Il fantasma del castello di Fumone, ovvero del marchesino Francesco Longhi
Il fantasma del castello di Fumone
Secondo la nefasta leggenda, il bambino, di nobili natali, morì, anzi fu ucciso in modo raccapricciante; avvelenato dalle sue sette sorelle. Queste scellerate, gli avrebbero somministrato lentamente dell’arsenico. Si narra ancora che le marchesine, gelose e coalizzate, avrebbero aumentato gradualmente le dosi del veleno; per meri motivi di eredità, poiché il fratellino maschio avrebbe ereditato ogni cosa.
Il marchesino Francesco Longhi
Le terribili sorelle, avrebbero così tentato di evitare il noviziato in convento o un matrimonio combinato con una modesta dote. Quindi, la leggenda vuole che nel castello aleggi da allora il fantasma del marchesino Francesco Longhi dal lontano 1851. La gelosia era anche dovuta al fatto che la marchesa Emilia Caetani Longhi; madre del marchesino, ricopriva il figlio d’attenzioni.
Lo adorava. Le sette sorelle non si capacitavano degli incredibili privilegi di cui godeva il fratellino; di cui in foto vediamo i giocattoli. Infine misero in atto il crudele e diabolico piano omicida. Con quelle progressive dosi di arsenico. Pare che il piccolo Francesco spirò tra atroci sofferenze all’età di soli tre anni. Non esistono prove ovviamente, ma esisteva un movente che in altre famiglie aveva scatenato molti omicidi. Tuttavia, sul corpicino e sui capelli del bimbo furono eseguite alcune indagini; rinvenendo in effetti delle tracce del terribile veleno.
I misteri di Fumone
Dopo il lutto, la marchesa cadde in uno stato di profonda prostrazione, e non si dette mai pace per la dipartita del figlioletto. La marchesa Caetani Longhi si rifiutò categoricamente di seppellirlo anche in seguito; ferma e sull’orlo della follia, nell’idea di tenere il figlio vicino a sé, come una bambola. Così lo sistemò in una vetrina, con i suoi giochi, tenendolo sempre vicino e continuando a curarlo.

Il corpo del piccino è ancora esposto nella teca nel castello, in quella che era la sua stanza. La donna, consumata dal delirio, pretese che le spoglie del figlio fossero imbalsamate con della cera e la mummia è ancora lì. Ahimè i misteri di Fumone non finiscono qui, anzi, si aggrovigliano in modo macabro. A quanto pare, la tecnica usata per conservare il corpo del marchesino; sembra sia stata fuori dal comune.
Castelli e fantasmi
Addirittura, pare che il medico che eseguì l’imbalsamazione morì subito dopo in circostanze misteriose; portandosi nella tomba forse qualche segreto. Sempre secondo la storia, in realtà, la marchesa non avrebbe saputo mai la verità sulla reale fine del figlioletto. Anche lei, spirò persuasa che il suo unico figlio maschio fosse morto di mera polmonite. Comunque la poveretta, dopo il lutto, presa da un delirio mescolato a disperazione; decise e pretese di bardare a lutto per sempre le mura del castello.
Decise di far ridipingere e modificare tutti i quadri del maniero; che ritraessero immagini liete o raffiguranti momenti di gioia e allegria. Tutto doveva essere austero e listato a lutto. Addirittura, un ritratto in cui lei stessa aveva un abito bianco, fu modificato e l’abito diventò nero, in segno di lutto. Il pittore dovette anche coprire una collana, che rappresentava frivolezza.
Il fantasma del castello di Fumone e la mummia del bambino
Fra le mani fu dipinta una “cullina”, come un cameo, con dentro l’effigie del defunto marchesino Francesco. La povera donna non si rassegnò mai; non si dette mai pace; e per tutta la vita tratto la mummia del figliolo come se fosse ancora vivo. Lo vestiva, lo spogliava e lo lavava. Chi va in visita può notare che la manina destra del bimbo è visibilmente corrosa dalle lacrime della madre che vi si protendeva. In ogni caso, esiste anche un’altra versione della morte del Marchesino.
Si dice che il piccolo Francesco abbia ingerito frammenti di vetro, che comunque lo avrebbero condannato a una terribile fine in agonia. Sembra che siano state sempre le sorelle a somministrargli il vetro frantumato. Vi è nel castello anche una stampa del bimbo nel letto di dolore. Da quell’epoca, sembra che il fantasma della marchesa Emilia si aggiri inconsolabile tra le mura del castello.
Presenze e paranormale
Alcuni giurano che ogni notte la povera madre in pena vada nella camera dove è custodito il corpo del figlioletto per coccolarlo e vezzeggiarlo. Si sentirebbero anche provenire dalla stanza; lamenti e pianti singhiozzanti. Pare addirittura che, lo stesso marchesino Francesco, di tanto in tanto, si aggiri per le stanze correndo per giocare. Qualcuno giura che il bimbo sposti e nasconda oggetti, con i quali era solito trastullarsi. Oggetti conservati dentro la teca in cui è disteso e sembra dormire. Alcuni curiosi, con tecniche sofisticate, hanno cercato di verificare se ci fossero delle presenze; individuando addirittura una forma antropomorfa seduta accanto alla teca. Pare si sia delineata proprio una figurina, assimilabile a quella di un bimbo, incredibile! Infine sappiamo che soltanto dopo la morte della marchesa; una delle figlie confessò il terribile delitto, che si sommò ad altri misteri di Fumone precedenti e successivi.
CICAP e il fantasma del castello di Fumone
Nel maniero fortezza furono commessi sicuramente molti altri delitti, come quelli del “Pozzo delle Vergini”; un pozzo stretto e profondo dove si precipitavano le ragazze appena sposate che non arrivavano vergini all’alcova cospetto del signorotto. Vigeva lo “jus primae noctis”, ovvero il “diritto della prima notte” da parte del nobile del castello. Egli imponeva con la forza questa pratica se lo desiderava, senza che nessuno potesse impedirlo e fatti di sangue imperversarono a Fumone. Le giovani che intendevano sposarsi; dovevano trascorrere la prima notte di nozze, con quello che doveva apparire come un “orco”. Se il signorotto trovava la ragazza “impura”, la scaraventava nel pozzo, dove trovava una morte terribile, tra urla strazianti e una lenta agonia. Effettivamente, sul fondo del pozzo sono state rinvenute molte ossa umane femminili, il che confermerebbe che questo barbaro costume fosse effettivamente perpetrato.
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