Anche quest’anno con la figlia Chiara firmerà la scenografia di Sanremo. I suoi ricordi della ‘sua terra’ di Ciociaria che lo ha ospitato come professore e come scenografo
Considerato da decenni il più grande scenografo italiano, Gaetano Castelli ha disegnato le scene di tutti i maggiori programmi di varietà e non solo della Televisione Italiana (Rai e Mediaset), oltre che di programmi di informazione, fiction e talk show. La sua esperienza spazia dai teatri di cabaret alle sfilate di alta moda ed alle più importanti produzioni televisive. Particolarmente attento alla sintesi tra colori e grafica, ha spesso adottato soluzioni e materiali d’avanguardia per la realizzazione dei suoi lavori. E’ considerato un innovatore nell’uso della luce.
La sua firma con gli artisti più grandi della Rai e Mediaset
Gaetano Castelli, come più volte abbiamo avuto modo di scrivere, ha iniziato la sua carriera di scenografo televisivo nel 1964 in collaborazione con la RAI e da allora ha lavorato con i più grandi nomi dello spettacolo internazionale (Luciano Pavarotti, Sophia Loren, Jerry Lewis, Liza Minelli, Tina Turner, Duran Duran, Al Jarreau, The Nicolas Broters) oltre che con i più noti artisti italiani (Raffaella Carrà, Lucio Dalla, Massimo Ranieri, Renato Zero, Gianni Morandi, Panariello, Pippo Baudo, Fiorello, Roberto Benigni e Adriano Celentano).
Ha collaborato con i maggiori registi televisivi italiani e per 13 anni con il mitico Antonello Falqui, padre del varietà, firmando spettacoli che hanno fatto la storia della TV italiana. In campo giornalistico ha curato la scenografia del primo TG della RAI e tutte le trasmissioni dell’ex presidente della RAI, Sergio Zavoli. Nel campo della Moda ha realizzato i set di eventi come “Donna sotto le stelle” a Piazza di Spagna, di “Modamare a Positano” e “Modamare a Portofino”.
Nel campo teatrale nel 1993 il Lido di Parigi ha affidato a Gaetano Castelli la realizzazione delle scene dello spettacolo “Panache”. Dal 1986 disegna le scene del Moulin Rouge: la sua più recente produzione, Fèerie 2000, è stata acclamata dalla stampa europea (Le Monde, La Stampa, Repubblica etc..) come la più bella mai presentata al Moulin Rouge.
Negli anni ’80 ha firmato le scenografie de La Scala a Madrid e Barcellona. Nel 1989 è stato scelto dal Ministero della Cultura egiziano per disegnare le scene dello spettacolo inaugurale del nuovo Teatro de Il Cairo “Le notti arabe”.
Gaetano Castelli ha progettato gli interni di numerosi hotel, ville, discoteche e residenze private in tutta Italia (Hotel Hilton, interni dell’edificio della società Gefim, Villa Giada, Villa Adriana, il Maurice Messeguè Healt Center, il Salone di Nabila, lo yacht di Kastoggi, la discoteca Picchio Rosso di Modena, il Bandiera Gialla di Rimini, la Baia Imperiale di Gabicce, ecc…. Gaetano Castelli, lo scenografo che ci invidiano per le sue inedite scene televisive (Panariello, Sanremo, Celentano, Pippo Baudo, Morandi, Clerici, Benigni, Bonolis sono alcune in ordine di tempo), è tornato nel suo “Sanremo”già due anni fa ed Amadeus lo ha voluto di nuovo dopo il grande successo con una scenografia che porta la firma anche di sua figlia Chiara con il suo fedele assistente Manuel Bellucci.
”Nel mio cuore c’è Sanremo. Io devo molto, anzi tutto, a due persone: Antonello Falqui, che mi ha insegnato il rigore, la professionalità e la pulizia, e a Pippo Baudo, perché ho fatto tutti i lavori con lui”.
Il ricordo del primo Sanremo
“Non lo scorderò mai. Ero giovane e arrivare al Festival, quando non c’era mai stata prima una vera e propria scenografia, per me è stato un esame. Ero abituato agli studi televisivi e non è stato facile mettere il palcoscenico e l’orchestra sul palco dell’Ariston che è un teatro e non uno studio televisivo”.
Con Adriano Celentano
“Non dimenticherò mai la scenografia di Rockpolitik con Celentano, la più grande mai realizzata, in più di 80 metri. L’abbiamo costruita nei capannoni dove facevano gli aerei nel 1918. Celentano ha fatto bucare il pavimento con le ruspe, ha voluto ricreare i Navigli di Milano. La costruimmo a Cinecittà a Roma e poi la portammo a destinazione. Celentano io lo adoro”.
Un giorno mi hai raccontato di Celentano un simpatico siparietto. Ti ricordi eravamo a San Felice mentre gustavamo un bel risotto con frutti di mare di giornata. Mi dicesti che per il suo programma ti aveva invitato all’Hotel dei principi a Roma per definire gli ultimi dettagli prima di iniziare a lavorare per la sua scenografia.
“Sì dopo ore di discussioni di proposte alla fine mi disse… Gaetano io so che tu mi hai capito, io però non ho capito poco o niente di quello che vogliamo fare. So però che tu hai capito e dunque mi fido di te perché so che tu mi hai capito ed allora vai… Una risata e poi è uscito quel capolavoro che tutti hanno potuto vedere anche con i suoi silenzi”.
La scenografia nella più importante tv dell’Albania
Ha insegnato scenografia all’Accademia di Belle Arti per 35 anni e ne è stato direttore per 3 anni dopo esser stato nominato per “Chiara fama”. Gaetano Castelli sta curando in Albania la scenografia della più grande TV del Pippo Baudo albanese, Klan Magike dove il produttore e direttore Ardit si è inventato un Festival internazionale della canzone.
