La ragazzina, dodicenne, ha raccontato tutto il disagio legato ad una quotidianità davvero difficile da vivere.
“Non riesco a capire perché non vado bene a scuola. Provo a impegnarmi ma i risultati, quelli buoni, non arrivano mai. Mamma è sempre nervosa, non è mai dolce con me, mi rimprovera spesso e ha sempre mille cose da fare. Papà non c’è mai e quando c’è, non c’è. Mia sorella più piccola rompe sempre, spesso non mi fa studiare tranquilla, si impiccia delle mie cose e poi mamma si arrabbia e se la prende con me perché sono la più grande”.
Ho sempre pensato al rendimento scolastico come a un insieme di sintomi che nascondono malesseri degni di attenzione.
Se i genitori di questa ragazzina, invece che rimproverarla e punirla, si mettessero accanto a lei cercando di comprendere insieme oltre le ragioni , anche gli aspetti sui quali lavorare per migliorare, sono certa che si traccerebbe una buona linea di partenza.
Punire, togliere, non rivolgere la parola a un figlio sono gesti che, in un passaggio che richiederebbe invece aiuto e supporto, assottigliano pericolosamente il filo al quale è appesa l’opportunità per migliorare.
Spesso, di fronte a una difficoltà, si chiude il dialogo laddove bisognerebbe nutrirlo, si tolgono cose senza sostituirle con altre, si lascia da solo un figlio, penalizzandolo per ciò che noi genitori non abbiamo trasmesso: dolcezza, accoglienza, presenza, confronto, rispetto, regole da stabilire e rispettare con coerenza e determinazione, autorevolezza e chiarezza.
I figli non hanno bisogno di genitori perfetti, hanno bisogno di genitori che sbagliano e che sanno anche chiedere scusa, di genitori interessati, discreti, non ingombranti ma sempre presenti emotivamente, di quelli che non puniscono dando il colpo di grazia ma che insieme ai figli riflettono sul da farsi, che parlano senza sopraffare, che educano accogliendo. Un figlio è sereno se avverte la vicinanza emotiva di un genitore che ha saputo favorire la sua autonomia e, proprio per questo, saprà affrontare con responsabilità ogni compito da svolgere, sia esso un dovere o un piacevole impegno.