Radici, incontro con Giuseppe Campoccio

La tenacia, l’amore per la vita nonostante tutto, la riscoperta di se stessi, il ricominciare sempre, la passione per lo sport e per il sociale. C’è stato tutto questo e molto di più nell’ultimo appuntamento di RADICI, l’iniziativa promossa dal’Associazione La Città che Vorrei, presieduta da Marco Riccio, e realizzata in collaborazione con Banca Popolare del Cassinate.

Ospite d’onore, Giuseppe Campoccio, meglio conosciuto come Joe Black, atleta paralimpico italiano, specializzato nelle discipline del getto del peso, lancio del disco e lancio del giavellotto. Appartenente al Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa, è stato Bronzo Mondiale Paralimpico getto del peso categoria F33 Londra 2017 e Campione Europeo Paralimpico del getto del peso categoria (categoria F33) Berlino nel 2018.
Da sempre appassionato di sport, da giovane ha praticato pugilato e karate. Ricchissimo e prestigiosissimo il suo curriculm e il suo medagliere. Tanti i record e i successi ottenuti nella sua carriera e forte il suo impegno nello sport ma anche nel sociale, per l’integrazione dei disabili e per abbattimento delle barriere, non solo architettoniche ma anche mentali e culturali.
Il 23 gennaio 2019, dopo oltre 27 anni, per meriti sportivi, viene richiamato in servizio da parte del Ministero della Difesa presso il Centro Sportivo Olimpico Esercito come primo ed unico ufficiale dell’Esercito Italiano con incarico di “atleta paralimpico”.

 La presenza di Campoccio nella sede della BPC è stata un ritorno a casa: Campoccio, infatti, è un dipendente della Banca Popolare del Cassinate. Ad accoglierlo, il Direttore Generale, Roberto Caramanica, il Presidente Vincenzo Formisano e tanti colleghi. A moderare l’incontro Valeria Verdone, insieme a Sarah Grieco, organizzatrice dell’evento. Presente anche la Responsabile del Cudari Alessandra Zanon.
Campoccio ha condiviso con i presenti la sua storia, nella quale la disabilità non ha mai vinto: ha raccontato di essersi messo in discussione tante volte, di aver dovuto re-imparare a vivere, a gestire un corpo diverso, a guardarsi allo specchio con occhi nuovi. Ma guardarsi allo specchio ha significato “smettere di morire”, inventarsi una nuova vita, con nuovi parametri, nuovi criteri, nuove strade. Accanto a lui, sempre, la moglie Cristiana, presenza discreta e silenziosa, ma una vera roccia su cui appoggiarsi, un punto di riferimento costante e solido.

Campoccio, nel condividere con i presenti momenti così importanti della sua vita, della sua carriera, della sua crescita personale, si è rivolto soprattutto ai giovani, incoraggiandoli a cercare ciò che conta davvero, a non fermarsi alle apparenze, a non lasciarsi ingannare da una società che, in televisione, sui social, nelle diverse forme di comunicazione, sembra dare priorità ai canoni di perfezione estetica, dimenticando che la bellezza passa, mentre ciò che conta è ciò che si ha dentro: l’intelligenza, la forza interiore, il coraggio. Lo sport è stato per Campoccio lo strumento per re-imparare a vivere, per trovare una nuova dimensione e, oggi, anche per dare una testimonianza, contribuendo a creare un mondo più accogliente e inclusivo. Con questo incontro, si è conclusa questa prima edizione del Progetto Radici. Ma l’auspicio, naturalmente, è che dopo l’estate gli incontri possano continuare, per valorizzare le eccellenze del nostro territorio e incoraggiare, stimolare, dare nuove opportunità ai giovani.

REDAZIONE LaProvinciaQuotidiano.it

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