Un risultato senz’altro lusinghiero quello ottenuto da Fratelli d’Italia in occasione delle ultime elezioni europee, che si conferma come primo partito italiano e in provincia di Frosinone: le preferenze superano addirittura la media nazionale del 28,8% di quasi 5 punti percentuali (33,69%). Un partito che però, ancora una volta, in Ciociaria si mostra spaccato. Lo è stato in occasione della scelta dei candidati alle Amministrative e tante polemiche ci sono state in vari comuni, in particolar modo a Cassino e Veroli, dove ai rappresentanti locali, persino figure storiche di FdI, non sono andate giù le imposizioni dalla segreteria provinciale. Scelte calate dall’alto, sempre a ridosso delle consultazioni elettorali, che non fanno altro che aumentare le spaccature e gli attriti all’interno del partito, oltre che la distanza dal presidente Massimo Ruspandini.
Dopo questa tornata, analizzando i numeri, è proprio l’onorevole deputato ceccanese ad uscire fortemente ridimensionato. Perché? è presto detto.
I ‘grandi elettori’ di Fdi portavano tutti Meloni e Procaccini come primi due nomi delle loro terzine. Dopo di che, ognuno ha deciso di puntare su un differente terzo nome, quasi tutti orientati tra Squarta, Di Russo e Ciccioli.
E, nonostante Ruspandini sia a capo del partito provinciale, il terzo nome della terzina da lui portata (al quale hanno contribuito a far confluire voti anche il vice capogruppo FdI alla Regione Lazio Daniele Maura e altri accoliti) bene non si può certo dire che sia andato: Marco Squarta in Ciociaria ha ottenuto 7.702 preferenze. Per avere la misura di ciò che stiamo dicendo, basta dare un’occhiata ai numeri dei candidati portati dagli altri esponenti provinciali del partito.

Civita Di Russo, sostenuta in provincia in particolar modo da Fabio De Angelis (presidente Saf) e Antonello Iannarilli (commissario straordinario Ater), è infatti arrivata praticamente appaiata a Squarta, conquistando ben 6.718 preferenze, dunque neanche mille in meno rispetto al ‘collega di partito’. Buon risultato, sempre in Ciociaria, anche per Carlo Ciccioli, che, anche se distanziato dagli altri due, è comunque riuscito a raggiungere i 4.199 voti: era sostenuto in particolare dal deputato Paolo Pulciani, dalla consigliera regionale e presidente della Commissione regionale Sanità Alessia Savo e da Fabio Tagliaferri, che da qualche mese, dopo la nomina diretta del ministro Sangiuliano, è alla guida del colosso della cultura Ales Spa, società in house dello stesso ministero della Cultura.
Dunque, il presidente provinciale del partito, che in realtà avrebbe dovuto avere una sorta di plebiscito o quasi, dopo aver dato le sue indicazioni di voto ha invece ottenuto poco più di un terzo dei voti per il ‘suo’ Squarta (che tradotto nella politica democratica significa meno del 50%!).
Una situazione che pesa come un macigno e che cambia senza alcun dubbio, stavolta matematicamente, gli equilibri del partito a Frosinone. Dopo questa sonora ‘bastonata’, sicuramente non potrà più permettersi, in futuro, di fare la voce grossa, arroccato sulle sue posizioni dalla ridente Ceccano. Dovrà abbassare la testa e ascoltare ogni singolo componente di FdI se vorrà ricomporre i cocci. Altrimenti rischia anche di perdere definitivamente la sua posizione di ‘supremazia’ del partito in Ciociaria. Visto che i suoi ‘ordini di scuderia’ sono suonati, in questa tornata elettorale, come il niente più assoluto.
Non basta alzare la voce per farsi seguire: chi sa usare solo l’autorità invece che l’autorevolezza, prima o poi quell’autorità rischia di perderla. Si affidi dunque, il buon Ruspandini, ai consigli di Napoleone Bonaparte: “Non ci sono cattivi reggimenti, ma solo colonnelli incapaci”. E invece di prendersela o di arrampicarsi sugli specchi con fantasiose ricostruzioni analitiche sul responso elettorale, cerchi di migliorarsi nel suo ruolo: solo in questo modo potrà fare il bene suo e del partito di Giorgia Meloni.