Paura e delirio chiude la rassegna Nuovi Linguaggi
Venerdì 15 alle 21, all’Auditorum Colapietro, a soli 2 euro, spettacolo di chiusura della rassegna Nuovi Linguaggi” di Officina Culturale Casa D’arte di Errare Persona. In scena ‘Paura e Delirio’, una rappresentazione originale e interessantissima, che offre uno spaccato iperrealistico della nostra società. Le storie descritte nascono sull’autobus, a scuola, dalle famiglie, si sviluppano per paradossi, attraverso laboratori e continue sessioni di scrittura. Lo spettacolo porta in scena un lavoro di anni fatto di interviste nei quartieri della capitale, un faticoso tentativo di ascolto. Decidiamo di parlare di quelli che il nostro teatro spesso fatica a raccontare. I cattivi. I razzisti, i menefreghisti, i pavidi, gli infami, senza giudicarli, ma osservandoli e cercando di comprenderli. In queste persone troviamo un senso di smarrimento, una nostalgia di un passato spesso inventato, idealizzato, vagheggiato, in contrapposizione ad un presente dove domina la preoccupazione, la paura, l’impotenza.
Interpretazione magistrale
In scena un fratello ed una sorella, interpretati magistralmente da Ferdinando Vaselli e Alessia Berardi, ed una strana piccola magica creatura che non si vede ma c’è e che cambierà il corso della storia. Dapprima le creature si dipanano come figure quasi bidimensionali, quasi divertenti. Lui animatore di ritorno da una festa per bambini, lei una donna che non esce mai da casa. Sembrano una coppia consumata dalla quotidianità con i loro riti sempre uguali a se stessi. Poi pian piano emerge la loro folle idea, le inevitabili ed imprevedibili conseguenze di un gesto estremo. La loro relazione si fa complessa. Fratelli, complici, amanti forse. Il marcio e la paura non abitano l’esterno. Sono dentro di noi. questi fantasmi di personaggi irreali, brutti e lontani dalle nostre sicurezze abitano le nostre case, affondano le nostre ferite, si confondono con le nostre storie.
Un viaggio nelle paure interiori
Non sono burattini di un mondo lontano da noi, pubblico che va a teatro, pubblico di sinistra colto e benpensante ma sono, portate alle conseguenze estreme, vite che non hanno saputo tirar fuori la loro estrema fragilità. Nello spazio teatrale ritrovano la loro forza dirompente sprezzante e pretendono di essere visti nella loro bruttezza e nella loro semplicità. Li incrociamo nello sguardo delle persone che incontriamo in un crinale pericoloso tra bidimensionalità e tridimensionalità, tra realismo estremo e surrealismo quasi involontario. Lo spettacolo assume così i toni di una commedia acida e sporca, antiretorica, molto politicamente scorretta. Una commedia che parla di noi. Che parla delle nostre paure più profonde.