Si trascorrono notti ad occhi aperti, così come si è sognato il proprio sogno. Eppure… forse lo sapevamo, forse non abbiamo voluto ascoltare perché storditi dal baccano dei nostri desideri, il rumore di quello che pensavamo fosse un bisogno, il sogno di due. Eppure, ora si è soli, a far la conta dei nostri pezzi sparsi nelle mani di chi amiamo o abbiamo amato.
Quanti dubbi, quante ipotesi, quante probabili spiegazioni ci siamo dati per motivare, nella maniera meno frustrante e dolorosa, le risposte o i silenzi dell’altro.
Ci credevamo. Non nella progettualità, nei sentimenti si.
Dovrebbe esistere un codice emotivo di blocco, una sorta di pin che sappia impedire ad un cuore di procedere nel meccanismo alienante di una relazione tossica.
Ma non esiste. Forse non esiste perché i lividi sul cuore devono far male, profondamente male, a tal punto da spingerci verso un cambiamento, una svolta che possa permetterci di amarci e volerci bene, fin nel profondo, esattamente così come siamo.
Dovremmo riflettere più spesso su noi stessi, invece di investire tempo ed energie per cercare di comprendere le motivazioni alla base dei comportamenti altrui.
Trascorriamo ore ed ore a riflettere sull’altro. E noi? Chi siamo? Cosa desideriamo? Cosa ci appassiona, cos’è che lascia respirare la bellezza che è in noi? Sempre e solo una sola persona?
Sono innumerevoli le volte che mi trovo ad accogliere la disperazione di persone che hanno creduto in un legame anoressico di sintonie e reciprocità.
La domanda è: “Possibile che”
Io non abbia rappresentato nulla? Possibile che abbia creduto solo io in questo legame? Possibile che non nutra il desiderio di salvare qualcosa?“.
Ecco che scatta la rabbia, la delusione, l’amaro che dona disgusto, l’idea che forse abbiamo sbagliato anche noi, che avremmo potuto fare di più o diversamente.
La risposta è: “Lasciare che il nostro cuore si perda in un tale labirinto, ci allontanerà sempre più dal nostro centro. E il nostro centro lo potremo “centrare” vivendo un giorno alla volta, perché il nostro star bene è da ricercare in un istante dopo l’altro, vivendo e nutrendoci anche di nuove esperienze in grado di donarci la sorpresa di un sorriso, di un “per un po’ non ho sentito dolore”.
Queste dinamiche fanno parte o hanno fatto parte della vita di ognuno di noi. Ripartire si può, al principio il bagaglio ha un peso insopportabile ma pian piano, lasciando andare un pezzettino alla volta, il carico diverrà più leggero, fino a permetterci di iniziare a sbattere le ali della nostra autenticità. Per prepararci ogni giorno ad un nuovo volo… perché i piloti… siamo noi!