Dalla sede vescovile riceviamo un articolo della giornalista M. Chiara Biagioni sul saluto del Vescovo diocesano mons. Ambrogio Spreafico ai musulmani durante il periodo del Ramadan in corso. È l’augurio che mons. Spreafico, presidente della commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, rivolge quest’anno ai musulmani in Italia che fino al 12 maggio stanno vivendo il mese benedetto del Ramadan
di Egidio Cerelli
Ed insieme leggiamo quello che il Vescovo diocesano di Frosinone, Veroli, Ferentino ci invita a riflettere in un momento molto delicato per tutti noi, cristiani e musulmani in modo particolare durante il Ramadan, in mezzo ad una tempesta che la pandemia ci costringe a convivere con una vita più isolata rispetto a quella che lo stesso Papa Francesco ha gridato domenica ai presenti in piazza san Pietro per l’assenza di luoghi abituali e purtroppo senza gente. “Quando mi manca questa piazza!”. E’ un grido di dolore ed anche di speranza per come, sembra stiano, tornando ad essere le nostre giornate pur se ancora con tanti rischi da evitare.
La distanza ha permesso di riscoprire il bisogno della comunità
“In modo quasi paradossale, la distanza a cui siamo tenuti, ci ha fatto riscoprire il bisogno della comunità, di essere insieme per rivolgerci all’Onnipotente, ed anche di venire incontro alle numerose richieste di aiuto e sostengo materiale e spirituale”
L’augurio di vivere “come fratelli”, “in pace” e a “remare insieme nella tempesta di questo tempo”. È quanto mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, esprime quest’anno ai musulmani presenti nel nostro Paese che da oggi, 13 aprile, sono entrati nel mese benedetto del Ramadan. Periodo dedicato al digiuno e alla preghiera, anche quest’anno il Ramadan risente delle misure anti-Covid e se l’anno scorso erano stati chiusi tutti i luoghi di culto e i sermoni sono andati via streaming, quest’anno le moschee (come pure le chiese) sono aperte e pertanto le comunità islamiche – spiega Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii – non dovranno rinunciare alle cinque preghiere giornaliere. L’unico problema è legato al coprifuoco e così le comunità islamiche hanno deciso di anticipare alle 21.30 (anziché alle 22.30/23) l’ultima preghiera serale. Ai musulmani italiani sono arrivati gli auguri anche della Cei.
L’augurio del Vescovo Spreafico
Mons. Spreafico, quale augurio rivolge quest’anno ai musulmani che si apprestano a vivere un mese di preghiera e digiuno?
Vorrei partire dalla “Fratelli tutti”, quando Francesco dice di “essere stato stimolato” nella stesura dell’enciclica in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb con il quale si è incontrato ad Abu-Dhabi per ricordare che Dio “ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra loro” (n. 5). Auguro ai fratelli e alle sorelle musulmani di poter di essere portatori di questo spirito e di questa possibilità di vivere insieme in pace.
La preghiera e il digiuno, che caratterizzano questo tempo, uniscono all’Onnipotente, ma insieme aiutano a prendere le distanze da quell’egolatria che spesso divide e crea inimicizie.
Per il secondo anno consecutivo il Ramadan, come anche la Pasqua cristiana, si sono vissuti in piena pandemia. Il mondo è ancora in crisi. Non c’è famiglia che non abbia vissuto la malattia o il lutto. Cosa possono dire le religioni per la pace interiore dei cuori?
Sono convinto che le religioni hanno aiutato a non cedere alla rabbia, al pessimismo, all’inerzia e alla recriminazione. Ci hanno mantenuti uniti a Dio e hanno posto nel cuore dei credenti quella forza spirituale che sostiene nel dolore, nella fatica della vita e anche davanti alla morte, che ha colpito molti. In modo quasi paradossale, la distanza a cui siamo tenuti, ci ha fatto riscoprire il bisogno della comunità, di essere insieme per rivolgerci all’Onnipotente, ed anche di venire incontro alle numerose richieste di aiuto e sostengo materiale e spirituale. Penso ad esempio agli anziani soli o in Istituto o a chi ha perso il lavoro, a chi semplicemente ha chiesto una mano per tirare avanti.
La fede ci ha dato speranza e ci ha insegnato la misericordia
Una Sura del Corano dice: “Il timore di Dio deve essere sempre unito alla speranza nella Sua infinita misericordia” (Sura di Yusuf XII, v. 87). E papa Francesco nella domenica della Misericordia ha detto che i discepoli di Gesù “misericordiati diventano misericordiosi”. Come l’Onnipotente è per eccellenza il Misericordioso, vi auguro di essere portatori della misericordia che si fa solidarietà e vicinanza nel bisogno, come avete mostrato in questo tempo. Penso al valore dell’elemosina e dell’accoglienza per la fede islamica.
Non cessano in Italia e in Europa forme di odio e violenza contro ebrei, musulmani e in genere contro chi è diverso. Che dire?
Gesti e parole che esprimono antisemitismo, razzismo, anti-islamismo, si sono moltiplicati.
Nella paura e nella difficoltà a uscire da questa pandemia si riaffacciano antichi fantasmi, in cui “l’altro”, qualsiasi altro, a volte persino il vicino, può diventare un nemico con cui arrabbiarsi e persino da eliminare. Mi auguro che noi, donne e uomini di fede, possiamo aiutarci a una maggiore conoscenza reciproca perché attraverso di essa potremo combattere questi fenomeni che purtroppo non aiutano a vivere insieme in pace. Mi auguro che l’incontro e la mutua conoscenza siano un impegno che noi come cattolici ci prendiamo nei confronti delle comunità musulmane del nostro paese, come già molti stanno facendo”.
L’Iman di Frosinone
L’Iman di Frosinone Omar El Jaouzi ci propone alcune frasi che invitano a meditare.
«Stiamo vivendo un momento eccezionale, direi drammaticamente storico, e che probabilmente cambierà molto delle nostre vite e abitudini. Il Coronavirus non distingue tra religioni, nazioni, culture o tradizioni. È un pericolo per tutti. E come cittadini, abbiamo la responsabilità di aiutare rispettando le regole e le direttive delle autorità. Ce0 la faremo, tutti insieme, a superare questo difficile momento». Il virus continua a diffondersi, ad uccidere, strappare vite ai loro affetti. Spesso senza nemmeno la possibilità di un saluto. Ad ogni latitudine. «Purtroppo, come in tutto il mondo, il nostro Paese è stato colpito duramente, lasciandoci un grande dolore e tristezza per le tante vite umane perse a causa di questa pandemia. È a loro che continueremo a rivolgere il nostro pensiero e le nostre preghiere, cosi come alle loro famiglie perché Dio possa dare loro la forza».