venerdì 29 Marzo 2024
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Sei gradi di separazione: ecco quant’è piccolo il mondo

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Quanta distanza (in senso lato) pensi ci sia tra un ricco industriale del Liechtenstein e un bambino di una tribù della Papa Nuova Guidea?

Immagino la tua riposta, ma ti assicuro che è molta, ma molta meno di quella che pensi. Per l’esattezza solo sei ipotetiche strette di mano, sei passaggi di testimone, sei gradi di separazione.

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La cosa ti sembrerà probabilmente assurda, eppure sono diversi gli studi che negli anni hanno confermato questa affascinante e incredibile teoria.

Da dove nasce la teoria dei sei gradi di separazione?

Il primo che azzardò l’ipotesi di un mondo molto più piccolo e intimo di quanto non apparisse agli occhi dei suoi abitanti fu lo scrittore ungherese Frigys Karinthy. Era il 1929 quando Karinthy scrisse un libro intitolato “Catene”. Nell’ultimo dei racconti contenuti nella raccolta Karinthy si abbandonò a una riflessione molto moderna sull’evoluzione della società, ai suoi occhi sottoposta a continui “processi di contrazione ed espansione”

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Ben lontano dall’immaginare un mondo interconnesso come quello in cui viviamo oggi, Karinthy introdusse in quelle righe la sua lungimirante, ma ancora prematura teoria: in un mondo, sempre più popolato e al tempo stesso sempre più connesso, ogni individuo può mettersi in contatto con un altro individuo qualsiasi, in un punto qualsiasi del pianeta, attraverso una rete di relazioni limitata, anzi di più, fatta di soli sei passaggi.

Una visione del mondo affascinante e romantica, che fece sognare molti lettori e intellettuali, ma che restò per anni nient’altro che l’immagine poetica nata dalla penna di uno scrittore.

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Del resto quel mondo, così piccolo agli occhi di Karenthy, si preparava a un conflitto mondiale che non lasciava spazio ad alcun sentimentalismo e idea di fratellanza.

Quant’è piccolo il mondo!” Molto più che un’esclamazione

Ti sarà capitato più volte di voler fare un viaggio anche breve, ma il più lontano possibile dal luogo in cui vivi, per poi di ritrovarti seduto/a al fianco di un tuo conoscente, che mai avresti voluto incontrare. Probabilmente dopo un lungo sospiro e uno sguardo di finto stupore vi sarete salutati con un mezzo sorriso esclamando entrambi: oh quant’è piccolo il mondo!

Non so se Karinthy avesse preso ispirazione da un’esperienza simile, né se fosse questo un modo di dire in uso ai suoi tempi. Sappi però che se d’ora in poi dovesse capitarti di utilizzare quest’espressione, (e ti capiterà), per quanto retorica possa suonare, avrai tutto il diritto di farlo!

Era infatti il 1967 quando lo psicologo americano Stanley Milgram diresse un esperimento per avere la riprova che quella di Karinthy fosse tutt’altro che una semplice fantasticheria.

L’esperimento sociale di Milgram coinvolse un gruppo di persone del Midwest, alle quali venne chiesto di spedire un pacchetto ad un destinatario sconosciuto che viveva nel Massachusetts. I soggetti scelti da Milgram conoscevano soltanto il nome del destinatario, ma ignoravano il suo indirizzo preciso.

L’obiettivo era quello di far recapitare il pacchetto alle persone indicate, usufruendo dell’aiuto di persone conosciute. Quale fu l’esito dell’esperimento?

Le persone riuscirono a far giungere a destinazione il pacchetto consegnato da Milgram, attraverso un numero di passaggi che risultarono essere in media sei. La teoria dei sei gradi di separazione di Karinthy ebbe finalmente una prima validazione scientifica.

Validata dalla scienza, la teoria dal forte impatto emozionale, fu ripresa e rielaborata da scrittori, registi e studiosi. Nel 1990 andò in scena una prima rappresentazione teatrale dal titolo “Six Degree of Separation” diretta dal drammaturgo statunitense John Guare. Da questa opera nacquero poi l’omonimo film firmato Fred Schepisi (1993) e la fortunata serie TV “Six Degrees” (2006).

Internet e un mondo che più piccolo non si può…

Sapete come si chiama il primissimo servizio di social network della storia? Esatto! Sixdegrees.com. La piattaforma, creata da Andrew Weinreich e lanciato nel 1997, era dedicata agli incontri amorosi (un antenato del nostro Tinder) e si ispirava, come avrete intuito, alla teoria dei 6 gradi di separazione.

Pur riuscendo a raggiungere in poco tempo un milione di iscritti, six degrees chiuse definitivamente nel 2001, per motivi economici. Tra le cause principali del fallimento c’era sicuramente il fatto di essere molto in anticipo sui tempi.

Qualche anno più tardi, quando il terreno era ormai “fertile”, Facebook, Instagram e Linkedin portarono a compimento l’esperimento iniziato con sixdegrees.

Internet e il fenomeno delle reti sociali hanno riportato l’attenzione sulla teoria dei sei gradi di separazione e delle reti piccolo mondo, amplificando di gran lunga questo fenomeno. Un mondo sempre più popolato, ma anche sempre più interconnesso, nel quale è possibile in pochi minuti mettersi in contatto con persone che sono dall’altra parte del planisfero.

Siamo davvero così vicini?

Ma poter avere sempre più “amici” vuol dire davvero riuscire a coltivare un numero sempre più ampio di relazioni significative? Secondo il numero di Dunbar, no!

Robin Dunbur, antropologo britannico specializzato nel comportamento dei primati portò avanti uno studio che aveva l’obiettivo di capire quale fosse il limite cognitivo del cervello umano relativamente alla sua capacità di stringere relazioni sociali stabili.

Gli studi condotti da Dunbar hanno rilevato che l’uomo, in relazione alla sua massa cerebrale, è in grado di mantenere in maniera stabile un numero di rapporti sociali pari a 150.

Il campo di applicazione della teoria dei sei gradi di separazione investe molti campi del sapere, dalla sociologia alla semiotica, dalla matematica all’informatica. Inoltre, la sua ormai accertata validità, apre una serie di riflessioni di carattere etico e morale sul valore delle relazioni e i limiti della solidarietà umana legata alla prossimità. 

L’ipotetico industriale citato all’inizio di questo articolo appartiene a un mondo apparentemente diverso da quello del bambino della Papa Nuova Guinea, eppure è soltanto l’amico di un amico di un amico di un amico di un amico di un amico. 

 

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Eleonora Lisi
Eleonora Lisi
Laureata in Media, Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università di Roma La Sapienza, la dott.ssa Eleonora Lisi per TuNews24.it cura la rubrica settimanale ‘Impronte Digitali’ dedicata al tema ‘società e nuove tecnologie’. Si occupa di copywriting e web content management e ha fatto parte del team di ricerca dell'Osservatorio Social TV (Centro di Ricerca Digilab, Sapienza) che indaga i cambiamenti nel mercato televisivo e nelle pratiche delle audience. In passato ha collaborato anche con la redazione online del quotidiano ‘Ciociaria Oggi’ scrivendo di attualità e cultura.
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