“Sì nel Festival Kenga magike dell’amico Ardit Gjebrea sto lavorando su un palco doppio rispetto a quello di Sanremo e ho dovuto operare con giochi di luci molto innovativi”.
Castelli e la Ciociaria
Ha un ricordo quando da giovane insegnava a Villa Santo Stefano
“Sì, ricordo che nel centro di quella cittadina c’era un forno a legna ed ogni mattina mi un sapore di genuinità del pane e della pizza mi bloccava. Io venivo a Frosinone da Roma e lasciavo la mia 500 alla stazione.
Dicevo un forno dove una signora mi consegnava pane caldo con mortadella che mi faceva impazzire”. Villa Santo Stefano che poi mi ha insignito della cittadinanza onoraria e tu Egidio ne sai qualcosa”.
Con l’artista, il massimo scenografo italiano abbiamo organizzato tantissimi eventi. Su tutti a Veroli ed a Sora il Premio internazionale di scenografia intitolato allo scenografo dei Carri di Tespi, Antonio Valente.
“E qui, Egidio, potremmo scrivere un libro sia sulla vedova Valente che ci ospitava nelle sue ville sugli scogli di San Felice Circeo e sui grandi allievi della Accademia delle Belle Arti di Roma su tutti Roberto Ferri che oggi è nel mondo un grande pittore definito il Caravaggio moderno.”
Veroli è ormai la cittadina ernica che ama di più
Altro poi abbiamo organizzato con i numerosi Premi che ha visto Castelli passeggiare per Veroli dicendomi una sera insieme a Mogol… ‘’A veroli per la sua bellezza parlano persino le pietre”.
Veroli ha ospitato quadri e soprattutto i manichini ‘senza testa’ dell’architetto più amato degli italiani .
Il grande scenografo anche grandissimo pittore
Ecco che cosa hanno scritto di lui…
«Il pittore Gaetano Castelli – commenta Vittorio Sgarbi- è di professione scenografo, uno dei più apprezzati . Ma quando affronta la pittura non è più il professionista del servizio pubblico, ma un poeta monologante all’interno del proprio atelier, che medita prima sul soggetto, per poi intervenire sulla tela intonsa con una matita sottile che seziona lo spazio senza lasciare traccia, per articolare i volumi e per programmare gli spessori plastici dell’oggetto ritratto».
Mostra a Veroli
Sgarbi nota, nei lavori su manichini o su nature morte, soprattutto «il radicalismo della traduzione dell’immagine, che sembrano he sembra discendere dalla tradizione barocca, con tutte le conseguenze che questo comporta: gli oggetti al centro dei suoi quadri espongono il loro aspetto più spettacolare e drammatico».
I manichini senza testa di Gaetano Castelli, rivestiti di piume rosse, di kimono setosi riccamente decorati, di vesti ricamate, sono quelli delle sartorie teatrali, nobili attori senza voce, simulacri di palcoscenico inanimati, dopo aver vissuto sotto lo sguardo del pubblico, o protagonisti di un dialogo coerente con nature morte che squillano della stessa loro splendida cromia, o con corazze lucide come specchi. In questi lavori è ben presente il gioco della finzione concettuale che si sviluppa in un racconto impaginato in chiave scenica e cromatica dove l’autore riveste di poeticità la visione di un mondo illusorio e anacronistico.
«Dipingo per me stesso»
Non ha mai smesso. La sua pittura è rimasta un fatto squisitamente privato, finchè il critico Paolo Levi ha visitato il suo studio di Roma, in via Margutta 51, lo ha scoperto come pittore e lo ha esortato a mettere in mostra le sue opere. Così i suoi dipinti sono stati esposti con successo di critica e di pubblico in Inghilterra e in Cina e con orgoglio diciamo anche a Veroli«Le sue opere – dice Levi- , mi portano a dichiarare che la grande pittura non è mai morta. Occorre riflettere sulla raffinatezza esecutiva dell’artista, sulla costruzione della pagina pittorica e sulla messa in scena di apparizioni assai forti, dove regna soprattutto il colore. La sapienza dei passaggi di colore è pari al virtuosismo del segno e dell’impostazione formale, che è calibratissima, mentre l’utopia poetica si esprime nelle sospensioni spaziali degli sfondi».
Venerdi lezione a Isola del Liri
Attualmente tiene conferenze e dibattiti sulla scenografia in tutti i più importanti paesi del mondo (Cina, Iran, Inghilterra, Albania e tanti altri), mettendo la sua esperienza e la sua arte al servizio delle nuove generazioni.
Come quella di venerdì ad Isola del Liri agli studenti dell’Università di Cassino e di una classe V del Liceo artistico Valente di Sora (dove ha anche promosso ed organizzato con il sottoscritto la seconda edizione del Premio A.Valente). Prima della lezione presso i castello Viscogliosi lo scenografo che tutto il mondo ci invidia sarà ricevuto in aula consiliare dal sindaco. Lo ha voluto per questa occasione la brillante artista della musica e non solo Valeria Altobelli.
Un libro sulle sue opere
Gli architetti di Roma hanno scritto un libro su di lui: Gaetano Castelli nella storia della scenografia Rai. Libro che ricostruisce la carriera dello scenografo Gaetano Castelli presso la RAI fin dalle prime collaborazioni che precedono l’assunzione del ’67, che si interrompe nel ’84 per un rapporto di libera professione che continua a tutt’oggi con le sue scenografie come quelle ultime di Sanremo.