Oggi presso l’INI Città Bianca dove era ricoverato ci ha lasciato una vero amico. Era stato professore ed un grande alpinista. Dal K2 alla Patagonia dopo essere stato per diverse volte sul Monte Bianco, sul monte Rosa e sul Cervino, oltre al Gran Sasso ed a tutte le cime erniche
di Egidio Cerelli
Se ne è andato un amico. Tale era per me Sergio Viglianti che di anni ne aveva due meno del sottoscritto. La sua storia è tra i monti. La mattina di sabato è andato ancor più su. Verso il cielo che lui ha ammirato da vicino tra le vette dell’Everest e del K2. L’ultimo suo viaggio sul K2 lo aveva fatto con il giornalista Marco Mazzotti insieme con Stefano Nardi assistendo alla tragica morte di Stefano Zafca, caduto a 30 metri da lui. Ma non sazio aveva deciso di andare nella Terra del Fuoco, in Patagonia.
“A volte abbiamo dovuto sopportare persino 30/40 gradi sotto zero”- mi raccontò una delle tantissime sere che era mio ospite a casa. E sì perché gli piaceva il mio menù, fatto di un bel piatto di paccheri che portava lui con un bel sugo e tanto formaggio sopra. Un buon bicchiere di vino rosso e poi quel goccio di grappa che portava con sé dentro quella bottiglietta ormai diventata la sua compagna giornaliera. Ora Sergio ha scalato una cima più alta di quelle che lui aveva nel tempo raggiunto come il Monte Bianco (quattro volte), Monte Rosa e Monte Cervino, oltre alle nostre vicine Mainarde ed ovviamente il Gran Sasso.
E qui una volta si perse tra la nebbia che con il maltempo lo prese improvvisamente perdendo l’orientamento. “Ad un certo punto mi rifugiai dentro un antro per ripararmi dal freddo. Cercai di mettermi in contatto con i miei amici di cordata, ma dovetti stare là dentro con tanta paura di lupi o di altri feroci animali. Una radiolina ed un po’ di grappa mi aiutarono a fare l’ultimo sforzo per uscire perché sentivo sopra di me quelli del Pronto Soccorso Alpino. Ad un certo punto quasi per miracolo sentirono il mio richiamo con il cellulare satellitare che portavo con me. Mi avvistarono mi caricarono sulla barella e via verso l’Aquila. Me la vidi veramente brutta”. Tante sarebbero le cose da raccontare dalle vette visitate e scalate da Sergio con i numerosi amici verolani. E proprio lui chiamato amichevolmente ‘Pistamentuccia’ insieme con Vincenzo Iannarilli detto ‘Preciso’ aprì dietro Pizzo Deta quella che venne chiamata ‘la via dei verolani’. Montagna come quelle a fianco di cui fu sempre con ‘Preciso’ una sorta di apripista. I verolani e tanti ciociari, come Gerardo Iacoucci, seguirono le sue orme.
Sergio è stato anche un giocatore ed allenatore di Basket. Ricordo quella vittoria nella palestra del Matusa quando io che facevo la radiocronaca gridai alla fine ‘siamo in serie C, sono le 12,43” In quella squadra tra i tanti anche Falso e Cerimoniale. Di quella partita ho ancora la cassetta di Radio Frosinone.
Ho chiesto all’amico Marco Sciandrone di poter riportare il suo commento su Sergio, ve lo propongo… ’Sergio Viglianti è stato nostro coach delle giovanili. Di poche parole e grande carisma. Quando si andava in trasferta c’era la gara per assicurarsi il posto nella 131 di Sergio con un impianto stereo formidabile. Poi sceglieva Sergio:”I due Sciandrone e Arduini con me”, forse perché eravamo quelli che invaderanno il meno possibile il suo mondo. Il viaggio era fatto in assoluto silenzio con la musica di qualità sparata dallo stereo di Sergio. Quando il pezzo era particolarmente bello, Sergio portava al massimo il volume, e la qualità del suono restava perfetta.
Aveva un suo stile in tutto Sergio, e questo è prerogativa dei grandi che poi lasciano un’impronta’.
Sergio aveva avuto anche il vizio di suonare il basso. Iniziò con il complesso dei ‘Killers’ per poi far parte inizialmente del neo gruppo Evergreen di cui ne divenne il tecnico dell’impianto audio – luci. A Veroli era conosciuto e chiamato da tutti per quel suo impianto che in buona parte aveva realizzato da solo. Io lo ricordo come un fratello. Di quelli veri. Una curiosità: era amante dei gatti. Tant’è dopo cena mi diceva che doveva andare in piazza perché doveva dar da mangiare a ‘quei poveri gattini’. Sua moglie Isabella gli è stata vicino sino all’ultimo, ricoverato presso l’INI Città Bianca. Così come suo figlio Lorenzo. Qualche incipiente malattia gli ha bloccato il cuore la mattina di sabato. I funerali si terranno presso la Chiesa di Santa Croce lunedi 14.
Sergio ti saluto con una strofa di ‘Canzone per un’amica’ cantata dai Nomadi di cui con me hai partecipato a tanti concerti, come nella foto del Crocifisso.
Voglio però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi, veglio pensare che ancora mi ascolti che come allora sorridi. Che la terra ti sia lieve.
Non potrò essere al tuo funerale per motivi di salute ma una preghiera la reciterò da casa.