martedì 19 Marzo 2024
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“Ma non puoi venire da noi tutti i giorni?“

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Qualche giorno fa sono stata in una scuola media per portare avanti il terzo di quattro incontri mirati a migliorare il “clima” in classe

Certo, non bastano quattro incontri, ma è già meglio di nulla, soprattutto quando ricevi feedback positivi e rassicuranti dai destinatari degli incontri, i giovani.
Quello che è emerso è un profondo bisogno dei ragazzi di condividere ciò che quotidianamente li preoccupa, li destabilizza, arrecando loro disagio e sofferenza. Chi ha a che fare con i giovani lo sa bene…
Ma cos’è che li preoccupa? Cosa li destabilizza? Cos’è che arreca loro sofferenza ?

La lista è lunga

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E fanno un gran rumore… soprattutto quando chiedi loro come si sentono piuttosto che come stanno, quando condividi con loro il significato di una parola, quando rifletti con loro sul perché i giovani manifestino così tanta rabbia, trasgressione, non rispetto.
E allora arriva il silenzio, un luogo nel quale riflettono, restituendo il loro punto di vista, comprensibile e mai banale.
Loro vivono con il costante e importante bisogno di essere ascoltati, riconosciuti, amati. Tante volte non godono del privilegio del tempo, un tempo nel quale sentirsi in compagnia di un interlocutore in grado di ascoltare senza giudicare, senza forzature, senza necessariamente esibire verità assolute. Loro sanno quando qualcuno e lì per ascoltare, quando qualcuno è lì per accogliere, quando c’è disponibilità a investire tempo, energie, passione. Lo sanno, e sanno riconoscere chi è lì per trascorrere del tempo e chi è lì per viverlo con e tra loro.


Poi l’incontro termina e ti seguono sino alla porta, chiedendoti se possono parlarti un attimo, perché c’è una spina nel cuore che fa male, perché vogliono dirti come si sentono, vogliono che ascolti il loro raccontare e raccontarsi. E tu resti, perché ci sono loro, perché sono loro che te lo chiedono, perché ne hanno un profondo bisogno e perché siamo in un’epoca dove c’è urgenza di pre-occuparci di loro… sono il nostro futuro, almeno così si dice, anche se sembra non sia argomento di autentico interesse…
“Ma non puoi venire ogni giorno?”, mi hanno rivolto questa domanda… cosa rispondere? Io vorrei tanto, chiediamolo a chi dovrebbe ripensare o pensare a voi.
“Grazie ragazzi, non è vero che siete vuoti, siete pieni, di un pieno che riempie.

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Marcella Ciapetti
Marcella Ciapetti
Pedagogista clinico, la dottoressa Marcella Ciapetti si occupa del disagio della persona di ogni età, accompagnandola, attraverso metodi e tecniche proprie della pedagogia clinica, a scoprire risorse e potenzialità funzionali al ripristino di sani equilibri, funzionali ad un sano ben-essere. Su TuNews24.it cura la rubrica settimanale “Diversa…Mente”. Nata a Roma nel 1974, nel 2001 si laurea in Scienze dell’Educazione – Esperto in processi formativi, presso l’Università degli Studi di Cassino. Nel 2009 si specializza in Pedagogia clinica presso l’Isfar (Istituto Formazione, Aggiornamento e Ricerca) di Firenze. Nel 2010 si forma in Consulenza tecnica e peritale (Ctu-Ctp) presso ISFAR - Firenze. Nel 2011 partecipa al Workshop “Adhd – Disturbo da deficit di attenzione/iperattività: strategie cliniche e didattiche” presso Isfar – Firenze. Vive a Frosinone, svolge la libera professione e collabora da diversi anni con lo sportello anti-violenza dell’Auser del Frusinate, accogliendo donne e minori vittime di violenza, collabora a progetti educativi e di sostegno emotivo e didattico per giovani in età scolare. Ha scritto due libri, “Quinto diario d’amore” (Aletti Editore, 2017) e l’ultimo uscito a novembre 2020, “Quel che resta sulla mia pelle” (TraccePerLaMeta Edizioni), nei quali si raccontano storie di vita vissuta da parte di adulti e giovani in disagio emotivo-comportamentale-relazionale. Inoltre ha scritto un racconto dal titolo “Guia”, pubblicato con Aletti editore, nell’ambito del progetto “Salvatore Quasimodo legge i narratori italiani contemporanei”, affrontando le criticità che un genitore può vivere alle prese con le prime delusioni d’amore dei figli.
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