La femminuccia di Sezze, fa parte della tradizione popolare da tempo immemorabile. Ella rimanda a una storia molto antica, che ciclicamente torna e si dipana lenta scivolando tra i vicoli.
La femminuccia di Sezze
Ritorna mormorata con timore, sulle labbra di tanti. Leggenda, storia, leggende che si raccontavano tanti anni fa per spaventare i bambini un po’ monelli; e ancora oggi davanti al focolare; eppure c’è chi ancora giura e spergiura che sia tutto vero, tra venti e zefiri lontani. Nell’antica Sezze, che si raggiunge lassù in altro, dopo aver arrotolato un ideale nastro sulle “coste”; sopravvive l’antica leggenda su una bimba vissuta tanti anni fa.
Dicono che aleggi lì un fantasma, e i vicoli del centro storico, denunciano quindi, con la loro greve ridondanza architettonica, che talvolta sembra urlare, lustri di guerre, leggende e spiriti inquieti. Vi sono case, palazzi, portoni e finestre, immobili da almeno cent’anni, bloccati nel tempo come in nessun altro luogo del territorio. Alcuni intravedono tra le ombre la mano di una bambina, o di ciò che ne resta, flebile e muta.
Fantasmi tra i vicoli
Alcuni raccontano proprio di un fantasma di una bambina, piccola, esile, di bianco vestita, smunta e dai capelli incolore come alghe di palude. Vitrea, labbra violacee strappate anzitempo alla vita terrena. Da sempre l’ectoplasma è noto come la “femminuccia”, senza un’età definita e con l’identità perduta. Se esiste una lapide della bimba, “i vento” l’ha cancellata per sempre. Alcuni giurano che la “Femminuccia”, di notte si aggiri ancora, sempre solitaria, incapace di trovare requie.
Anche gli anziani voltano il capo, ma raccontano che sia stata avvistata sempre in un vicoletto inquadrabile pressappoco tra Via San Carlo, o forse Via della Libertà. La femminuccia, seria e fissa nello sguardo liquido, come se dentro vi scorresse bronzo fuso, misto a sangue; terrebbe in mano una testa indefinita nei tratti. Sembra che nell’altra mano, avanzando con piedini indefiniti che non toccano il selciato, nemmeno con povere ciabattine. Tenga stretti ago e filo.
La sposa cadavere
Piccina, esangue, macchie di inchiostro nero, sola nel buio senza colore alcuno, la “Femminuccia”, apparirebbe all’improvviso, ma non a tutti. Può vederla solo chi fa tre giri intorno al palazzo, ma solo dopo la mezzanotte. Nessuno sa di chi sia la testa che la bimba tiene in mano, un macabro feticcio! L’immagine ai più giovani tra i cinefili, rimanda un po’ alla “sposa cadavere”, del film di Tim Burton. Anche in questo film d’animazione ci sono dei pupazzi assemblati e si prende ago e filo per rimettere insieme le bambole di pezza. Che il regista sia stato in Italia e abbia sentito di questa storia che un tempo si raccontava ai bimbi davanti al fuoco?
Non lo sappiamo, ma non sarebbe la prima volta che un artista internazionale trova ispirazione qui nel “Bel Paese”. Non sarebbe affatto la prima volta.
Leggende pontine tra cui La femminuccia di Sezze
In ogni caso, la “Femminuccia” di Sezze, sembra sfidare dalla sua dimensione, chi è di questo mondo, cioè i setini. Sempre riguardo la leggenda, si narra, infatti, che chiunque riesca a tagliarle la testa, potrà ricevere ricchezze, non solo per lui, ma anche per tutte le generazioni successive. Non sapremo mai dove la bambina fantasma abbia preso la sua testa e a quale corpo voglia ricucirla ! “Scende la notte, gira tre volte, guardala bene! Taglia la testa, piove denaro, tu non temere! Ago e filo, cuci per bene, cerca la bimba, non ti voltare, Taglia la testa, non esitare, gira tre volte e non ricordare! In tanti ormai non credono più alla storia della “Femminuccia” di Sezze, eppure non sfidano la sorte. Nessuno vuole indispettire la bambina con testa, ago e filo in mano. Non tutti vorrebbero incontrare il fantasma che di notte si aggira in Via della Libertà.
Sedute spiritiche
Già Via della Libertà, conosciuta anche come “stretta della femminuccia”. Infine, tanti giurano che quello sia davvero un luogo magico e mistico. Infine, restano muti gli antichissimi vicoli dai colori indefiniti, immobili da secoli, loro che tutto hanno visto e tutto sanno.
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