La celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo mons. Ambrogio Spreafico mentre la benedizione abbaziale è stata conferita dall’Abate generale dell’ordine cistercense Mauro Giuseppe Lepori
Ottima la diretta di Teleuniverso che ha permesso di seguire l’evento davanti ai teleschermi
di Egidio Cerelli
Il suono dell’organo che accompagnava il coro cantando ‘Rallegriamoci ed esultiamo’ e la croce apparsa in fondo alla navata centrale annunciavano l’entrata nella Basilica del lungo corteo di diaconi, monaci arrivati da tutta la congregazione cistercense sparse nel mondo e poi gli emeriti abati con il clero diocesano che precedevano il neo abate, dom Loreto Camilli, vestito di bianco così come lo zucchetto che aveva in testa ed il vescovo diocesano mons. Ambrogio Spreafico che non si stancava mai di lanciare sguardi sorridenti con le mani benedicenti.
Presenti oltre alle autorità civili e militari mamma Nicolina con i figli
Si sono notate tutte le autorità civili e militari oltre al presidente della squadra del Frosinone calcio, Tra gli altri sindaci quelli della vicaria di Verioli, Monte San Giovanni Campano e Boville. La mamma di dom Loreto, Nicolina con le sorelle ed il fratello avevano avuto giustamente posti riservati una volta alle autorità. Erano loro le autorità speciali della giornata. Qualche fotografo saltellava da una parte all’altra per rubare scatti altrimenti impossibili non rispettando il galateo della speciale serata. Comincia la Santa Messa con il vescovo Ambrogio che presiede la celebrazione eucaristica sino a quando il microfono gli è stato posto davanti alla sua sedia episcopale per l’omelia. Semplice, attuale e pertinente.
L’omelia del vescovo mons. Ambrogio Spreafico
“In questo tempo difficile, di dolore e di sofferenza, che ha colpito anche questa antica Comunità, madre di monaci, con la morte dell’abate Preside Padre Eugenio Romagnuolo, ci troviamo insieme per chiedere al Signore la benedizione del nuovo abate, Padre Loreto Camilli. Questa liturgia ci ricorda anzitutto che siamo in comunione con Padre Eugenio, che ha guidato i monaci di Casamari negli ultimi anni con umiltà e saggezza. Ma soprattutto ci lega a una lunga storia di preghiera, di fraternità e di laboriosa testimonianza di fede che emana da questo luogo, che nei secoli ha segnato di vita di questa terra. Al di là della fragilità e dei limiti di ognuno di noi, tutti peccatori, il Signore agisce e feconda il mondo quando uomini e donne volgono gli occhi e il cuore verso di lui. Anche l’elezione dell’abate, come ho potuto intendere, è stata percorsa da una mesta solennità, che induce a compiere un atto umano, ponendo allo stesso tempo la fiducia nella presenza dello Spirito che guida i cuori e la mente.
La parola di Dio, che abbiamo ascoltato, aiuta te, caro Padre Loreto, e ognuno di noi a metterci davanti al Signore, che qui si manifesta, nell’atteggiamento giusto. Nella lettura del libro dei Proverbi siamo invitati dolcemente – si rivolge a noi come figli, come Benedetto si rivolge ai suoi monaci proprio all’inizio della Regola – ad accogliere la parola di Dio, perché in essa troviamo sapienza, impariamo la prudenza, cresciamo in intelligenza e incontriamo la vera e unica ricchezza su cui valga la pena di investire.
