martedì 19 Marzo 2024
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Si parla solo di macerie, distruzione e violenza. Come si fa a riemergere?

Fornire gli strumenti ai genitori, alle figure di riferimento, ai giovani. Ma come?

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Quante macerie, si parla solo di macerie, distruzione, catastrofi emotive che stanno rosicchiando così velocemente il buono che c’è che, spesso, la certezza che la bellezza possa tornare ad impugnare il suo scettro, sembrano sgretolarsi irrimediabilmente.
Ho la sensazione che si parli solo di ciò che non va, del brutto che avanza, di giovani violenti, genitori assenti, strutture inesistenti, istituzioni silenti, quasi indifferenti.
Ragazzi che si uccidono e che uccidono, genitori che aggrediscono, abdicando. Violenza. Solo violenza.

Eppure sotto queste macerie, di città ce ne sono, popolate da persone che, ferite e stanche, tentano di ricostruire, di riemergere, tornare alla luce. Come si fa a riemergere? Da dove partire? Di certo dalle macerie, di certo cercando, mettendosi in viaggio, un viaggio da percorrere con un bagaglio in grado di fronteggiare le difficoltà esistenti.

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Fornire gli strumenti ai genitori, alle figure di riferimento, ai giovani. Ma come?
Esempi, positivi, pedagogicamente adeguati, quelli che fanno vedere come si fa a gestire nel concreto le criticità.


Sono tanti i genitori che mi chiedono: “Come dobbiamo comportarci quando i nostri figli sfidano? Quando rompono gli schemi? Quando ci aggrediscono e ci sommergono di silenzi o di parole che fanno un rumore insopportabile? Quando vanno male a scuola, quando sui loro diari ci sono solo note, quando l’ufficio del dirigente scolastico lo visitiamo solo per problemi e mai per meriti?”.

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Credo che, invece che parlare sempre di ciò che di tragico accade, bisognerebbe iniziare a parlare del buono che c’è, dei genitori che ce la fanno, di quelli che sono riusciti a trovare il canale giusto di volta in volta, di quelli che sanno rispettare, ascoltare, condividere e raccontare. Esempi positivi, quelli che hanno l’immenso potere di rinforzare positivamente il buono, il bello.


Perché ci sono quegli insegnanti, quei genitori, quei nonni, quei coach che sanno cosa non fare, e quando lo fanno, sanno agire per riparare, rimediare, chiedendo scusa.
Sono i portatori sani di buoni esempi, coloro che dovrebbero essere premiati, emulati, seguiti, osannati.

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Sono quelli che trovano la forza anche quando è finita, che abbracciano la violenza invece che condannarla, che chiedono, si interessano, amano, si fermano ad ascoltare.

Diamo voce a loro e a tutti coloro che, con grande responsabilità e investimento, possono far tornare alla luce la meraviglia che ognuno di noi ha contribuito a seppellire sotto le macerie. Iniziamo a scavare, siamo archeologi della bellezza.

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Marcella Ciapetti
Marcella Ciapetti
Pedagogista clinico, la dottoressa Marcella Ciapetti si occupa del disagio della persona di ogni età, accompagnandola, attraverso metodi e tecniche proprie della pedagogia clinica, a scoprire risorse e potenzialità funzionali al ripristino di sani equilibri, funzionali ad un sano ben-essere. Su TuNews24.it cura la rubrica settimanale “Diversa…Mente”. Nata a Roma nel 1974, nel 2001 si laurea in Scienze dell’Educazione – Esperto in processi formativi, presso l’Università degli Studi di Cassino. Nel 2009 si specializza in Pedagogia clinica presso l’Isfar (Istituto Formazione, Aggiornamento e Ricerca) di Firenze. Nel 2010 si forma in Consulenza tecnica e peritale (Ctu-Ctp) presso ISFAR - Firenze. Nel 2011 partecipa al Workshop “Adhd – Disturbo da deficit di attenzione/iperattività: strategie cliniche e didattiche” presso Isfar – Firenze. Vive a Frosinone, svolge la libera professione e collabora da diversi anni con lo sportello anti-violenza dell’Auser del Frusinate, accogliendo donne e minori vittime di violenza, collabora a progetti educativi e di sostegno emotivo e didattico per giovani in età scolare. Ha scritto due libri, “Quinto diario d’amore” (Aletti Editore, 2017) e l’ultimo uscito a novembre 2020, “Quel che resta sulla mia pelle” (TraccePerLaMeta Edizioni), nei quali si raccontano storie di vita vissuta da parte di adulti e giovani in disagio emotivo-comportamentale-relazionale. Inoltre ha scritto un racconto dal titolo “Guia”, pubblicato con Aletti editore, nell’ambito del progetto “Salvatore Quasimodo legge i narratori italiani contemporanei”, affrontando le criticità che un genitore può vivere alle prese con le prime delusioni d’amore dei figli.
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