venerdì 19 Aprile 2024
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Concessioni balneari, giù le mani! Cambiamenti epocali in vista, tra dolci ricordi e tanta nostalgia

Sotto quegli ombrelloni abbiamo dato il primo bacio, ci siamo fidanzati e anche sposati e c'è un pezzo d'Italia, difendiamola

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Concessioni balneari, sembra proprio che siamo arrivati al capolinea. Non sarà domani, eppure il cronometro corre e tanti piccoli imprenditori si sentono traditi.

Concessioni balneari

Gli stabilimenti balneari riguardano tutta la comunità. Chi di noi non è legato per motivi affettivi o per abitudine ad uno stabilimento? Ad una cabina intorno a cui giocavamo da piccoli. Anche Enrico il bagnino dal “bagno 61”, tra una previsione del tempo e l’altra su Radio DJ, starà tremando per la fine di un’epoca. Si tratta di un cambiamento “tranchant”, violento; che per gli addetti ai lavori è un po’ come la caduta del muro di Berlino, come l’ultima carrozzella.

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Concessioni balneari - stabilimento

Naturalmente non parlo degli stabilimenti di extra lusso, che sono inaccessibili per la gente comune, bensì di quelli a conduzione familiare, abbordabili, piccoli e che sanno di famiglia e tradizione. Là ci siamo fatti mille docce all’aperto, abbiamo mangiato centinaia di ghiaccioli e granite. Tra gli ombrelloni ci siamo fidanzati e tanti si sono sposati e hanno messo su famiglia. Sono nate lì amicizie bellissime.

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Enrico il bagnino

Quante partite dei mondiali abbiamo visto con piccole consumazioni? Eppure, la pronuncia dei giudici non lascia nemmeno uno spiraglio: l’estensione al 2033 è illegittima e lo Stato deve riassegnare i titoli entro due anni. I politici che hanno voluto portare avanti questa crociata, puntavano a colpire stabilimenti come il “twiga”, extra lusso, che giornalmente costano un occhio della testa. Già, dimenticando che c’è differenza tra prendere in affitto un appartamentino in periferia o un attico in centro. Sempre di affitto nella stessa città si tratta, ma non vedere la differenza ed equiparare il tutto è folle e miope. Non pochi contestano duramente la riformata approvata in Cdm.

Concessioni balneari - fila di ombrelloni

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Tanti lavoratori, vivranno questo cambiamento come un vero e proprio sfratto; una sorta di esproprio, perpetrato ai danni di 30mila imprese balneari storiche. Per molti piccoli imprenditori, quella sulla spiaggia è semplicemente  la casa; il luogo dove passano gran parte della loro vita.

Stabilimenti balneari

Là dove incontrano gli amici, dove lavorano con i familiari e dove si dipana non solo la vacanza dei villeggiati; bensì tutta la loro vita. Sono luoghi in cui si mangia in convivialità a prezzi calmierati. Si festeggiano compleanni e ci sono villeggianti che tornano per decenni sempre nello stesso stabilimento. Tutto questo scossone, non potrà che avere una ricaduta economica destabilizzante; nonché durissime conseguenze economiche sul tessuto sociale. I più si domandano, se con la grave congiuntura economica, tra pandemia, guerra e il caro bollette; era necessario mettere in crisi trentamila lavoratori in questo modo.

Concessioni balneari - bicchiere di prosecco

E’ palese, oltre al danno sociale, alla destabilizzante situazione, e al rischio economico, un senso di smarrimento. Cosa dovremmo dire quindi ai piccoli imprenditori che hanno fatto degli investimenti, che hanno dei dipendenti e che hanno degli ospiti che tornano anche da cinquant’anni sempre sotto lo stesso ombrellone?

Lettino e ombrellone e concessioni balneari

Alcuni tedeschi in vacanza in Italia, hanno queste abitudini e ben lo sappiamo. La possibilità che entrino in gioco investitori e speculatori stranieri è manifesta. L’entrata a gamba tesa di questi investitori stranieri, non solo toglierà lavoro agli italiani, facendoli diventare da “padroni a garzoni”, ma colpirà l’identità culturale. Già nel paese siamo pieni di negozi cinesi con commesse italiane che non potrebbero permettersi di aprire un’attività propria. Inoltre, gli stabilimenti sono di fatto un pezzo di cultura storica italiana; dalle balere in riva al mare, a Raul Casadei, il liscio, i bar caratteristici, le trattorie, i ristorantini di pesce o le pizze alla sera sulla spiaggia. Rischiamo di fare dei regali di lusso alle multinazionali straniere, che non possono avere lo stesso amore e la stessa affezione che abbiano noi per le nostre coste. E’ poi questione di lana caprina pensare al canone annuo dei piccoli imprenditori.

Coste italiane stessa spiaggia stesso mare

E’ sciocco pensare alla cementificazione delle coste, partendo da queste iniziative scellerate. Andare avanti in questa direzione, significa tradire gli elettori, sottrargli ciò che hanno di più caro. Il settore è parte della nostra identità culturale e va difeso, oppure ci troveremo a dover prendere un ombrellone in luoghi asettici; aperti in franchising, come certi negozi uguali in tutto il mondo. Forse avremmo anche prezzi popolari, ma in luoghi nostri che non ci apparterranno più. Curare le coste, significa anche valorizzare la loro identità culturale, che poi è la nostra. Molti invocano l’Europa, a cui ci si deve sottomettere. Al riguardo è palese che nell’Unione Europea, dettano l’agenda i paesi con maggior peso politico. Francia e Germania in primis, quindi è palese che non possiamo subire sul suolo italiano, decisioni prese da altri paesi.

© Riproduzione riservata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Simona Aiuti
Simona Aiuti
Giornalista, web editor, blogger e autrice di romanzi, Simona Aiuti collabora con il quotidiano online TuNews24.it. Ama lo sport, l’arte in tutte le sue declinazioni e andare per musei e mostre. Si occupa da sempre di costume, italiani nel mondo, eccellenze tricolore e di trovare così le nostre tracce sovente profonde all’estero, anche e soprattutto nella stratificazione storica. Ama la storia, i dettagli dell’archeologia nascosta, la scultura, la poesia e l’arte in generale, in molte delle sue sfaccettature.
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