Tutto è nato dal nostro articolo di ieri mattina (LEGGI: Stadio del Nuoto e lavori sul tetto, dopo quasi 2 mesi il nuovo gestore non interviene). Abbiamo semplicemente cercato di spiegare che, nonostante da capitolato anche i lavori di straordinaria manutenzione, oltre che quelli ordinari, fossero di competenza del nuovo gestore dell’impianto, il Comune stava comunque andando avanti con l’iter per la sistemazione di una parte del tetto (dal quale nei giorni di pioggia ci sono copiose infiltrazioni d’acqua che vanno a riversarsi negli spogliatoi e sulle tribune) attraverso l’affidamento dei lavori a una ditta a proprie spese. Un’azione, questa, che potrebbe certamente configurare un danno erariale per l’ente.
E ieri sera, in Consiglio comunale, durante il question time è stata sollevata proprio questa problematica. Ad intervenire sulla querelle è stato il consigliere di opposizione Angelo Pizzutelli, poi supportato anche dal consigliere Anselmo Pizzutelli, che ha chiesto lumi riguardo le ‘incomprensioni sulla competenza dei lavori straordinari’ apprese proprio dall’articolo della nostra testata pubblicato poche ore prima. L’assessore ai Lavori Pubblici Angelo Retrosi e il dirigente del settore Benito Caringi si sono affrettati a spiegare che sul ‘loro’ capitolato l’articolo 19 parla di ‘manutenzione straordinaria a carico del concedente’. Peccato però che sul capitolato in possesso dell’Amministrazione provinciale, che è la stazione unica appaltante (dunque l’ente che ha proceduto agli adempimenti del bando di gara) ci sia scritto che tali lavori siano di competenza del concessionario.
E proprio durante la disquisizione il dirigente Andrea Manchi si è preso la briga di andare sul sito ‘tuttogare’ della stazione appaltante provinciale per scaricare il bando ufficiale, confermando dunque ufficialmente quanto rilevato dal consigliere Angelo Pizzutelli. In pratica due capitolati esattamente identici, entrambi di 32 pagine su carta intestata, che differiscono per una sola parola, che però cambia il senso di tutto: un vero e proprio mistero. E nella mente di chi volesse pensar male, solamente un’ipotesi potrebbe affiorare: quella di un possibile broglio nelle procedure. Tanto che anche il sindaco Riccardo Mastrangeli, dopo aver ascoltato le parole del dottor Manchi, si è avvicinato al suo notebook con il capitolato comunale in mano per confrontare se effettivamente fosse come detto. Quindi ha sgranato gli occhi e, dopo qualche secondo di incredulità, con un’espressione sul volto decisamente indicativa di ciò che pensava, è tornato al suo posto in silenzio.

Al di là di ipotesi gravi sulle quali solo la Procura della Repubblica avrebbe le competenze per decidere se aprire un’indagine approfondita per capire cosa c’è dietro tutto questo, la principale problematica dal punto amministrativo è una: quale dei due capitolati tecnici hanno visto i partecipanti alla gara per la gestione dell’impianto? Ma anche: hanno visto tutti lo stesso? Perché è chiaro che le offerte tecniche ed economiche delle società sportive si sono basate anche sul capitolato. È palese, infatti, che se, ad esempio, alcune di quelle compagini avessero saputo che i lavori relativi alla riparazione del tetto (quantificabili in diverse decine di migliaia di euro) fossero stati di propria competenza e non di competenza comunale, allora l’offerta economica fatta al Comune sarebbe stata più bassa per rientrare nel budget di spesa che si erano prefissati per la gestione annuale dell’impianto. E viceversa.
Dunque la gara sarebbe di fatto falsata e, con molta probabilità, da rifare. E se questo non venisse fatto ‘in autotutela’ dagli enti preposti, potrebbe essere facilmente imposto dal Tar qualora le società partecipanti (ma risultate non vincitrici) decidessero di presentare ricorso. Infatti, continuando a ragionare in Consiglio, è proprio questa l’ipotesi venuta fuori tra i banchi dell’opposizione e comunicata ad alta voce in particolare dai consiglieri Papetti e Mandarelli: “se le cose stanno così la gara è annullabile”. Gli attuali gestori, dunque, rischierebbero, a meno di due mesi dall’inizio del loro management, di doversi accomodare fuori dal portone d’ingresso. Per la gioia di realtà sportive del territorio che in queste settimane li hanno di fatto accusati di una gestione personalistica e poco attenta alle esigenze di tutti, cosa che in realtà dovrebbe essere fondamentale per un impianto di proprietà comunale (LEGGI QUI ALL’ULTIMO CAPOVERSO).

