martedì 19 Marzo 2024
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Il dolore per la fine di un “amore”: un lutto da elaborare

Lo so… ci si sente a pezzi, disintegrati, delusi, amareggiati, stanchi… lo so

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Si trascorrono notti ad occhi aperti, così come si è sognato il proprio sogno. Eppure… forse lo sapevamo, forse non abbiamo voluto ascoltare perché storditi dal baccano dei nostri desideri, il rumore di quello che pensavamo fosse un bisogno, il sogno di due. Eppure, ora si è soli, a far la conta dei nostri pezzi sparsi nelle mani di chi amiamo o abbiamo amato.

Quanti dubbi, quante ipotesi, quante probabili spiegazioni ci siamo dati per motivare, nella maniera meno frustrante e dolorosa, le risposte o i silenzi dell’altro.
Ci credevamo. Non nella progettualità, nei sentimenti si.

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Dovrebbe esistere un codice emotivo di blocco, una sorta di pin che sappia impedire ad un cuore di procedere nel meccanismo alienante di una relazione tossica.
Ma non esiste. Forse non esiste perché i lividi sul cuore devono far male, profondamente male, a tal punto da spingerci verso un cambiamento, una svolta che possa permetterci di amarci e volerci bene, fin nel profondo, esattamente così come siamo.

Dovremmo riflettere più spesso su noi stessi, invece di investire tempo ed energie per cercare di comprendere le motivazioni alla base dei comportamenti altrui.
Trascorriamo ore ed ore a riflettere sull’altro. E noi? Chi siamo? Cosa desideriamo? Cosa ci appassiona, cos’è che lascia respirare la bellezza che è in noi? Sempre e solo una sola persona?

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Sono innumerevoli le volte che mi trovo ad accogliere la disperazione di persone che hanno creduto in un legame anoressico di sintonie e reciprocità.
La domanda è: “Possibile che”
Io non abbia rappresentato nulla? Possibile che abbia creduto solo io in questo legame? Possibile che non nutra il desiderio di salvare qualcosa?“.


Ecco che scatta la rabbia, la delusione, l’amaro che dona disgusto, l’idea che forse abbiamo sbagliato anche noi, che avremmo potuto fare di più o diversamente.
La risposta è: “Lasciare che il nostro cuore si perda in un tale labirinto, ci allontanerà sempre più dal nostro centro. E il nostro centro lo potremo “centrare” vivendo un giorno alla volta, perché il nostro star bene è da ricercare in un istante dopo l’altro, vivendo e nutrendoci anche di nuove esperienze in grado di donarci la sorpresa di un sorriso, di un “per un po’ non ho sentito dolore”.

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Queste dinamiche fanno parte o hanno fatto parte della vita di ognuno di noi. Ripartire si può, al principio il bagaglio ha un peso insopportabile ma pian piano, lasciando andare un pezzettino alla volta, il carico diverrà più leggero, fino a permetterci di iniziare a sbattere le ali della nostra autenticità. Per prepararci ogni giorno ad un nuovo volo… perché i piloti… siamo noi!

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Marcella Ciapetti
Marcella Ciapetti
Pedagogista clinico, la dottoressa Marcella Ciapetti si occupa del disagio della persona di ogni età, accompagnandola, attraverso metodi e tecniche proprie della pedagogia clinica, a scoprire risorse e potenzialità funzionali al ripristino di sani equilibri, funzionali ad un sano ben-essere. Su TuNews24.it cura la rubrica settimanale “Diversa…Mente”. Nata a Roma nel 1974, nel 2001 si laurea in Scienze dell’Educazione – Esperto in processi formativi, presso l’Università degli Studi di Cassino. Nel 2009 si specializza in Pedagogia clinica presso l’Isfar (Istituto Formazione, Aggiornamento e Ricerca) di Firenze. Nel 2010 si forma in Consulenza tecnica e peritale (Ctu-Ctp) presso ISFAR - Firenze. Nel 2011 partecipa al Workshop “Adhd – Disturbo da deficit di attenzione/iperattività: strategie cliniche e didattiche” presso Isfar – Firenze. Vive a Frosinone, svolge la libera professione e collabora da diversi anni con lo sportello anti-violenza dell’Auser del Frusinate, accogliendo donne e minori vittime di violenza, collabora a progetti educativi e di sostegno emotivo e didattico per giovani in età scolare. Ha scritto due libri, “Quinto diario d’amore” (Aletti Editore, 2017) e l’ultimo uscito a novembre 2020, “Quel che resta sulla mia pelle” (TraccePerLaMeta Edizioni), nei quali si raccontano storie di vita vissuta da parte di adulti e giovani in disagio emotivo-comportamentale-relazionale. Inoltre ha scritto un racconto dal titolo “Guia”, pubblicato con Aletti editore, nell’ambito del progetto “Salvatore Quasimodo legge i narratori italiani contemporanei”, affrontando le criticità che un genitore può vivere alle prese con le prime delusioni d’amore dei figli.
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