosso del fiume”.


