In questi giorni, sul tema politico del momento, sono saltati all’occhio titoloni sui giornali locali, come ad esempio “Massimiliano Tagliaferri blindato”. Ma da chi? Leggendo l’articolo ci accorgiamo che a prendere le parti del presidente del Consiglio, finito nel polverone per comportamenti mai visti a Frosinone, in questi anni, da gente che ha ricoperto tale importante ruolo istituzionale, è stata la sua lista, quella che porta il nome dell’ex sindaco Nicola Ottaviani e che vede proprio nel neoparlamentare il ‘capo’ delle strategie politiche che hanno portato all’elezione dei consiglieri. A parlare ai giornali, però, non è Ottaviani, ma Christian Alviani, consigliere che ad oggi noi non abbiamo mai avuto l’onore di conoscere né personalmente né nelle sue vesti politiche, visto che mai ci siamo imbattuti in qualche suo intervento o battaglia per la città, fatta naturalmente nell’esercizio del proprio ruolo pubblico. Ma per evitare di sbagliare e di dire inesattezze, siamo andati a digitare il suo nome e cognome su Google, per cercare magari qualche suo intervento politico finito sui giornali o su qualche forum di discussione che parlasse ad esempio di temi per i quali lui ha dato un contributo. Niente. Zero. Tabula rasa. Alviani non pervenuto sulla rete, così come nel mondo reale, tra i banchi di palazzo Munari. È come se lui e la politica fossero due cose separate, forse opposte. E ce ne dispiaciamo per i suoi 283 elettori, che con molta probabilità non avrebbero voluto che lui facesse il mero osservatore, comodamente seduto in poltrona, bensì che partecipasse attivamente alla ‘polis’.
Ma il punto non è Christian Alviani, che a quanto pare è solo un nome prestato ad una linea politica. E la linea politica della Lista Ottaviani è dettata, per l’appunto, dall’omonimo ex sindaco del capoluogo. Giustamente (ma solo dal punto di vista politico) l’onorevole ha deciso, con l’appoggio dei suoi 4 consiglieri (Alviani, Petricca, Martino e Grieco) di continuare ad appoggiare il presidente d’Aula Tagliaferri, sulla cui testa aleggia sempre più pesantemente lo spettro della sfiducia. Politicamente comprensibile che non voglia perdere un incarico, visto che a perderlo sarebbe uno della sua lista, che risponde dunque politicamente a lui (forse solo a tratti, vista l’indole di Max). Meno comprensibile dal punto di vista morale, dato che Tagliaferri ha gettato nel ridicolo l’intero Consiglio comunale, iniziando dalle offese al sindaco e arrivando a quando dice che ci sono situazione da arresto e che neanche nel Burundi accadono cose simili, e molte altre gravità dette in diretta Youtube sul canale istituzionale del Comune di Frosinone mentre siede sulla poltrona da presidente del Consiglio cittadino. Il tutto con registrazione video e audio come prova lampante e incontrovertibile. Dunque il deputato della Lega questa volta avrebbe forse fatto una miglior figura a non intervenire, come lista, in questa querelle vergognosa, sicuramente una delle pagine più nere nell’ultimo decennio di politica ciociara. (LEGGI: “Il sindaco non sa né leggere né scrivere”: ‘fuorionda’ shock in Consiglio comunale. Ecco il video cancellato)
Tornando alla sfiducia, perché la politica democratica è fatta anche e soprattutto di numeri, ribadiamo la nostra meraviglia nel leggere articoli che parlano di un ‘Tagliaferri blindato’ grazie alla protezione dei 4 consiglieri di Ottaviani, visto che il Consiglio ne conta ben 32 di consiglieri votanti. Dunque per ‘blindare’ qualcuno ne occorrerebbero almeno 17. Ma lasciamo stare questa ‘nota di colore’, utile solo per farsi una risata e capire il basso livello in cui si ristagna.
Ottaviani deus ex machina?