Così come per la gara sulla gestione dell’impianto natatorio, potrebbe dover essere annullata anche la determina di affidamento diretto ad una ditta edile di Frosinone per l’intervento di ripristino della copertura dell’impianto, per un importo complessivo di circa 40mila euro, firmata dallo stesso dirigente Caringi proprio in questi giorni, consistente nella fornitura e posa in opera di un nuovo manto impermeabile prefabbricato con pittura monocomponente ad alta riflessività solare per 850 metri quadrati e nella esecuzione di ripristino dei bocchettoni esistenti.
Vedremo cosa accadrà sulla questione: seguiremo con curiosità e testardaggine l’evolversi della situazione. Ma di una cosa siamo sicuri: stavolta non si spegnerà qui. Speriamo almeno che il dirigente Caringi abbia il tempo almeno di tentare di sbrogliare la matassa e aiutare la comprensione del mistero con importante documentazione a supporto, visto che si dice che non lavorerà ancora a lungo per il Comune di Frosinone: si mormora, infatti, che a breve prenderà servizio presso l’Area Bonifica della Regione Lazio. Un incarico sicuramente di maggior prestigio che non poteva che andare a ricoprire un professionista specchiato e di lungo corso come lui, in grado di portare avanti il proprio lavoro senza mai soggiacere a pressioni politiche o intimidazioni di nessun tipo: nell’esercizio di quel ruolo, infatti, chi non possiede tali caratteristiche rischia con certezza assoluta di mettersi in guai seri.

Per il resto, poco o niente d’importante da segnalare durante il question time, che ancora una volta ha visto una conduzione poco parziale e decisamente poco equilibrata da parte del presidente del consiglio Massimiliano Tagliaferri, che anche stavolta non ha perso occasione di attaccare sindaco e dirigenti, contestando risposte in maniera aggressiva come al suo solito. Ma ormai si è abituati a questo modo di fare.
D’altronde, nonostante si parli da due anni a questa parte di una volontà comune di sfiduciarlo dal ruolo di coordinatore d’aula, visto che è una carica che poco si addice alla sua personalità, mettiamola così, niente si muove. E neanche lui decide di abbandonare la poltrona, nonostante oltre un mese fa l’abbia promesso nel caso non fosse stata ‘rivoluzionata’ la Giunta, cosa che non è accaduta (LEGGI: Max Tagliaferri promette di dimettersi ma non abbandona la comoda poltrona: ci risiamo).
Ieri sera, però, oltre al solito show in Consiglio, è accaduto anche qualcosa di più grave. All’uscita, dopo le 21, c’è stato un suo violento attacco con urla e mani alzate alla consigliera Alessandra Mandarelli. Inizialmente su temi trattati in Consiglio. Poi, però, Tagliaferri sarebbe arrivato al punto forse di suo maggiore interesse, attaccandola sulla sua vicinanza alla maggioranza. Con l’appoggio della Mandarelli all’Amministrazione Mastrangeli, infatti, l’ultimatum politico di Max al sindaco (o si fa un rimpasto di Giunta o mi dimetto) perderebbe totalmente di efficacia, poiché Mastrangeli si troverebbe ad avere i numeri per governare anche senza di lui. Ecco dunque spiegati i veri motivi che, con grande probabilità, lo hanno fatto innervosire a tal punto da portarlo ad una reazione così violenta davanti al portone del Comune sotto gli occhi increduli di altri consiglieri comunali, pronti ad intervenire nel caso la situazione fosse degenerata.