I Fratelli d’Italia disposti a rinunciare a tutto pur di far entrare Fabio Tagliaferri. Politicamente una follia, algebricamente pure. Eppure sono queste le ultime voci che arrivano sul caos deleghe che imperversa da qualche giorno e che sta creando non pochi grattacapi al neosindaco di Frosinone (LEGGI: Mastrangeli già nei guai: Tagliaferri il pomo della discordia. Ora rischia di saltare tutto).
I seguaci di Giorgia Meloni, che in un primo momento avevano chiesto due assessorati e la carica di vicesindaco, percependo la difficoltà dell’operazione avrebbero deciso di accontentarsi dell’ingresso del solo Fabio Tagliaferri come vicesindaco e assessore. Lasciando quindi a bocca asciutta tutti gli altri membri della lista che si sono candidati lavorando duro sul territorio per portare voti. Tagliaferri dunque, praticamente l’ultimo arrivato in famiglia Fdi, e al quale nonostante tutto è stato subito affidato il compito di segretario cittadino del partito, si troverebbe a incassare un bel risultato nonostante in queste elezioni comunali non si è neanche candidato, non ci ha messo quindi la faccia né ‘si è contato’, per capire se poteva riscuotere il consenso dell’elettorato frusinate o meno. Lui che nelle settimane precedenti alla votazione era andato sbandierando in giro numeri fantascientifici dicendo che avrebbero facilmente conquistato il 25% dei consensi, quindi addirittura più dell’indice di gradimento nazionale che si attestava intorno al 21%; poi, però, dopo lo spoglio ha preso lo schiaffo che lo ha svegliato, catapultandolo dal suo bel mondo dei sogni alla cruda realtà: poco più dell’8%. Quindi quale apporto imprescindibile avrebbe dato ad una lista che, nonostante sia di uno dei partiti più in voga del momento, a Frosinone ha incassato un terzo dei consensi previsti? Ma questo pare non importare. Il meccanismo, dunque, sarebbe pressappoco questo: gli altri si candidano e prendono i voti e lui entra. A tutti i costi. A costo di scontentare tutti i membri della sua lista. A costo di creare problemi con le altre liste della coalizione che non lo vedono di buon occhio, visto che in passato aveva già messo a repentaglio la maggioranza di Nicola Ottaviani. Eppure lui deve entrare, e in Consiglio deve essere secondo solo a Mastrangeli. Sto vicesindaco s’ha da fa. E questa mattina avrebbe mandato uno dei suoi a farlo sapere al sindaco, poiché durante tutto questo trambusto in gran parte dovuto a lui, Tagliaferri si troverebbe da qualche giorno fuori regione, in una splendida località di vacanza. Sulla questione parrebbe che il senatore Massimo Ruspandini stia cercando di ricondurre il suo portavoce ad assumere un atteggiamento più mite e ragionevole. E c’è pure chi sostiene che abbia perso la pazienza, perché per lui verrebbe prima FdI e poi i personalismi.
Una serpe nel grembo della maggioranza
Ma ripercorriamo la storia politica del capoluogo e cerchiamo di capire cosa è accaduto qualche mese fa, quando Fabio Tagliaferri è stato detronizzato dall’allora sindaco Nicola Ottaviani, che gli ha revocato prima la delega di vicesindaco e poi quella assessorile per riequilibrare la maggioranza, poiché uscito dal Polo Civico. All’epoca il ‘buon’ Fabio, che aveva fatto il saltarello da Polo Civico a Fratelli d’Italia, aveva deciso di far cadere l’Amministrazione, tentando di fare un vero e proprio ricatto politico, provando a chiudere un accordo con Pasquale Cirillo, Domenico Fagiolo e Maria Rosaria Rotondi. Un gruppo consiliare che avrebbe dovuto creare una crisi di governo e disarcionare Ottaviani qualora non fosse stato ‘decapitato’ Mastrangeli e rimesso a fare il vicesindaco sempre lui, Fabio Tagliaferri. Un’operazione che però non andò in porto grazie al buonsenso dei tre consiglieri comunali, che hanno continuato a camminare accanto al sindaco eletto, mantenendo quindi le promesse fatte ai propri elettori, che li avevano votati per fiancheggiare Ottaviani e non certo per voltargli le spalle. Stessa cosa non si può dire di Fabio Tagliaferri, che ha fatto esattamente l’opposto di ciò che avrebbero voluto i propri elettori pur di perseguire fini e ambizioni personali.