Il vero punto di tutta questa storia, infatti, è il sindaco. Che da buon ‘padre’ di questa città e dei suoi amministratori dovrebbe tutelare il buon nome e l’operato di tutti e portare in Consiglio la sfiducia di chi ha gravemente mancato di rispetto a tutti, mettendo in ridicolo l’organo e tutti i componenti dello stesso ma anche il buon nome del capoluogo. Per fare bene, Mastrangeli dovrebbe, per l’appunto, proporre la sfiducia e chiedere la votazione della stessa al Consiglio comunale, che come organo supremo (a maggioranza e con votazione a scrutinio segreto, ricordiamo dice il regolamento) dovrà decidere sul da farsi. Ma andrà veramente così? Come mai Mastrangeli ancora sulla questione non è intervenuto in maniera netta e decisa? Avesse per caso paura d’intervenire a gamba tesa su una questione che potrebbe minare gli interessi del suo predecessore? E per questo, dunque, avesse deciso di fare ‘orecchie da mercante’ per quieto vivere e andare avanti come se nulla fosse accaduto?
Beh noi non crediamo che non sia successo niente. Ci chiediamo invece, così come in questi mesi se lo sono chiesto tanti nostri lettori ed elettori cittadini di Frosinone, se il sindaco del capoluogo è ancora Ottaviani. Perché, ‘continuità amministrativa’ a parte, se dopo quasi due anni dalle elezioni si fa ancora ciò che dice zar Nicola, tra l’altro anche quando non ha i numeri per imporsi, allora si può tranquillamente affermare che siamo al 12esimo anno di governo di Ottaviani e che Mastrangeli è solo un buon ‘vice’.
Confunde et impera
Naturalmente in politica, così come nella vita, bisogna avere il coraggio delle proprie scelte senza nascondersi dietro i tecnicismi per tentare di ingannare chi ne sa di meno. Sulla questione della sfiducia, infatti, sarebbe girata una voce secondo la quale sarebbe una procedura molto difficile e ‘rischiosa’ in quanto una consolidata giurisprudenza di Cassazione non vedrebbe tra i possibili motivi di sfiducia gli attacchi alla maggioranza che ha eletto il presidente. Certamente, e lo confermiamo. Non sono queste, infatti, le motivazioni che possono portare alla sfiducia, visto che il presidente del Consiglio può far parte anche dell’opposizione e quindi non essere d’accordo con la linea della maggioranza, senza che nessuno possa mettere in dubbio il suo ruolo. I consiglieri che hanno intenzione di andare avanti con la strada della sfiducia non andrebbero confusi con paroloni, regolamenti e complessi iter burocratici per farli demordere dalle loro intenzioni, portando quindi acqua al proprio mulino e approfittando delle scarse nozioni giuridiche e della poca padronanza delle normative da parte di chi, comunque, ha ricevuto un mandato di rappresentanza da parte dei cittadini. Se veramente siamo davanti ad un governo cittadino democratico, tutto ciò non è accettabile. La sfiducia di Tagliaferri, infatti, si basa su motivazioni che sono tutt’altro che politiche.
I motivi della sfiducia e il Consiglio ‘incriminato’
Come prescrive la normativa, tale azione può essere compiuta, oltre che per svariati altri motivi, anche per “gravi e reiterati comportamenti pregiudizievoli per la funzionalità ed efficacia dei lavori del Consiglio o lesivi del prestigio dello stesso”. Esattamente la casistica venuta a crearsi: come ormai tutti pensano in città ed hanno scritto anche sui social dopo tutto quello che è successo, un presidente del Consiglio che usa il suo ruolo istituzionale per fare i propri attacchi per tre ore di fila, offendendo anche i membri di tale Consiglio compreso il sindaco e ridicolizzando dunque l’istituzionalità del Consiglio stesso, non merita di sedere sulla poltrona più alta di tale fondamentale organo collegiale. E questo lo dice la legge e non solo i cittadini e i giornali che scrivono di tali atteggiamenti, contribuendo senz’altro a diffondere in larga scala tale situazione e dunque avvalorando e aggravando i famosi motivi lesivi del prestigio del Consiglio tali per cui si può dar seguito alla sfiducia di un presidente che mette in atto determinati comportamenti.
