Gnesi: “Dateci un alloggio in caserme o strutture ospedaliere e saremo a disposizione h24”
Il dottor Arturo Gnesi, anestesista all’ospedale di Cassino, nonché sindaco di Pastena, lancia una proposta per fronteggiare il coronavirus. Chiede di mettere a disposizione caserme o strutture ospedaliere
L’intervento
“Dateci un alloggio e saremo a disposizione h24”. Evidenzia Gnesi e aggiunge: “È emergenza sanitaria al nord Italia ma anche nel Lazio e nella nostra Asl. Si predispongono i posti aggiuntivi in terapia intensiva per fronteggiare le criticità del Covid19 e si cerca in tutti i modi di sopperire alla carenza dei presìdi strumentali e di protezione individuale. Sono tutti al lavoro per definire gli spazi necessari, le procedure certe, i protocolli sicuri, i macchinari essenziali e le risorse umane minime per dare a tutti l’assistenza sanitaria continua e di alto livello professionale”.
L’analisi
Un lavoro complesso e impegnativo per contrastare il Covid19 e la sua diffusione: “L’obiettivo di debellare il corona virus è ancora lontano e sono molti i sacrifici che dovremo compiere, le rinunce da affrontare e i contagiati da curare. Cambia all’improvviso la vita, di medico, di padre, di marito e di sindaco. È dimostrato che molti di noi sono rimasti infettati o nelle corsie ospedaliere o in giro tra la gente. Nessuno può dormire sonni tranquilli nonostante le precauzioni generali e quelle rigorose applicate sul posto di lavoro”.
“Come si può essere sicuri che tornando a casa non si contagino i propri cari, gli anziani genitori o quelle persone che chiedono una visita domiciliare perché immobilizzate a letto dagli anni e dalle malattie?”
La vita degli operatori sanitari è cambiata: da qui l’idea di lanciare una proposta da prendere in considerazione: “Cambia tutto, per timore di trasmettere il contagio non ci si saluta, si dorme separati, si mangia in solitudine e si gira con la mascherina. Non è un’ossessione ma puro buon senso, un segno di amore e di rispetto per i propri familiari. Ma tutto questo non può funzionare per molto tempo ed è perciò necessario che agli operatori delle rianimazioni e dei servizi d’urgenza venisse data la possibilità di un alloggio, magari in caserme o in strutture ospedaliere in disuso almeno fino a quando non è passata questa terribile epidemia”.
L’appello
“Su questa strada dovrebbero muoversi autorità sanitarie, forze militari e rappresentanti del governo. Vivremmo al servizio della comunità mettendo anche gratuitamente a disposizione il nostro tempo ma nella certezza di essere utili a chi ha bisogno di noi e di non far ammalare chi condivide ansie , gioie e speranze della nostra vita”.


