A monte, per una vera riuscita del lavoro, una maggiore attenzione alla salute dei capelli. È raro che una cliente entri in salone chiedendo una trasformazione radicale. Numerose, sono invece le donne che hanno compreso l’importanza di rispettare la propria natura, fondamentale nel taglio e non meno importante quando di parla di colore tra i capelli.
Una consapevolezza che ha condizionato le tecniche di schiaritura messe e punto nel corso degli ultimi anni. Evoluzione dei procedimenti nati a partire dagli Anni ’70 (in primis mèche e colpi di sole), hanno nomi evocativi (come ombré e balayage), sono concepiti in Italia (è il caso del degradé) o arrivano direttamente dall’altra parte dell’Oceano (il tie & dye, per esempio). Scopriamo di cosa si tratta e in cosa differiscono.

Degradé
Anche in questo caso, la schiarita è moderata e non stravolge il colore di base della capigliatura, ma lo asseconda, apportavi luminosità. A differenza dei colpi di sole, che decolorano le ciocche per l’intera lunghezza, il degradé si concentra sulle lunghezze, alleggerendo il colore in maniera sempre più intensa man mano che si procede verso le punte.
Tie & dye – evoluzione del degradé, ne estremizza l’effetto finale. Punte e lunghezze, infatti, vengono schiarite in modo netto, mentre le radici rimangono al naturale. Adatto tanto alle bionde quanto alle more, ha una sola pecca: richiede capelli da medio-lunghi a lunghi.
Ombré (o ombre hair)
La schiaritura, concentrata sulle punte, è talmente soffice da escludere contrasti e striature. Adatto a tutti i tipi di capelli, consente di “rinfrescare” il taglio senza allontanarsi eccessivamente dal colore di base ed è perfetto, quindi, sia per le bionde sia per le castane e le more. I limiti? Richiede una chioma da medio-lunga a lunga, è sconsigliato se le punte sono rovinate, nel caso di una chioma bionda richiede ritocchi frequenti, perché il giallo non “appassisca”.
Balayage

In questo caso il coiffeur pennella le ciocche in senso verticale, creando sfumature morbide, più o meno evidenti, simili alle schiariture estive regalate dal sole. Decolorazione e tintura, non a caso, si concentrano nelle aree che i raggi UV illuminerebbero in modo naturale. Il tono scelto per la schiarita è vicino a quello della chioma, per evitare, anche in questo caso, contrasti eccessivi. Spia di un balayage eseguito correttamente, è la capacità del coiffeur di sfumare i confini cromatici fino a renderli invisibili.
Quali le tempistiche del balayage e quali i limiti? Di svantaggi reali non ce ne sono, mentre per quanto riguarda le tempistiche è necessario un distinguo tra castane e bionde. Le prime dovranno tornare in salone solo 2 o 3 volte all’anno per rinfrescare il trattamento, mentre le bionde che desiderano schiariture quanto più vicine alle radici dovranno ritoccarle ogni 2-3 mesi.
Considerate le tecniche più attuali, ombré e balayage hanno generato una successione pressoché infinita di varianti a tema. A partire da Sunset Hair e Bronzing, termini introdotti dell’hair-designer Salvo Filetti: «Si tratta delle tecniche di colorazione scelte da Compagnia della Bellezza (di cui Filetti e co-fondatore, ndr) per l’estate 2019.
Sunset Hair prevede una lieve decolorazione di alcune ciocche, su cui, in seguito, vengono pennellati i colori del cielo al tramonto. Scegliendo nella gamma dei toni caldi (quindi pesca e coral) se la chioma è bionda, optando per i bluette e i viola se è mora». Il finish è discreto, «fonde armonia ed eleganza».
Bronzing

Ancora più soffice la tecnica battezzata Bronzing: «Destinata a quante mettono la salute del capello in primissimo piano, prevede la sovrapposizione, sull’intera capigliatura, di sottotoni ispirati a pietre e minerali – dall’ambra all’occhio di tigre, dal rame al quarzo citrino – per ottenere quelli che, in gergo, vengono chiamati toni di confine. Una luminosità soffusa, confortevole e garbata cui si accede attraverso l’uso di erbe tintorie», spiega Redy Jair.