venerdì 26 Aprile 2024
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Frosinone – Lo schiaffo di Ambrosiano (Legambiente) al sindaco: “A distanza di 9 mesi manca una visione della città”

Torna sulle barricate l'ex segretario provinciale di Articolo Uno, che alle scorse Amministrative aveva sostenuto la candidatura di Mastrangeli: "Nel capoluogo la collettività non riesce a ritrovare il proprio protagonismo"

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“Le politiche ambientali ed urbane sono la grande sfida di questo millennio nella costruzione di un progetto e dunque di un soggetto consapevole. E qui incontriamo il problema che avvolge il capoluogo: la collettività, che non riesce a ritrovare il proprio protagonismo. L’ascolto delle voci di dentro della città, vive e diverse, l’ascolto delle organizzazioni e dei corpi intermedi così come dei comitati di quartiere e dei gruppi di cittadini, dell’associazionismo e del volontariato; l’ascolto, insomma, di quante voci, pur diverse per vigore, sensibilità ed intonazione, compongono nel loro insieme quel grande coro che è la città, il vivere insieme, l’operare insieme, il comune sentire”. L’affondo di Gaetano Ambrosiano, ex segretario provinciale di Articolo Uno, ora tesserato Legambiente, è tutto per il sindaco Riccardo Mastrangeli, che aveva sostenuto alle scorse amministrative ma che ora, analizzando i primi 9 mesi di operato, non riesce più a difendere.

“A livello comunale, l’indirizzo dovrebbe essere quello di un massimo rigore nella spesa e maggiore oculatezza negli investimenti e di porre fine a cantieri inutili ed infiniti ma altrettanto ci farebbe piacere vedere uno stile che vuol essere uno stile di governo per la città. Ed il rigore e la sobrietà – spiega Ambrosiano – debbono essere accompagnati da idee, proposte, programmi e concrete azioni che favoriscano e sostengano la ripresa di una città abbandonata alla più totale improvvisazione.  Quel che abbiamo trovato oggi sono frammenti sparsi di una città ai quali manca la ricucitura di una visione identitaria, concetti che chi amministra ha il compito di pensare, nel realizzare a tutti i livelli e su tutto il territorio, la rigenerazione delle periferie e del centro storico. A distanza di 9 mesi a cui si aggiungono 10 anni di una precedente continuità amministrativa rimane assente una visione e un progetto generale della città, che resta interpretata a pezzi e per singoli e isolati interventi, scelti spesso in base alla presenza di finanziamenti e non inseriti coerentemente all’interno di strategie e obiettivi generali, misurati e misurabili sulle reali esigenze dell’area urbana. L’ignoranza nella percezione del presente ha determinato l’incapacità di saperne immaginare lo sviluppo futuro”.

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“Grandi e complesse opere hanno avuto un’attenzione quasi esclusiva a discapito di una visione dell’insieme. Ad oggi del tutto un progetto calibrato sul territorio, diversificato e interdisciplinare, come anche sta accadendo alle varie riqualificazioni che interessano alcune aree, come ad esempio la piazza della Stazione Ferroviaria, la pista ciclabile, la rigenerazione del centro storico (attraverso il cantiere di Largo Turriziani di cui non abbiamo conoscenza in uno studio sull’impatto e/o integrazione urbana e paesaggistica con l’esistente), parchi edificati all’insegna di ripetitori telefonici, sono esempi e parte di una cultura legata azione amministrativa congeniale se l’orologio temporale fosse fermo agli anni ‘70. Una città – prosegue l’esponente di Legambiente – che attraverso il suo enorme patrimonio verde, va alla deriva in un flusso di situazioni fuori controllo impropriamente destinate a fini e obiettivi diversi da quelli dovuti, una città che è ferma all’impresa che fu di uno sviluppo che rischieremo di non vedere mai. A tutto questo aggiungiamo la più totale invivibilità generata da un traffico automobilistico, puro concetto di Mobilità Urbana, abbandonato a se stesso in una viabilità caotica e dantesca tra il tempo di impiego per piccoli tratti e congestioni di traffico a cui dobbiamo aggiungere la produzione di smog o se volete del sottofondo urbano nella produzione di polveri sottili che rendono invivibile nei parametri mai così bassi nella qualità di vita e salute per i cittadini”.

“Uno scenario mortificante – aggiunge Ambrosiano – che ha privato e sta privando Frosinone non solo della possibilità di creare una rete nel tessuto urbano capace di riqualificare l’intera città, ma anche del ruolo, più volte sbandierato, di porta aperta e perno nel ruolo di città intercomunale. Le statistiche ci indicano sempre più di come si perdano residenti senza che alcuna riflessione giunga nei corridoi di Palazzo Munari. Sempre più troviamo un’Amministrazione gestita da una classe politica impermeabile, a parte alcuni rari ed isolati casi di ruolo, insensibile a volte autistica, incapace di promuovere un sistema di relazioni a connotare l’intera struttura, non solo nei suoi rapporti esterni ma anche nel suo funzionamento interno, a tutti i livelli, nella più totale autoreferenzialità. I diversi servizi lavorano isolati l’uno dall’altro, anche a discapito di progetti evidentemente trasversali, dove la stessa dislocazione fisica degli uffici non permette la comunicazione sullo stato di avanzamento dei progetti, questo il risultato di una classe politica miope, che così facendo ha mortificato anche le competenze interne dell’amministrazione”.

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“Ci troviamo di fronte a quell’incapacità di scegliere e di individuare le priorità per una visione complessiva della città, dalla non volontà di assumere un impegno etico per Frosinone. O meglio: dalla volontà di scegliere solo per una parte della città ma in maggior misura per se stessi. Segno tangibile e visibile di questo colpevole immobilismo è quello che abbiamo ereditato dalle ultime amministrazioni, una classe politica che ci ha governato negli ultimi 10 anni. L’ambiente e la transizione Ecologica con tutte le sue discipline interne che, come la Mobilità Urbana, perno dei cambiamenti che abbracceranno il prossimo futuro, ed il contenitore progettuale che porta il nome di Smart City, ci indicano che la questione andrebbe affrontata in modo diverso. Nel ripristino di un quadro certo di regole e trasparente contro il lassismo di decisioni sofferte mai nell’interesse della comunità. La centralità di ogni questione porta il punto fermo dove la persona resta e rimane il fine su cui è puntata una stretta connessione tra diritti sociali e diritti ambientali attraverso il futuro delle nuove generazioni. Questo – conclude Ambrosiano – ci porta alla visione non di un’unità astratta, ma alla costruzione di un comune progetto concreto nel territorio dove la qualità della vita e la progettazione di un’economia legata alle regole di un ambiente e dove l’individuo resta e rimane l’obiettivo primario ed esclusivo”.

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