La rivincita delle curvy sembra il titolo di un romanzetto, ma secondo me deve essere un “mantra”. Passeggiata pomeridiana e ad un certo punto tra la fiumana di ragazzi che se ne va in giro, la mia attenzione è attratta da un gruppetto di ragazze attorno ad una panchina. Erano quattro e al centro una di loro, era tutta rossa, sudata e agitata. Piangeva e singhiozzava, devo dire che lo stava facendo un po’ nell’indifferenza generale della gente che passava e scivolava via.
La rivincita delle curvy
Non sapevo se stavo facendo bene ad impicciarmi, però mi sono avvicinata per capire che stava succedendo, se la ragazza stava male. Sarà l’età che avanza, ma quelle ragazzine per anagrafe, avrebbero potuto essere figlie mie, magari non tutte! Dopo una “rullata” di parolacce, slang, imprecazioni e affini, è venuto fuori il motivo della crisi.
Le “squinzie”, come ci chiamavano ai miei tempi, erano sbarcate dal bus in città per fare shopping. E’ tempo di cresime, comunioni e volevano comprarsi qualcosa di carino. Con una certa riluttanza, la ragazza che singhiozzava, che chiamerò Francesca, aveva chiesto una taglia di un certo vestito. E la commessa, guardandola dall’alto in basso, con una certa aria schifata, le aveva detto che per lei ci volva un negozio per taglie forti. Francesca ha replicato che quel vestito l’aveva visto online della sua taglia, che era 46/48, ma l’aveva visto, esisteva.
Taglie forti non grazie
La commessa aveva rimesso a posto la stampella e voltandosi con l’aria di una che aveva appena pestato una cacca, aveva sorriso di sottecchi dicendo qualcosa del tipo: “sì come no, anche le calibrate, no guarda, ti sbagli proprio….arrivederci”. A quanto pare Francesca, che proprio zerbino non è, si è rivolta ad una commessa più anziana, che ancora più scocciata, l’aveva liquidata sempre bofonchiando qualcosa sulle taglie XXXL.
A sedici anni mandare giù certe occhiate; certe frasi e toni di sufficienza e derisione, non è facilissimo. Anzi, è più facile azzeccare un compito di matematica, una interrogazione, una verifica e farsi invitare a cena dal tuo cantante preferito; piuttosto che restare indifferenti davanti a scenari simili che umiliano più che restare in mutande con uno starnuto alla messa di Natale di mezzanotte.
Modelle curvy
Una delle amiche di Francesca le diceva di calmarsi, perché soffriva di asma e poteva venirle un attacco se continuava a piangere a singulti. Me le sono guardate queste ragazze/amiche, tutte belline, normali, carine, di paese.
Un paio erano magrissime, ma Francesca era decisamente in sovrappeso e confrontarsi tutti i giorni con ragazze che girano in calzoncini inguinali o minigonne giro passera su cosce di marmo da urlo, non è facilissimo. Andare a scuola o in giro per negozi, e sentendosi pesate e soppesate ogni volta che la gente ti guarda, è come camminare sui vetri. E’ come avere sempre una costola rotta, che fa male sempre, ogni volta che respiri e non puoi smettere di farlo. Fare educazione fisica a scuola se si è fortemente in sovrappeso, in mezzo a ragazzi snelli e atletici è come sentirsi un crisantemo in un bouquet di rose rosse.
Shopping in centro e la rivincita delle curvy
Ti senti fuori posto, anche se non lo sei affatto. So bene che vuol dire, perché ho vissuto buona parte dell’infanzia e dell’adolescenza; così e niente attorno mi aiutava. Insomma, sono stata una Francesca anche io, ma ne vado fiera. Ogni ragazzina, con l’apparecchio, i brufoletti, gli occhiali, quei chiletti in più, la cellulite o i capelli crespi; è bellissima, ha un mondo dentro da arredare e nessuno ha il diritto di farla sentire come una cacca pestata.
Per quanto potevo ho fatto un discorsetto alla Francesca che avevo davanti; sottolineando che non sarebbe rimasta single a vita e avevo buoni anzi ottimi motivi per credere che avrebbe avuto presto molti più corteggiatori di altre ragazze. Tranne un breve periodo della mia vita, i chiletti in più li ho sempre avuti, ma giuro che ho avuto sempre molti più corteggiatori delle mie amiche.
Taglie comode
Ho consigliato alle ragazze di prendersi un gelato, di cambiare negozio e di essere più “cazzute” davanti alla prossima commessa stronza; perché sicuramente ci sarebbe stata. Poi però mi sono fatta dire quale era il negozio e ci sono andata. Sono sempre stata dell’idea che in un confronto deve esserci equilibrio. Insomma una tipa venticinquenne, trentenne o quarantenne, che se la prende con una ragazzina; non ha molto fegato.
Avrebbe avuto la stessa strafottenza se ci fosse stata la mamma o il padre di Francesca? Volevo vedere se con me avesse avuto un tono diverso. Entrando in negozio ho spalancato la porta guardando dritta davanti a me; tipo Greta Garbo nella scena madre. Ho gonfiato un po’ il petto, cosa che mi viene facile. Dal taglio di capelli con extension ho individuato la commessa taglia 38. Quindi si porta in testa una marmotta morta e fa pure la spiritosa?
Bodyshaming e la rivincita delle curvy
Mi sono diretta verso di lei, avanzando con una quarta di reggiseno abbondante. Seguita da un lato B che non è facile far entrare in una “banale taglia”, quindi ero la donna giusta nel posto giusto. Non c’era un pantalone della mia taglia neanche a cercarlo tra gli stracci nel sotto scala. Comunque mi sono qualificata e ho chiesto spiegazioni su come era stata trattata una ragazza un’oretta prima.
La tipa non mi prendeva sul serio, fingeva di non ricordare; neanche fossimo stati sotto Natale con frotte di gente a comprare. Ho chiesto l’ausilio di un’altra responsabile e pure lei cercava di liquidarmi con sufficienza. A quel punto ho alzato un tantino il tono di voce, quel tanto che bastava per farmi udire al Terminillo; dicendo che se loro non avevano taglie per noi donne normali, allora potevano anche chiudere e andare a zappare la terra.
Bullismo
Ho preso un bigliettino da visita per avere l’indirizzo del negozio, e ho assicurato loro che mi sarei premunita di protestare ufficialmente con il brand, chiedendo, un intervento ufficiale e mi sarei assicurata di vedere per iscritto almeno una nota di demerito sulla scheda di entrambe le dipendenti, altrimenti avrei intentato causa per bodyshaming.
A quel punto hanno perso arroganza, colorito e sicurezza. Hanno balbettato qualcosa, cercando di recuperare, dicendomi che se avessi riportato la ragazza, le avrebbero ordinato la taglia giusta online. Volevano darmi un buono da spendere. Volevano vederla per chiarire, perché sicuramente c’era stato un fraintendimento. Erano diventate di colpo così servizievoli che ricordavano certi politici in cerca di voti sull’orlo della disperazione. Le ho trattate anche io con sufficienza.
Adolescenti e la rivincita delle curvy
Ho riflettuto a voce alta sul fatto che sicuramente avevano molta esperienza nel settore e male che fosse andata; non avrebbero avuto problemi a trovare un altro posto da commesse. Un nutrizionista e un po’ di sport possono fare miracoli, ma per la cattiveria, è più dura. Andando via anche io ho preso u un gelato con cioccolato extra fondente e doppia panna, me lo meritavo. Ti adoro Francesca!
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