Forza Italia pronta a tutto
Intanto il malcontento che serpeggia tra le liste che hanno portato alla riuscita della nuova Amministrazione Mastrangeli continua a crescere senza sosta. Dopo che ieri pomeriggio il neosindaco ha iniziato le consultazioni con esse, per capire bene le richieste e, probabilmente, fino a che punto erano pronte a spingersi pur di ottenere quanto chiesto, la situazione è ulteriormente precipitata. Sì, perché non ci sarebbe una gran volontà di venire ai patti con il primo cittadino, dopo aver capito quali fossero le sue idee: rinunciare ad assessorati per concederli a esterni senza grandi meriti non sarebbe andata giù alla maggior parte di essi. Qualcuno avrebbe messo Mastrangeli anche di fronte ad un aut aut: sarebbe, ad esempio, il caso di Forza Italia, che già da qualche giorno aveva avanzato la richiesta di avere la presidenza del consiglio (per Adriano Piacentini) e un assessorato (con molta probabilità per Samuel Battaglini). Ma per quanto riguarda il presidente, in gioco ci sarebbero anche Max Tagliaferri (certamente e con il placet dell’ex sindaco Ottaviani) e Mauro Vicano (forse e non se ne capisce ancora il motivo). Per quanto riguarda un assessorato, invece, la richiesta sarebbe stata valutata ‘eccessiva’, visto che già il presidente ‘vale 2’. Quindi Battaglini rischierebbe di rimanere fuori per il secondo quinquennio di fila, dopo che già nella scorsa tornata non avrebbe ottenuto l’assessorato nonostante si fosse impegnato a portare a supporto della candidatura a sindaco di Ottaviani una lista (Forza Frosinone) che aveva raggiunto quasi mille preferenze, riuscendo a far sbarcare Enrico Cedrone in Consiglio Comunale. Ma niente gli fu riconosciuto all’epoca. E niente rischia di prendere anche oggi. Ed è anche per questo che il partito stavolta si sarebbe imposto: o tutto o niente. Senza raccogliere le richieste in toto, la decisione potrebbe essere, dunque, quella di passare all’opposizione, seppur ‘tiepidamente’, decidendo di volta in volta quando appoggiare Mastrangeli e quando no. Proprio perché gli accordi non sarebbero stati rispettati. E ad avvalorare tutto ciò ci sarebbe anche una chiamata del coordinatore regionale di Forza Italia, Claudio Fazzone, che avrebbe spiegato a Mastrangeli, non di certo con toni rassicuranti, che gli accordi vanno rispettati. Sempre. E che le parole non sono aria: se non si tiene fede ai patti non si è uomini.
Il mistero delle Sardellitti
Altro oggetto del contendere è Alessandra Sardellitti, che rimane in lizza per un assessorato. Nonostante sia uscita da poco dal Pd, abbia deciso in un primo momento di appoggiare Vicano, la ‘sua’ lista di Azione abbia preso appena 500 voti o poco più e prima del ballottaggio non abbia fatto un vero apparentamento con la coalizione di Mastrangeli bensì abbia solamente indicato ai ‘suoi’ elettori l’opzione Mastrangeli. Eppure il suo nome è ancora lì nel primo cassetto della scrivania in legno massello di palazzo Munari, in attesa di verdetto. In un momento in cui c’è enorme carenza di assessorati per placare la ‘sete’ delle liste che realmente e fin dall’inizio hanno lottato nella coalizione di Centrodestra, portando buoni risultati. Cose da non credere…
Max e Antonio
Ma sul piede di guerra ci sono anche Max Tagliaferri, che come detto punta alla presidenza del Consiglio, e Antonio Scaccia, che rivendica la fascia di vicesindaco, in particolar modo perché, per principio, non gli sta bene che possa andare a Fabio Tagliaferri.
Di Legge è fuori?
Per lo staff, anche lì la partita sarebbe ancora tutta da giocare, sempre non a cuor leggero. L’unica voce arrivata, ad oggi, sarebbe quella secondo la quale Alessia Masi, l’angelo biondo di Nicola Ottaviani, sua ombra costante per i 10 anni di governo, l’avrebbe ‘scampata’: non sarebbe invece riuscita a entrare la deus ex machina della campagna elettorale, la rotariana Alessandra Di Legge, onnipresente cugina di Mastrangeli, che ad oggi rimarrebbe fuori dalla squadra. Salvo ripensamenti dell’ultima ora.
Pronti alla vittoria… di Pirro
Gli equilibri, dunque, a breve rischiano di cambiare. E di grosso. Se Mastrangeli non riuscisse in settimana a sanare le spaccature che sono venute a crearsi, potrebbe trovarsi in serie difficoltà. Senza ricuciture con l’intera squadra che l’ha portato a vincere (e non il favoritismo solamente di alcuni) rischierebbe di far sgretolare tutto, ritrovandosi con un bel pugno di mosche in mano. Una vittoria di Pirro che potrebbe portare pian piano (o anche più velocemente) la nuova Amministrazione alla fine dei propri giorni decisamente prima dei ‘fisiologici’ cinque anni: un vero danno per l’intera città, che si troverebbe ad essere coinvolta in battaglie politiche che poco spazio e tempo lascerebbero alla cura delle incombenze amministrative.