‘Sora: scenari socio-economici. Innovazione e investimenti’. Lo studio di Ance e Cresme per il rilancio del territorio
Una dettagliata analisi sulla situazione economica, demografica e sociale dell’area territoriale di Sora che coinvolge 25 Comuni. Le prospettive e le opportunità per uno sviluppo strategico dell’intero comprensorio. I punti di forza da cui ripartire per agganciare e sfruttare le possibilità di innovazione che traghettino la provincia verso il futuro attraverso le sue enormi potenzialità.
Tutti spunti che sono stati al centro di uno studio, promosso da Ancefrosinone in collaborazione con il Cresme.
Nell’auditorium ‘Cesare Baronio’ di Sora, questa mattina, ne hanno parlato il presidente di Ancefrosinone, cavalier Angelo Libero Massaro; il direttore del Cresme ricerche Spa, Lorenzo Bellicini e Alberto La Rocca.
I punti di forza
In uno scenario di continua emorragia demografica – dal 2013 al 2018 Sora ha perso oltre 3.400 abitanti e in prospettiva, nei prossimi dieci anni, ne perderà 7.700 – e dell’inarrestabile invecchiamento della popolazione, il rilancio del territorio deve passare attraverso i suoi punti di forza.
Il dossier ne individua tre che, se potenziati ed adeguatamente sfruttati, possono trasformare il comprensorio in un’area ad elevata vocazione turistica, basata sulla qualità dell’aria e dell’acqua, sulla montagna, l’enogastronomia e l’agriturismo, l’albergo diffuso.
Sebbene non rappresenti più una solida base economica per il territorio, l’agricoltura rimane un elemento in grado di dare continuità e forza identitaria, con prodotti come il fagiolo cannellino di Atina, il pecorino di Picinisco o l’aglio rosso di Castelliri, tanto per citarne alcuni.

Secondo punto di forza è la potenzialità del Sorano di essere una riserva di biodiversità e qualità ambientale a poca distanza dalle metropoli di Roma e Napoli, con un paesaggio naturale molto ricco, dove spiccano il parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, numerose aree protette e il ricco sistema idrografico che si estende per 425 chilometri, composto, solo nella rete principale, dai fiumi Liri, Melfa e Fibreno.
Infine, terzo punto di forza può essere la riconversione dei settori produttivi: quello in ambito cartario (quello che impiega più addetti, il 20%) oppure quello agricolo e agro-alimentare.
Cosa fare, da dove partire
Secondo i dati raccolti dallo studio, dunque, la prima cosa da fare è quella di sviluppare un branding territoriale come cornice indispensabile all’interno della quale inserire i diversi progetti pubblici e privati. La strategia di sviluppo economico e promozione di un territorio, infatti, riesce a creare maggiore valore e attrattività della somma dei singoli progetti.

Uno degli aspetti più rilevanti nella creazione del brand territoriale è sicuramente la costruzione di un’offerta turistica integrata e, in questo senso, la prossimità ad aree metropolitane come Napoli e Roma costituisce senza dubbio un vastissimo bacino di potenziali clienti.
La sferzata di Massaro: serve fare squadra e sfruttare le risorse europee
A sottolineare la necessità di una visione sistemica per lo sviluppo del territorio ci ha pensato, con piglio anche risentito per la mancanza di amministratori in sala, il presidente di Ancefrosinone, cavalier Angelo Libero Massaro, che si è detto amareggiato per l’assenza di quasi tutti i sindaci – ad eccezione di quelli di Sora e Picinisco – alla presentazione dello studio.
“Un dossier – ha ribadito Massaro – totalmente finanziato da Ance e messo a disposizione gratuitamente degli amministratori per fornire loro opportunità e spunti sullo sviluppo delle città e dei paesi che governano. Non si può essere latitanti – ha osservato – quando si parla di strategie per migliorare e valorizzare i territori in cui viviamo e che vogliamo far crescere. Da soli non andiamo da nessuna parte”. Anche per questo ha lanciato l’idea di istituire un tavolo permanente di tutti gli attori del territorio proprio per concertare, insieme, le azioni, i progetti e le iniziative più utili per il rilancio della provincia.

Un passaggio, anche questo molto accalorato, Massaro lo ha riservato a un vulnus che l’Italia non riesce a colmare: quello relativo all’utilizzo delle risorse europee. “Se pensiamo che dei 52 miliardi di euro destinati al nostro Paese nel 2018 ne sono stati ‘prenotati’, quindi non assegnati e spesi, soltanto 7 miliardi, questo ci dà la misura di quanto poco l’Italia sfrutti i finanziamenti che, in questo modo, vengono convogliati verso altre nazioni europee”. Un gap, dunque, che va necessariamente colmato nell’ottica di investire risorse importanti in innovazione, sistemi turistici integrati e promozione del territorio a cominciare dalla sua dotazione ambientale e naturalistica.

Giornalista dei quotidiani online “Il Corriere della Provincia” e “TuNews24.it” e del settimanale “Tu News”, ha collaborato anche con il mensile “Qui Magazine” oltre che con il settimanale “Qui Sette”; è stata inoltre Caposervizio del quotidiano “‘Ciociaria Oggi” e Caporedattore de “Il quotidiano della Ciociaria”. Collabora con la rivista “Chic Style”.