In un mondo pieno di facili illusioni, in cui l’arroganza e la ricerca di potere e ricchezza sono spesso gli obiettivi da raggiungere, scopriamo un tesoro che nessuno ci può togliere e che almeno qui deve essere l’unico obiettivo per cui vivere e da testimoniare ogni giorno. E’ quanto dice anche l’Apostolo: “La parola di Cristo abiti in voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori”. E qui sento risuonare la semplice solennità e bellezza della preghiera monastica che scandisce la vostra quotidianità. E’ il cuore della vostra vita, che dalla parola di Cristo che abita in voi e che diventa preghiera, canto, gratitudine a Dio, scaturisce quanto Paolo dice invitandoci a “rivestirci di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità… e di carità, che le unisce in modo perfetto”. Si potrebbe dire che in queste parole è racchiuso il segreto della vita monastica e anche, seppur in contesti e modi diversi, anche della nostra vita cristiana di pastori e di fedeli. Infine, il Vangelo sintetizza nella risposta di Gesù ai discepoli la radice profonda di questo modo di vivere. I discepoli discutono su chi fosse il più grande. Quante discussioni e quante divisioni nascono e crescono attorno a questa ansia di essere riconosciuti grandi, importanti. La società a volte sembra vivere di questo, mentre i grandi, che avrebbero il potere e la possibilità di aiutare i piccoli, discutono tra loro e si scontrano lasciando indietro chi avrebbe bisogno del loro aiuto, pur facendosi “chiamare benefattori”, senza esserlo! Gesù non nega il desiderio di essere grandi, ma ne dà con chiarezza la misura: “Voi però non fate così, ma chi tra voi è più grande, lui diventi come il più giovane, e chi governa come chi serve”. Il Signore stesso si pone come modello di colui che serve. Cari amici: ecco in sintesi la dimensione della nostra vita. Anche l’abate, secondo Benedetto, è padre e anche servo, che deve amare tutti senza fare preferenze, perché “sia il servo che il libero, tutti siamo una cosa sola in Cristo e, militando sotto uno stesso Signore, prestiamo un eguale servizio”. Infatti, “dinanzi a Dio non ci sono parzialità, e una cosa sola ci distingue presso di lui: se siamo umili e migliori degli altri nelle opere buone” (Regola n. 20-21). Quale arduo compito creare unità e armonia in un mondo così diviso come il nostro. Eppure, come ci ha indicato papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti”, proprio qui sta anche il senso della vostra presenza nel mondo: segno di unità e di fraternità. Ti auguro, caro Padre Loreto, di esserlo nella tua comunità e nella Congregazione di Casamari, ma possiate insieme esserlo anche in questa nostra terra, che ha bisogno di luoghi dove la presenza di Dio parli non solo per la indiscutibile bellezza della pietra, ma soprattutto per la lode che voi innalzate all’Altissimo. Di questo abbiamo bisogno in particolare in questo tempo di dolore e di morte. Grazie dunque di quanto farai tra noi e nel mondo. Grazie all’Abate Generale dell’Ordine Cistercense, padre Mauro, per essere con noi per questo giorno così bello e importante”.
La liturgia della benedizione abbaziale
Ed ecco il momento più importante, la benedizione abbaziale conferita dall’Abate generale dell’Ordine cistercense Mauro Giuseppe Lepori. Dopo il rito delle interrogazioni sulla sua sincera disponibilità ad accettare l’incarico e le litanie cantate, la consegna della Regola, dell’anello, della mitra e del pastorale. Riprendeva la liturgia eucaristica con la consacrazione e l’elevazione sino alla comunione a sacerdoti e fedeli, ligi alla normativa antiCovid così come tutta la cerimonia era stata preparata a dovere rispettando le norme vigenti. Intervento del neo abate e prima benedizione ufficiale del Vescovo insieme con dom Loreto.
I saluti ed i ringraziamenti del neo abate, dom Loreto
E’ stato poi il momento in cui il neo abate dom Loreto ha porto con tanta commozione i saluti per l’occasione. Tanti i ringraziamenti… ”al nostro Vescovo mons. Ambrogio per la paterna vicinanza durante i momenti tristi, il reverendo abate Mauro Giuseppe Lepori, il quale nonostante i numerosi impegni ha voluto essere lui ad impartirmi la benedizione abaziale, l’abate D’onorio e tutti i nostri abati, i presbiteri della Vicaria di Veroli, Boville e MSGC. i confratelli amici, le autorità di ogni ordine a grado, uomini e donne che mi sono stati vicini nella preghiera, ma il mio pensiero va al mio papà, Severino che sicuramente sarà tra le braccia misericordiose di Dio, mamma Nicolina che vedo qui davanti a me con le sorelle e mio fratello, ai fedeli della Parrocchia di Casamari, alla Confraternia, al coro (era quello di Casamari che ha animato in modo eccellente la sacra liturgia), ai miei parrocchiani di Porrino e di Reggimento. Un grazie ai confratelli di questo monastero e di altre congregazioni. Che Iddio li perdoni per avermi votato. Confesso che quando mi è stata concessa la croce pettorale per me è stato un peso morale e spirituale ed al Signore ho detto… ’se questa è la Tua volontà Signore lo è anche la mia”. Ed infine rivolgendosi a tutti…” vi chiedo di avere con me la vostra sincera e fattiva collaborazione per camminare insieme camminare insieme e, come Papa Francesco vi dico ricordatevi di pregare per me”.
Gran finale con il suono dell’organo con tutti i ripieni
Quindi il coro della Abbazia intonava il Salve Regina per poi ascoltare la maestosità dell’organo con tutti ‘ripieni’ che accompagnava il corteo sino al porticato, con le immagini di Teleuniverso che cominciavano a mandare i titoli di coda. Bravissima la troupe televisiva di Teleuniverso con gli operatori agli ordini del regista Danilo Costanzo. Tutto grazie alla famiglia Magnapera che ancora una volta si è superata per irradiare un evento caro a tutti verolani e non. Il maxi schermo esterno ha però avuto pochi spettatori forse a causa della pioggia che non dava tregua e soprattutto per il freddo.