Non è finita qua
Il presidente del Consiglio oltre ad attaccare l’Amministrazione prendendo spunto dagli interventi che venivano fatti contro di essa e, di conseguenza, dilatando i tempi di tali interventi, ogni qualvolta qualcuno prendeva la parola per difendere (argomentando) l’Amministrazione, interveniva contro tali ‘difensori’, anche con modi bruschi e parole e toni forti, tra l’altro non concedendogli repliche. Repliche concesse, invece, a consiglieri intervenuti in maniera critica verso l’Amministrazione: è il caso, ad esempio, di Mauro Vicano. Gli attacchi, invece, sono stati rivolti, ad esempio, al consigliere Francesco Pallone e all’assessore Fabio Tagliaferri. Ma anche all’assessore Piacentini, intervenuto in difesa dell’operato del Comune, che ha subito interruzioni (sebbene con modi diversi) per ben tre volte. Il presidente d’Aula, infatti, non volendo attaccare personalmente Piacentini vista l’amicizia, ha tentato per tre volte di interrompere il suo intervento, dicendogli di far rispondere i dirigenti Manchi e Giannotti, per poi attaccare loro. Il dottor Giannotti, addirittura, è stato messo pubblicamente alla gogna, accusato di svolgere male il proprio ruolo.
C’è di più: una rissa sfiorata
Al termine del Consiglio il parapiglia è continuato, e stavolta si è passati quasi alle mani. Il presidente Tagliaferri, infatti, fomentato dal precedente battibecco con il consigliere Pallone, secondo quanto raccontato dai presenti, ha ripreso lo scontro con il delegato allo Sport, arrivando addirittura quasi alle mani. Tanto che sarebbe intervenuto il vicesindaco Antonio Scaccia per evitare che la lite verbale scaturisse in una vera e propria rissa, riuscendo fortunatamente nell’intento.

Per questi motivi…
Da tutto ciò si evince dunque, oltre a una condotta diffamatoria nei confronti dell’organo collegiale, di tutti i propri componenti e di conseguenza anche dell’intera città, anche una gestione del Consiglio tutt’altro che super partes. Motivazioni che, leggendo la normativa in merito, sono decisamente bastevoli per andare avanti con la sfiducia, senza che nessuno possa mettere in dubbio che un eventuale ricorso al Tar possa controvertere tale scelta democratica presa a maggioranza, avvalorata senz’altro dalle registrazioni video e dalle testimonianze. Tanto Tagliaferri, questo ormai si è capito, non prova per niente vergogna su quanto accaduto, dunque la poltrona non l’abbandonerà mai da solo. (LEGGI: La faccia tosta del presidente del Consiglio, ormai vicino alla cacciata)
Un sondaggio segreto: chi vuole ancora Max?
Da parte nostra, per aiutare a far prevalere le ragioni democratiche e non quelle delle dinamiche politiche ‘sottobanco’, abbiamo deciso di fare un sondaggio rivolto ai consiglieri comunali di Frosinone. A loro chiediamo se sono d’accordo o meno con un’eventuale sfiducia del presidente d’Aula. Abbiamo già iniziato da qualche giorni a sentire i vari consiglieri e continueremo ancora la prossima settimana. Finora, su 8 che ne abbiamo ascoltati, già 5 hanno riferito che se si andasse a votazione sarebbero senz’altro propensi all’allontanamento di Tagliaferri dallo scranno più alto. Naturalmente i nomi dei consiglieri che hanno partecipato al sondaggio rimarranno segreti e al sicuro, chiusi a chiave nel cassetto della scrivania della redazione. Quindi nessuno abbia paura di dire ciò che pensa per timori di ‘ritorsioni politiche’. Anche perché, anche la futura votazione il Consiglio, come prevede il regolamentò, sarà a scrutinio segreto.
Quando termineremo il nostro sondaggio, dunque, qualora la maggioranza del Consiglio sarà per la sfiducia, crediamo che Mastrangeli, spalle al muro, dovrà obbligatoriamente prenderne atto e agire di conseguenza. In caso contrario, per lui, non rispettando il volere della maggioranza dei consiglieri, si aprirà di fatto una crisi di maggioranza, che lo potrebbe portare finanche a cadere dalla poltrona di primo cittadino. Ma siamo sicuri che non si dovrà arrivare a questo punto, perché la numerose sollecitazioni che sta ricevendo in questi giorni lo porteranno a ragionare e a comprendere che visto tutto quello che è successo c’è un’unica scelta giusta da fare. E lui, in veste di primo cittadino, correndo tutti i rischi del caso, non può evitare di prenderla senza scottarsi, in un modo o nell’altro.


