Il senatore verolano Gianfranco Rufa torna ad essere sommerso dalle critiche dei cittadini, che continuano a segnalarci comportamenti scorretti e, stavolta, anche… al di sopra della legge. Dopo aver “rubato”, appena venti giorni fa, il pubblico del vicepremier Salvini, con il quale si era “photoshoppato” sui social inducendo a pensare che quella folla di persone fosse giunta a Civitavecchia per lui (LEGGI ANCHE: Il senatore che si ‘photoshoppa’ con il pubblico di Salvini), questa volta ne ha fatta un’altra delle sue, sempre sulla piazza virtuale di Facebook, violando il silenzio elettorale, seriamente regolamentato dalla legge.
I fatti
Un primo post è comparso sulla sua bacheca questa mattina alle 11.09. A corredo di una foto in cui compare accanto al ministro dell’Interno, in occasione della visita dei giorni scorsi a Veroli, Rufa scrive testualmente: “Buongiorno amici… oggi la scelta è facile…!!! Matteo Salvini. Lega sempre Lega”, corredando il tutto con il solito adolescenziale cuoricino verde Lega.
Ma pare non essere convinto che sia abbastanza. Complice la noia domenicale di un uggioso pomeriggio di maggio, l’alto rappresentante della Repubblica Italiana verso le due meno un quarto, probabilmente dopo aver pranzato, si reca a votare e decide di postare sui social due scatti di se stesso che inserisce le schede nelle urne insieme ad un breve video in cui Salvini invita a votare Lega, con tanto di simbolo barrato, insieme al testo “Lega sempre Lega” (inutile ripetere che, anche stavolta, al posto della necessaria virgola compare il solito cuoricino).
Proprio lui che dovrebbe dare il buon esempio
Insomma, un onorevole senatore della Repubblica, un uomo di Stato, che dovrebbe dare il buon esempio, viola per primo le norme di legge. Ripetutamente. E sono molti i ciociari che, risentiti per tali sfrontati e irrispettosi atteggiamenti, hanno voluto segnalarci la cosa. Raccontandoci anche, alcuni verolani, svariate altre mancanze di rispetto, nei confronti della città e dei cittadini stessi, che racconteremo nei giorni a seguire, o comunque dopo le 23, per non essere accusati in alcun modo d’influenzare (se davvero ce ne fosse il rischio) le idee dei votanti delle ultime ore.
L’articolo 9 della legge 212 del 1956
A regolare l’esercizio della propaganda elettorale in Italia è la legge 212 del 1956 e nello specifico il periodo del cosiddetto “silenzio elettorale” è normato dall’articolo 9 della stessa, che recita: “Nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi e le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, nonché la nuova affissione di stampati, giornali murali od altri o manifesti di propaganda o l’applicazione di striscioni, drappi o impianti luminosi. Nei giorni destinati alla votazione è vietata, altresì, ogni propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali”.
La normativa venne introdotta nel tentativo di tutelare da indebite pressioni quella parte di elettorato che, a ridosso delle elezioni, risulta ancora indecisa. Testo alla mano, la legge non cita i social network, cosa più che ovvia, essendo stata varata ben 63 anni fa, quando non esistevano ancora. Ma dice chiaramente che non è possibile fare propaganda elettorale, quindi è scontato che ciò si estende anche alle piazze virtuali (oggi tristemente più affollate di quelle reali dei paesi) che le innovazioni tecnologiche hanno creato.
L’Agcom ribadisce il concetto
Per i più duri di comprendonio, sull’argomento, alcuni giorni fa, è intervenuta anche l’Agcom (l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) che ha cercato di mettere a punto delle “linee guida” per l’esercizio della propaganda elettorale sui social network. All’articolo 8 si legge testualmente: “La normativa vigente vieta di fatto ogni forma di propaganda elettorale (in tv e attraverso comizi pubblici) nel giorno del voto e in quello precedente. Sebbene l’Autorità non sia competente a conoscere delle fattispecie di violazione del silenzio elettorale, ritiene particolarmente importante richiamare l’attenzione su queste disposizioni che si fondano su principi strumentali a garantire una effettiva tutela dell’elettore e, come tali, validi per ogni mezzo di diffusione”.
In sostanza, quindi, per Agcom il silenzio elettorale va rispettato anche sui social network e, più in generale, sul web. Tranne per chi, naturalmente, è (o si sente) al di sopra della legge, con più diritti e certamente meno doveri rispetto ai “normali” cittadini…