Primarie per scegliere il candidato del Centrodestra
di Dario Facci
Le elezioni primarie per la designazione del candidato a sindaco sono una fissazione dello Zar. Il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, le ha volute celebrare anche in occasione della sua ricandidatura nel 2017, quando a nessuno saltava neanche lontanamente in mente di avversarla. E’ talmente maniaco delle primarie che anche nella circostanza attuale, cioè quella della decisione di celebrarle per le consultazioni della prossima primavera il 27 marzo, ha confermato che si sarebbero tenute anche se la coalizione avesse trovato una quadra sulla candidatura senza averne bisogno. Insomma le “Primarie per la Città”, come le ha volute chiamare, non sono a Frosinone solo uno strumento politico, sono una specie di rito che, forse, nella mente dello Zar, ha assunto anche un significato propiziatorio. Lo Zar è stato un precursore di questo tipo di test democratico per la designazione del candidato a sindaco nel centrodestra, ma non ha tale titolo in assoluto.
Sbaglia infatti chi attribuisce a Frosinone, e allo Zar in particolare, l’unico esempio di tale pratica nel centrodestra, consegnando solo al centrosinistra le consultazioni preliminari. Va infatti ricordato che Matteo Salvini, per la leadership della Lega, è stato promosso alle primarie già due volte a livello di partito. La prima a fine 2013, poco dopo le prime volute a Frosinone da Ottaviani, quando sconfisse clamorosamente il fondatore del partito, Umberto Bossi, divenendo segretario della Lega. La seconda nella primavera del 2017, quando venne confermato nella sfida con il ‘nordista’ Giovanni Fava.
Giorgia Meloni vinse invece le primarie nel 2014, quando i cittadini italiani furono chiamati a scegliere la presidente e il nuovo simbolo del partito e in una consultazione ben più significativa di quelle di Salvini. Non si trattava, infatti, solo di una cosa di partito ma una vera e propria consultazione popolare alla quale parteciparono circa 250mila cittadini.
Forza Italia invece, e in particolare Silvio Berlusconi, ha sempre dimostrato freddezza nei confronti delle consultazioni popolari per designare i propri candidati. Nessun partito come quello azzurro infatti è mai risultato più centralista. A decidere ed avere l’ultima parola su tutto è sempre stato direttamente il Cav o, comunque, uno dei suoi collaboratori più stretti. Quello delle primarie in Forza Italia però è sempre stato un tema sensibile. Si ricorderà per esempio quando, in occasione dello strappo di Toti nel 2019, si vociferava insistentemente sull’organizzazione di quel tipo di test elettorale ma poi fu sempre Silvio a bloccare tutto. Qualche anno prima, nel 2016, lo avevano convinto. Aveva pure fissato la data al 16 dicembre per avere indicazioni direttamente dal popolo su chi sarebbe stato il suo successore. Poi non se ne fece nulla. In questo va individuata la specialità di Ottaviani. Quando volle fortemente le primarie per scegliere il candidato a sindaco egli era un esponente proprio di Forza Italia, osò farlo quando erano una sorta di bestemmia in Forza Italia e osò contraddire il Cavaliere! Non fu quella l’unica volta.
Oggi non si è ancora capito se nelle altre città che vanno al voto in primavera (Covid permettendo) si celebreranno le primarie nel centrodestra. Salvini e Meloni lo vorrebbero, Berlusca meno, di fatto restano un rebus. A Frosinone invece no.
